Scompartimento per lettori e taciturni
- Autore: Grazia Cherchi
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Feltrinelli
In un articolo pubblicato nel dicembre ’88 sulla rivista «Linea d’ombra», intitolato Tormenti d’oggi, Grazia Cherchi lamenta, parafrasando una fortunata frase dello scrittore Peter Noll, la necessità nei treni di uno scompartimento per lettori o taciturni, in cui il silenzio possa essere interrotto solo da domande inerenti ai libri. Seguono due riflessioni sul silenzio, da un lato interrotto dal turpiloquio dei giovani e non presente nella quotidianità, dall’altro vengono vituperate le continue pubblicazioni, talvolta considerate di scarsa qualità.
“Nessuno legge veramente più nessuno, e tutti continuiamo a scrivere troppo”
sentenziava Grazia Cherchi (Piacenza 1937 - Firenze 1995), critica letteraria, editor e giornalista.
Cos’è cambiato dal 1988 a oggi? A parte i mezzi e l’arrivo dell’e-reader, in Italia i lettori continuano a essere piuttosto pochi.
Le considerazioni sull’editoria, sulla letteratura, le interviste e gli articoli d’opinione contenuti nella raccolta “Scompartimento per lettori e taciturni” sono davvero illuminanti, nonostante siano passati più di vent’anni dalla sua morte. Leggerla mi ha permesso di interrogarmi sul difficile mestiere del critico letterario ma, più semplicemente, anche su chi siano i fruitori della letteratura, per lavoro o per diletto, in un Paese in cui, secondo l’Istat, nel 2015 solo il 42% della popolazione ha letto un libro l’anno (non è specificato se si tratti di narrativa, per cui si può pensare anche a un utilissimo ricettario o un manuale di giardinaggio) e i cosiddetti “lettori forti” (coloro che leggono almeno un libro al mese) si mantengono stabili al 13,7% (nel 2014 erano il 14,3%). Questi lettori non sono numericamente sufficienti ad affrontare l’enorme quantità di titoli che viene pubblicata in Italia.
Nella seconda prefazione di “Scompartimento per lettori e taciturni”, Piergiorgio Bellocchio scrive :
“Grazia non poteva fare a meno, come alimento quotidiano, della letteratura contemporanea. Era anche il suo modo di partecipare alla vita sociale, collettiva. Le dicevo che, per questo, bastavano i giornali e la televisione. Ma lei replicava che il filtro soggettivo di uno scrittore, anche mediocre, produceva sempre un di più di conoscenza. Il suo rapporto col mondo, con la vita, aveva bisogno di essere sempre personalizzato”.
Effettivamente nel quotidiano, come in rete, non è difficile imbattersi in critiche a priori sulla produzione contemporanea, le quali vanno spesso a braccetto con funeree previsioni sull’esistenza di buoni scrittori nel nuovo millennio. Spesso tali considerazioni non provengono dalle bocche di derelitti, ma sono i giovani stessi a pronunciarle, rifiutando la possibilità di aprirsi a orizzonti che non siano consigliati da terzi, come la scuola o un programma tv.
Loredana Lipperini, giornalista di Repubblica e conduttrice del mitico Fahrenheit su Radio3, almeno una volta l’anno pubblica un post in cui elenca i romanzi più interessanti dell’ultimo periodo. I destinatari sono chiaramente tutti gli opinionisti e gli scrittori che, presumibilmente vestiti da lutto, discettano, con fare apocalittico, della fine della letteratura. Si tratta di un atteggiamento di chiusura talmente ancestrale da essere testimoniato dell’epistolario di Plinio il Giovane (I- II sec. d.C), il quale biasima i suoi contemporanei, che si rifiutavano di ascoltare gli autori viventi, come se il fatto che vivessero fosse stato un ostacolo per poterne decretare il successo, il quale, in altri casi, è stato raggiunto soltanto in morte.
Soffermandoci sulla struttura di “Scompartimento per lettori e taciturni”, abbiamo sei parti:
- Il lavoro editoriale. Ci sono articoli che illustrano le condizioni dell’editoria, tra la penuria di proposte lavorative e questioni che inficiano la qualità dell’offerta letteraria. Grazia Cherchi parla del rapporto tra i giornali e uffici stampa delle case editrici, soffermandosi su come, in passato, diversi editori cercassero di farsi lo sgambetto a vicenda per pubblicare prima la recensione di titolo prestabilito.
- Critici e lettori. La figura del critico viene ampiamente demistificata attraverso l’ironia riguardo la cosiddetta “funzione laudativa” che molti dei suddetti ricoprono nei convegni e nei premi letterari, dei quali Cherchi ha una scarsa stima. In questa sezione c’è anche un’interessante rosa di articoli che vertono su come scrivere una recensione, sui tipi di recensione in circolazione allora (l’indimenticabile tripartizione in accademica, pubblicitaria e autobiografica!) e sui programmi tv che parlavano di libri (una critica piuttosto severa è rivolta a Babele di Corrado Augias, andato in onda su Rai3 nel 1990).
- Ex libris. Come indica da titolo, dal latino ‘dai libri’, questa terza parte accoglie gli articoli, di media lunghezza, costituiti da più recensioni al loro interno. La loro struttura è la seguente: vengono suggerite una o due novità editoriali, corredate di trama e di giudizi schietti e sintetici (talvolta anche di paralleli con alti titoli del medesimo autore preso in esame); in seguito vengono annoverati i tascabili, in genere classici; infine le ultime righe sono dedicate a osservazioni libere, ad esempio l’espansione dei temi di carattere generale presenti nei libri citati.
- In margine. Sono articoli d’opinione tratti dal quotidiano, come un viaggio sul tram piuttosto che il passaggio in stazione, dove l’autrice osserva la società e prende nota del malcostume imperante. Di divertente e sconcertante attualità è il modo in cui inquadra la conversazione media, a p. 142:
“Il merito va alla generazione post-televisiva e post-parola che avanza tra noi sorda e assordante, e che si esprime, diciamo così, a strappi, a frasi monche : quasi mai il soggetto se si fa lo sforzo di ululare il verbo, mai l’aggettivo se si grida d’un botto il complemento oggetto, e spesso niente di niente, ma solo il multisignificante, onnipresente “cazzo”. Né sono da meno delle nuove generazioni gli “emergenti” (o “scemergenti” per dirla con Benni), a loro volta dotati di un vocabolario ridottissimo, sulle duecento parole (per il resto si esprimono in cifre, dato che parlano solo di soldi)” («Linea d’ombra», dicembre 1988).
- Interviste. Le più belle sono quelle rivolte a Camilla Cederna, Michele Serra e Stefano Benni.
- Ritratti. Degno di nota è quello su Elsa Morante. Viene descritta la malattia e gli ultimi giorni di una delle più grandi scrittrici del novecento.
Alla fine di “Scompartimento per lettori e taciturni” c’è un’appendice con due articoli tratti dai «Quaderni piacentini». Il primo è dedicato a un vertice degli intellettuali italiani riguardo la condizione spagnola, il secondo tratta dello sciopero degli operai della Fiat di piazza Statuto, a Torino, tra il 7 e il 9 luglio 1962.
Si tratta di cronache di autentica qualità , così come gli articoli d’opinione. Ciò non deve sorprendere: difficilmente un buon lettore è una persona estranea e insensibile al contesto a cui appartiene. La lettura affina la capacità di osservare e meditare, senza dimenticare la nota ovvietà per cui, qualunque persona che si occupi con successo di scrittura, che sia giornalistica, narrativa o poetica, ha sempre un nutrito bagaglio di letture, in costante aggiornamento.
In conclusione non posso che ribadire il mio entusiasmo per aver ultimato la raccolta. Attraverso le pagine di Grazia Cherchi ho fatto la conoscenza di una personalità vivace e peculiare, di cui si lamenta la mancanza nel panorama culturale nostrano.
Scompartimento per lettori e taciturni. Articoli, ritratti, interviste
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