Sinnò me moro. Un racconto ispirato alla canzone di Gabriella Ferri
- Autore: Giuseppe Fiori
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2023
Dopo il successo del libro pubblicato da Manni nel 2019 dal titolo Il pasticciaccio del commissario Martini, Giuseppe Fiori torna su un tema che lo appassiona, quello del celebre romanzo di Carlo Emilio Gadda, l’ingegnere milanese che nel 1957 aveva pubblicato il celebre romanzo Quer pasticciaccio brutto de via Merulana: avevamo conosciuto i personaggi protagonisti del libro di Fiori, il commissario Omar Martini, a capo del commissariato fluviale con sede all’Isola Tiberina, e i suoi colleghi Giustoleo, Almarati, la guardia che rema Oreste. E ora ritroviamo tutti nel breve racconto che Fiori pubblica ispirandosi alla celebre canzone romana interpretata da Gabriella Ferri, Sinnò me moro (Delos Digital, 2023).
Le graphic-novel sono di gran moda nella editoria attuale, e allora Martini decide di aiutare il suo amico “fumettaro” Uberto, a trarre dal romanzo di Gadda una sua storia illustrata, col patto però che alla fine del racconto per immagini venga scoperto l’assassino della bella signora Liliana Balducci, perché, secondo il progetto di Uberto, l’assassino smascherato avrebbe:
“reso giustizia a quell’opera meravigliosa e complessa”.
Il racconto breve, appena 45 pagine, è però denso di implicazioni letterarie, cinematografiche, teatrali. Sul romanzo gaddiano infatti si studia, si ricostruisce, si indaga da sempre: e Giuseppe Fiori fa discutere i suoi personaggi proprio sul tema del realismo, della fedeltà al testo, del potere di intervenire dal punto di vista critico sul lavoro fatto da uno scrittore, sullo svolgimento dello “gnommero” a cui Carlo Emilio Gadda non ha voluto dare risposta certa, lasciando ai lettori la libertà di interpretare le sue pagine.
L’immaginazione vede oltre il quotidiano, amplia orizzonti ristretti, rappresenta le speranze attraverso la possibilità di concepire situazioni che trascendono quelle in cui ci troviamo, permettendoci così di affrancarci dalla loro morsa. Questo è il mio requiem per il collega Ingravallo.
Con queste parole il commissario Martini, che ha appena avuto un incidente mentre guidava distratto la sua vecchia bici Kronan nel caotico traffico romano, e ora giace in attesa di operazione nell’ospedale sull’Isola, il Fatebenefratelli che confina col duo commissariato, conclude la sua riflessione sulla opportunità di tradire lo spirito di Gadda, che non aveva voluto dare risposte sul vero colpevole del delitto efferato.
Diversa era stata la posizione del regista Pietro Germi, che nel film “Un maledetto imbroglio” del 1959, si era preso parecchie libertà rispetto al testo di Gadda.
Notevole l’abilità di Giuseppe Fiori nel concentrare in poche pagine, molto dense di riflessioni meta letterarie, una storia che ha risvolti comici: uno scherzo che viene fatto proprio a Martini da parte dell’amico Uberto, che avrebbe potuto avere serie conseguenze avendo coinvolto gli agenti fluviali; una canzone struggente del repertorio di Gabriella Ferri, un barista simpatico e complice, che mette troppo Vermut nei suoi cocktail che non lo rendono un vero barman, una metafora intelligente per alludere alla perfezione di un’indagine, spesso difficile da ottenere.
Dopo aver letto il racconto, viene voglia di rivedere il film di Germi, di rileggere il Pasticciaccio, di ascoltare la voce calda di Gabriella che canta:
Amore, amore, amore, amore mio, in braccio a te me scordo ogni dolore.
Un racconto può essere talvolta più incisivo di un lungo romanzo.
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