Stella polare
- Autore: Claudio Sottocornola
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2013
Ho letto quasi tutto di Claudio Sottocornola: un filosofo forgiato al conio delle idee prime, un ermeneuta sbieco – uno sguardo alla metafisica uno all’ontologia -, uno speculatore pop, un pensatore dialettico - cristiano e positivista, trascendente e immanente, acuto seppure accessibile -, uno Sgalambro autarchico, uno spirito libero, un poeta, un cantante, un polemista senza livore, un insegnante. Il suo ultimo “Stella polare” (CLUDE Productions, 2013) comunque la pensiate su cielo e terra è autentico fosforo per la mente, non bisogna riconoscersi per forza negli idealisti per sentire come propri incipit di questo tipo:
“Che il pensiero debole regali una luce abbagliante in cui tutte le cose brillano ugualmente o una notte indistinta rotta da saltuari flash, poco importa. Medesimo è l’effetto di rimodellamento del paesaggio culturale in cui viviamo, con conseguenze ambivalenti: da un lato finalmente mettiamo in discussione contenuti e gerarchie valoriali pedissequamente date a lungo per certe; dall’altro perdiamo, con ogni priorità, direzione, speranza e metodologie di vita. Finiamo col girare in tondo, come una mosca impazzita”.
Sotto l’aspetto meramente formale, “Stella polare” è un compendio: racchiude gli interventi di Sottocornola, disseminati col tempo e nel tempo per libri, convegni, scuole, persino cd (!). “Stella polare” è un saggio di saggi, quello che più lo rappresenta in sostanza, nell’arte di correlare sacro e profano, per esempio, pensiero debole e trascendenza, relativismo e valori assoluti, senza distrarsi dal “qui e ora” delle emergenze educative, della questione economica, di quella omosessuale: dall’apparenza e la sostanza delle cose alla cultura di massa.
Un’antologia saggistica che può leggersi disgiuntamente (a saltare) ma anche (soprattutto) in senso unitario, alla luce del filo rosso esistenziale e post-ideologico che muovendo dalla crisi della civiltà (io direi persino del collasso), rischiara e accomuna, uno per uno, gli scritti del filosofo bergamasco, a tratti contigui persino all’aforisma, alla prosa letteraria, alla musica delle parole vera e propria. L’esempio che segue si trova a pagina 160:
“Heideggerianamente abbracciamo il nostro spazio-tempo come possiamo, attendiamo la morte, talvolta non ne abbiamo più paura, perché intuiamo che l’essere è come una bella donna, che si dà negandosi. E le luci della notte sono lì a dircelo”.
Un libro da tenere a portata di mano, sul comodino o dove vi pare purché ci si ritorni spesso: è un libro “sottile” che viene buono per rischiarare/indicare il cammino. Non succede lo stesso con la stella polare?
Stella polare
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