Per chi viaggia in direzione ostinata e contraria, con il suo marchio speciale, di speciale disperazione.
Una delle frasi simbolo del cantautorato di Fabrizio De André è “in direzione ostinata e contraria” che rappresenta una vera e propria dichiarazione di intenti, un manifesto di poetica. Con questo verso - che contiene in sé due termini apparentemente sinonimici posti l’uno a ripetizione dell’altro - Faber celebrava le voci fuori dal coro, le pecore nere escluse dal branco, gli ultimi, i derelitti, gli emarginati, gli esclusi: e si schierava dalla loro parte, invitandoci a fare lo stesso.
Si tratta di una frase monito, una sorta di comandamento: andare in “direzione ostinata e contraria” come regola di vita. In questo assunto così caratteristico De André riassumeva una lezione quasi biblica destinata al suo pubblico speciale: i “servi disobbedienti” alle leggi del branco.
La citazione è tratta da Smisurata preghiera, una delle canzoni più intense ed emblematiche di Fabrizio De André che conclude il suo tredicesimo e ultimo album, Anime salve (1996) scritto in collaborazione con Ivano Fossati.
La canzone di Fabrizio De André in realtà ha un preciso riferimento poetico. Faber elaborò il testo di Smisurata preghiera basandosi sull’antologia poetica di Alvaro Mutis: Summa di Maqroll il gabbiere. Antologia poetica 1948-1988 (cura e trad. di F. Rodríguez Amaya)) edita da Einaudi nel 1993.
Fabrizio De André e la poetica di Álvaro Mutis
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Il cantautore genovese leggeva da tempo con ammirazione le parole dello scrittore colombiano, naturalizzato messicano, Álvaro Mutis.
Alla penna di Mutis dobbiamo uno dei personaggi più enigmatici della narrativa del Novecento, Maqroll il Gabbiere, una sorta di moderno Don Chisciotte.
Maqroll è un marinaio che sceglie il mare per essere fedele alla sua vocazione: la solitudine. In questo personaggio Faber si riconosceva e rifletteva, come in uno specchio di neve. La solitudine infatti è il tema sul quale De André modella il proprio ultimo album: Anime salve, il cui titolo prende origine dal significato etimologico di due parole che difatto significano “spiriti solitari”.
Faber presentò il disco scrivendo un vero e proprio Elogio della solitudine, che risente molto della lettura e dell’influenza dell’opera di Mutis:
Anime salve vuol dire spiriti solitari. È una specie di elogio della solitudine. Si sa, non tutti se la possono permettere: non se la possono permettere i vecchi, non se la possono permettere i malati. Non se la può permettere il politico: il politico solitario è un politico fottuto di solito. Però, sostanzialmente quando si può rimanere soli con se stessi, io credo che si riesca ad avere più facilmente contatto con il circostante, e il circostante non è fatto soltanto di nostri simili, direi che è fatto di tutto l’universo: dalla foglia che spunta di notte in un campo fino alle stelle.
Da questa intensa riflessione nasce il brano culminante di Anime salve, che è Smisurata preghiera: un’orazione pronunciata da tutti coloro che hanno scelto la solitudine in nome della libertà e, di conseguenza, sono stati esclusi dalla maggioranza.
In questo canto risuonano le voci - o forse le grida - di tutte le minoranze perseguitate, vessate, sottomesse e infine oppresse. De André associa alla sua preghiera dedicata agli ultimi - e anche a sé stesso - l’aggettivo Smisurata perché deve essere, appunto, “fuori misura”.
Le voci dei solitari, che viaggiano in direzione ostinata e contraria, non sono mai state ascoltate, ma oppresse e taciute dal flusso della storia: questa stessa preghiera è destinata a non essere ascoltata da nessuno, dice Faber, però lui la canta a pieni polmoni con tutto il fiato che ha in gola.
Nel finale di Smisurata preghiera De André si appella a quello stesso Dio in cui non crede perché aiuti gli emarginati “come una svista, come un’anomalia, come una distrazione, come un dovere.”
La salvezza degli emarginati è l’errore di Dio, sembra dire Faber nel suo canto accusatorio che rappresenta il vertice della sua carriera artistica. Proprio come Eugenio Montale ne I limoni, De André canta “il punto morto del mondo”, l’anello che non tiene, il filo da disbrogliare che ci metta nel mezzo di una verità.
Smisurata preghiera è questo, un compendio di temi, un coro di voci singole che si uniscono ciascuna cantando a proprio modo, seguendo la propria unica tonalità; ma è anche l’appello accorato del marinaio errante descritto da Alvaro Mutis che prega affinché Dio non dimentichi il suo volto.
Ricorda Signore che il tuo servo ha osservato pazientemente le leggi del branco. Non dimenticare il suo volto.
Scopriamo testo e analisi di Smisurata preghiera e il legame con la poesia di Mutis.
Smisurata preghiera di Fabrizio De André: testo
Alta sui naufragi
Dai belvedere delle torri
China e distante sugli elementi del disastro
Dalle cose che accadono al di sopra delle parole
Celebrative del nulla
Lungo un facile vento
Di sazietà di impunità
Sullo scandalo metallico
Di armi in uso e in disuso
A guidare la colonna
Di dolore e di fumo
Che lascia le infinite battaglie al calar della sera
La maggioranza sta la maggioranza sta
Recitando un rosario
Di ambizioni meschine
Di millenarie paure
Di inesauribili astuzie
Coltivando tranquilla
L’orribile varietà
Delle proprie superbie
La maggioranza sta
Come una malattia
Come una sfortuna
Come un’anestesia
Come un’abitudine
Per chi viaggia in direzione ostinata e contraria
Col suo marchio speciale di speciale disperazione
E tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi
Per consegnare alla morte una goccia di splendore
Di umanità di verità
Per chi ad Aqaba curò la lebbra con uno scettro posticcio
E seminò il suo passaggio di gelosie devastatrici e di figli
Con improbabili nomi di cantanti di tango
In un vasto programma di eternità
Ricorda Signore questi servi disobbedienti
Alle leggi del branco
Non dimenticare il loro volto
Che dopo tanto sbandare
È appena giusto che la fortuna li aiuti
Come una svista
Come un’anomalia
Come una distrazione
Come un dovere.
Smisurata preghiera e l’ispirazione di Mutis
Possiamo ascoltare Smisurata preghiera come la summa del pensiero artistico e poetico di Fabrizio De André. Sottotraccia questa canzone è anche un audace compendio dell’ottima antologia poetica di Alvaro Mutis. In un’intervista lo scrittore messicano disse che ci voleva un enorme talento per riassumere un’intera opera in una sola canzone: ma De André vi era riuscito.
Faber aveva scoperto l’opera letteraria di Mutis nel 1991, leggendo il libro La nave dell’ammiraglio che gli era stato regalato dall’amico Vittorio Bo.
Lettura dopo lettura arrivò a leggere anche la raccolta di poesie Summa di Maqroll-il gabbiere, a quel punto le frasi gli risuonavano in testa, gli erano entrate nelle vene: capì che doveva farci una canzone. Prese quindi coraggio a piene mani e chiese a Mutis il permesso di trasformare la sua opera in un testo musicale: lo scrittore glielo accordò, ma non credeva veramente che Faber ci sarebbe riuscito. Invece lui si mise al lavoro di buona lena e creò quel capolavoro che è Smisurata preghiera, una canzone superlativa capace addirittura di eguagliare una poesia di Mutis. In seguito disse che la canzone era stata un parto; ma, aggiunse con il suo solito mezzo sorriso, “molto soddisfacente”.
Il testo di Smisurata preghiera riassume e raccoglie la filosofia di Alvaro Mutis: la Disperanza, il riferimento a questo perenne errare per il mondo dell’individuo senza credere in nulla o nessuno all’infuori di sé stesso e della propria passione per la vita. Fabrizio De André fece propria la Preghiera di Maqroll, si trasformò nel marinaio solitario, nel servo disubbediente. Elevò alta la sua voce perché includesse tutte le voci taciute dall’odio, sino a farne il canto delle minoranze dimenticate.
La Preghiera di Magroll di Mutis recitava così:
…Oh signore! accogli le preghiere di questo scrutatore
supplicante e concedigli la grazia di morire avvolto
nella polvere delle città, addossato alle gradinate di
una casa infame e illuminato da tutte le stelle del
firmamento.
Ricorda Signore, che il tuo servo ha osservato pazientemente
le leggi del branco. Non dimenticare il suo volto.
Amen.
Nella canzone di De André emerge, infine, l’identica immutata speranza: che Dio rivolga uno sguardo misericordioso a queste “anime salve”, questi servi disobbedienti alle leggi del branco, e doni loro la benedizione che non hanno ricevuto in vita perché perseguitati da una maggioranza molto compatta e autorevole.
Faber si schiera dalla parte degli esclusi, degli oppressi, dei cosiddetti “perdenti”, convinto che in realtà siano loro - cui la sorte non riserva che schiaffi e torture - i veri vincitori, perché hanno saputo cogliere il lato vero, profondo e meno superficiale della vita.
Curioso che proprio lui, il suonatore Jones che non credeva in Dio, si appellasse così di frequente a un ipotetico Signore, che però non identificava con la divinità biblica. Forse, in fondo al cuore, Fabrizio De André era fermamente convinto - come scrisse in un’altra celebre canzone, Preghiera in gennaio - che il Paradiso vero fosse stato creato:
per chi non ha sorriso, per quelli che han vissuto con la coscienza pura. L’inferno esiste solo per chi ne ha paura.
Anche in questi versi sembra riferirsi a loro, agli spiriti solitari, alle minoranze perseguitate: alle Anime salve cui dedica la sua Smisurata preghiera. Una sorta di invocazione laica che ribalta il pregiudizio comune: coloro che la società giudica impuri, indegni, sbagliati, sono in realtà meritevoli del Paradiso e di un’ipotetica misericordia divina.
Non poteva che essere questa la sua ultima canzone, la canzone “smisurata” e definitiva.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Smisurata preghiera: la canzone di Fabrizio De André ispirata alla poesia di Mutis
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