Storia di una famiglia perbene
- Autore: Rosa Ventrella
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2018
“Mi chiamo Maria. Maria De Santis. Sono nata piccola e bruna come una susina matura”: con queste parole comincia Storia di una famiglia perbene il romanzo di Rosa Ventrella, ambientato nella parte più povera di Bari negli anni Ottanta, in mezzo a vicoli sporchi, case miserabili, un ambiente sociale fortemente degradato, dove convivono antiche superstizioni, tradizioni ataviche, e dove la contemporaneità stenta ad affermarsi.
La bambina protagonista della lunga storia della sua maturazione vive vicino al mare: suo padre fa il pescatore, a bordo della barca “Ciao Charlie”, il pesce si vende nella pescheria, in famiglia oltre alla madre ci sono due fratelli maggiori, Vincenzo e Giuseppe, c’è poi la nonna Antonietta, vecchia e saggia, e tante famiglie che convivono nel rione, tra cui emergono i Senzasagne. Nicola, il padre, è parte della malavita locale, potente e arrogante, come lo saranno i figli, tranne il più piccolo, Michele, che alle elementari sarà l’unico amico di Maria, ragazzina difficile ed insolente, ribelle e intelligentissima, soprannominata da sua nonna “Malacarne”, il nomignolo la seguirà per l’intera sua vita, che l’autrice ci racconta nel romanzo che attraversa le fasi della crescita di Maria.
Il maestro delle scuole elementari ha notato il talento nella scrittura di Maria, e suggerisce ai genitori di iscriverla alla scuola media migliore di Bari, tenuta dalla suore. Suor Linda accoglierà la ragazzina che viene da un altro mondo, consapevole delle sue notevoli doti, anche se l’ambiente borghese delle compagne tenterà di distruggerne la personalità e le indubbie doti caratteriali. Michele rimane il suo unico amico, e fra i due adolescenti si crea un rapporto di fiducia e di vicinanza che tuttavia viene fortemente ostacolato dalle rispettive famiglie.
Un evento drammatico, la morte del fratello di Maria causata dalla pessima amicizia con uno dei fratelli di Michele, Carlo, segnerà la fine del rapporto fra i due ragazzi; Maria cercherà di fuggire da quel mondo violento, dalla violenza terribile che suo padre, malgrado l’aspetto piacevole che lo fa somigliare a Tony Curtis, esercita sulla famiglia, moglie, figli, senza eccezione. La ribelle Malacarne ne subirà le conseguenze più devastanti.
Storia di una formazione, di una scoperta di sé, del proprio ruolo che non può essere più solo quella della vittima di una società arcaica, dove ancora prevale il potere assoluto del maschio, padre o marito, dove si combinano i matrimoni, dove la cultura ha una parte marginale e poco riconosciuta. Tuttavia nelle pagine intense del romanzo, ci appassioniamo alla vita coraggiosa di Maria, alle sue decisioni dolorose, alla sua tempra che le permette di superare ostacoli che un mondo ancora fermo alle credenze di un tempo lontano le mettono davanti.
La mamma con i capelli cotonati che ascolta Claudio Baglioni, che le propone un fidanzato troppo vecchio ma ricco e potente, vittima anche lei di un marito manesco e intransigente; la nonna Antonietta che si lascia morire senza curarsi; e ancora Michele, consapevole che malgrado l’amore infinito che lo lega a Maria, riesce a fare un passo indietro: lui è relegato in un mondo immobile, lei è destinata ad uscirne. In certe descrizioni la storia di un’Italia povera, ignorante, segnata dalla malavita, incapace di riscatto, ricorda la grande e fortunata epopea napoletana di Elena Ferrante: in Rosa Ventrella però si respira un’aria meno rassegnata, una possibilità concreta di liberarsi dei lacci di una tradizione avvilente e retrograda. Maria/Malacarne riesce a vedere, a scegliere, a liberarsi, pur rimanendo fedele agli affetti profondi che arricchiscono le vite di tutti.
Non a caso l’autrice dedica l’esergo “Alle due donne più importanti della mia vita, mia figlia e mia madre”, anche se mette in bocca al ricco e sfaccettato personaggio di Maria un ricordo del padre, “Perché uno come Antonio De Santis puoi odiarlo e dimenticarlo cento volte, ma alla fine te lo ritrovi dentro.” La Bari di Rosa Ventrella ci racconta una città difficile e dura, tra passato e presente, come è difficile la Calabria di Angela Nanetti, o la Caserta di Giusi Marchetta: tutte narratrici attente e talentuose, che ravvivano con una scrittura forte la tradizione regionale della nostra letteratura contemporanea.
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