Roma amara e dolce
- Autore: Ercole Patti
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
Roma amara e dolce (Bompiani, 1972) è un romanzo autobiografico, in cui Ercole Patti (Catania 1903 - Roma 1976), ormai anziano, rievoca gli episodi salienti della propria esperienza biografica e professionale.
Una vita, quella dello scrittore catanese, che ben si presta alla trasposizione romanzesca per la ricchezza di esperienze e incontri che l’ha caratterizzata.
Giornalista (ha collaborato con le più importanti testate italiane tra cui «Corriere della Sera», «La Stampa», «Il Tempo», «Il Messaggero»), critico, sceneggiatore e scrittore prolifico, Patti ha trascorso i primi diciassette anni della propria vita a Catania per poi trasferirsi a Roma.
Gli anni catanesi occupano uno spazio esiguo nel romanzo. Lo scrittore ha scelto di raccontarli attraverso pochi ricordi, resi con il suo tipico stile asciutto, immersi nella moltitudine di sapori e profumi, che hanno il sopravvento quando la narrazione si svolge in Sicilia. Catania è la città in cui, a spasso con lo zio, il poeta Villaroel, è possibile incontrare Giovanni Verga che siede davanti al circolo Unione, con il bastone tra le gambe e lo sguardo fisso verso la gente che passeggia. Una città luminosa e viva in cui nasce la passione di Patti per la scrittura, che lo conduce, dopo qualche anno, a Roma.
Nella capitale ha modo di frequentare gli intellettuali e gli artisti che affollavano i caffè letterari durante gli anni felici, precedenti l’inizio della dittatura. Questo, per lo scrittore, è un periodo di libertà creativa, crescita professionale e relazioni travolgenti consumate nelle stanzette che amava affittare nel centro di Roma.
Andavo vagando per strade giornate intere, non mi stancavo di respirare l’aria di Roma a tutte le ore. I sedili del Pincio erano le mie soste preferite nella tarda mattinata e nelle prime ore del pomeriggio. Con un giornale in mano mi sedevo accanto a qualche busto di marmo e il mio cervello partiva in quarta sognando libri da scrivere, novelle da pubblicare sui giornali romani dove non conoscevo nessuno. Risento gli odori di Roma nel 1921; rappresentavano la libertà.
Libertà che finì pochi mesi dopo con l’avvento del fascismo. Nelle pagine successive dominano l’impotenza e la frustrazione di chi osserva la città sprofondare in un torpore malato. Il protagonista assiste con disgusto alle parate fasciste, al dilagare della censura e alla fanatica esaltazione del fascismo. È in questo momento che acquista più rilievo la dimensione erotica, tema centrale nella poetica pattiana, che qui si accompagna all’impossibilità di opporre resistenza attiva alla dittatura.
L’imbecillità ci prendeva tutti alla gola in quella Roma calma nella quale l’unica cosa da fare per un giovane era di andare in giro con le ragazze e portarsele a casa. A meno di non voler riparare all’estero come fuoriusciti. Ma non tutti avevano la possibilità il temperamento e lo spirito di sacrificio per far questo; la gran parte delle persone subivano il fascismo sperando che un giorno o l’altro dovesse finire.
Patti continua la sua attività giornalistica provando a non esporsi eccessivamente, pur non nascondendo il proprio antifascismo. È un intellettuale in uno dei momenti storici in cui esserlo fino in fondo vuol dire rischiare la vita quotidianamente.
Infatti con la guerra, la caduta di Mussolini e l’esperienza della Repubblica di Salò la situazione degenera: lui, così come altri intellettuali, finisce in prigione.
Seguono pagine crude, in cui si descrivono le terribili condizioni dei detenuti, lo smarrimento di ogni uomo di fronte all’odio dilagante e i continui bombardamenti.
Va detto, però, che anche in quest’ultima parte, nonostante sia scomparso il clima festoso delle prime pagine, il tono della narrazione resta lieve. Patti fornisce una cronaca oggettiva dei fatti e osserva tutto con sapiente distacco; anche quando la sua vita è gravemente in pericolo riesce a esercitare una leggere carica di ironia che ha l’effetto di banalizzare l’ottusa crudeltà dei gerarchi fascisti.
È una lettura che non stanca perché lo scrittore non spreca parole e riporta solo ciò che è certo possa interessare al lettore.
Roma amara e dolce è il resoconto crudo e disincantato sulla vita di un intellettuale che ha vissuto appieno il proprio tempo per poi raccontarlo. Ma è anche un nostalgico memoir, in cui la voglia di vivere e di godere della sua “dolcezza” non viene mai meno:
Ma l’enorme carica di affetto e di gusto di vivere che emanava dalla mia persona si riverberava su tutte quelle persone estranee, quelle botteghe e quegli oggetti che erano di tutti e che io amavo come se fossero esclusivamente miei. I negozi le drogherie le pollerie mandavano sulla strada un fiato vitale, sembravano ardere di felicità coi loro polli spennati ciondolanti dagli uncini e i cesti delle uova da bere raffreddati dall’aria invernale.
ROMA AMARA E DOLCE VITA DI GIOVANE SCRITTORE 1972
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Roma amara e dolce
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