Rip di Marco Valenti

La morte è qualcosa a cui non si è mai pronti, a cui nessuno ti prepara e per cui non esiste un libretto di istruzioni per chi resta. Luca, impiegato cinquantenne ha un padre malato di Alzheimer che muore dopo anni di malattia, dopo essersi trasformato in un sé diverso, lontano dalla sua vera natura.

Perché Al, come Luca chiama il morbo, si impadronisce dei ricordi, delle abitudini, della quotidianità e la vita lentamente si impoverisce, fino a dissolversi. E uno pensa che la questione finisca qui, invece siccome siamo in un mondo crudele, lil destino gioca strani scherzi. E sembra che la “vera morte” non arrivi mai.
Per poter attuare il desiderio del padre di essere cremato, si susseguono telefonate, fraintendimenti, errori. Si vanno ad aprire cassetti del passato ormai impolverati che avrebbero preferito rimanere chiusi, blindati. Come se il destino volesse continuare a prendersi gioco di chi non c’è più.

Giovanni non sopportava regole e burocrazie. E Luca, per poter esaudire i desideri del defunto padre, apparentemente semplici, si troverà a fare i conti con formalità e procedure ai limiti dell’assurdo, del vero e del concepibile, frutto di leggi e regole che davanti a così grandi tragedie, appaiono ridicole, infinitamente piccole.

Uno spiraglio di speranza e serenità Luca lo trova nella comunità di Sant’Egidio che ha accolto il padre nell’ultimo periodo della sua vita, dove si respira un amore sincero per le persone e per il loro destino, derivante dalla grande fede in Cristo e dalla passione che i volontari dimostrano nel loro così difficile e delicato lavoro.

Rip di Marco Valenti è una lettura sensibile, profonda, vera, finita troppo presto, lei.

“La vita scorre in un lampo negli occhi di chi muore. Giovanni stava per essere lasciato, se ne era andato ma solo ora lo lasciava e pochi passi erano una vita intera. Intera. Non narrabile: non riassumibile. Completa ed intera.”