Storia di Leda di Ermanno Detti

“La piccola staffetta partigiana” è il sottotitolo del volume “Storia di Leda” (Gallucci, 2017, disegni di Roberto Innocenti) che narra la storia di una bambina coraggiosa redatta dallo scrittore Ermanno Detti, nato a Manciano in provincia di Grosseto nel 1939, che ha trascorso gran parte della sua vita professionale nella scuola, autore di decine di libri per l’infanzia e animatore della rivista Il pepe verde dedicata alla letteratura per ragazzi.

Maggio 1944. La lunga e terribile guerra era diventata sempre più violenta. I soldati tedeschi, i nazisti prima alleati con l’Italia, dopo l’8 settembre del ‘43 erano suoi nemici. Nello stesso tempo, sulle montagne, i partigiani si erano organizzati per combattere i tedeschi e cacciarli dall’Italia.

“E i bombardamenti e le cannonate sembravano non finire mai, come pareva non finire la guerra”.

Leda, orfana di entrambi i genitori, aveva dieci anni e in pratica ricordava soltanto la guerra. La piccola partigiana aveva solo un vago ricordo della pace, come se l’avesse conosciuta in un’altra vita. Leda, scendeva veloce in bicicletta e si era sentita felice fino al momento in cui alla fine della discesa aveva notato una pattuglia tedesca.

“Cosa fare? Trovarsi faccia a faccia con i tedeschi o darsi alla fuga?”.

Nel cesto legato davanti al manubrio della bicicletta c’erano alcune uova. Sotto le uova c’era la paglia ma sotto la paglia potevano esserci cartucce, pistole, pezzi di ricambio per fucili, a volte anche esplosivo. Le uova servivano per mascherare il tutto e fare in modo che quello che stava sotto le uova venisse trattato con una certa delicatezza. Quel giorno di maggio sotto le uova c’era qualcosa di molto leggero: una lettera. Anzi, un messaggio segreto, molto importante come aveva spiegato zio Vanni a Leda.

“È un messaggio cifrato e nessuno può capirlo. Però se finisse in mano a quei maledetti mangiapatate… Bene non sarebbe!”.

Venendo giù, lungo i fianchi del monte Amiata, Leda aveva scelto sempre stradine secondarie, sentieri che conosceva solo l’intelligente e curiosa bambina infatti, nel giro di poche ore, era di ritorno al piccolo villaggio dopo aver portato a destinazione il cesto. Il compito di Leda era: portare il cesto sulle pendici della montagna vicino a un vecchio castagno e nasconderlo tra le felci. Qualcuno in seguito sarebbe andato a prenderlo. Ogni volta che la bambina tornava con il nuovo cesto quello della volta precedente non c’era più. Chi avesse preso il cesto non lo sapeva, ma Leda aveva capito che si trattava di persone che stavano combattendo contro i tedeschi e contro i fascisti.

“E siccome aveva capito, aveva smesso di fare le sue interminabili e insistenti domande”.

Davanti alla pattuglia nazista Leda aveva compreso che la sua vita era in serio pericolo, quindi in un attimo aveva già deciso: sarebbe tornata indietro e avrebbe preso un’altra strada, una strada solo leggermente più lunga. La bambina voltò la bici e cominciò a pedalare verso la salita, ma dietro di sé Leda sentì delle voci, delle urla. I tedeschi le stavano intimando di fermarsi.

“Poi ci fu il rombo di un motore. La stavano inseguendo con una camionetta! Leda capì che in pochi minuti l’avrebbero raggiunta”.

L’autore attraverso le avventure di una piccola donna coraggiosa e ardita racconta ai lettori una parte fondamentale della nostra Storia.

“La Resistenza è il fondamento etico della nostra democrazia, la radice stessa della Costituzione”

ha ricordato lo scorso 25 aprile il Presidente Sergio Mattarella durante l’intervento al Piccolo Teatro di Milano, in occasione della celebrazione del 70° anniversario della Liberazione. Belli e toccanti i disegni di Roberto Innocenti, uno tra i più grandi illustratori al mondo, unico disegnatore italiano ad aver vinto il Premio internazionale Ibby Andersen.

“Si alzò lentamente in piedi, stando attenta a non scivolare di nuovo. Si accorse che accanto a lei c’era il cesto. L’aveva evidentemente ancora in mano quando era caduta”.