Sui poeti
- Autore: Alida Airaghi
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2017
“Sui poeti” di Alida Airaghi è una minuziosa raccolta di recensioni degli scritti di molti autori, la maggioranza dei quali, però, poco conosciuti. Più che una mera selezione di componimenti, “Sui poeti” è qualcosa in più: il libro riunisce infatti le recensioni riguardanti tali testi poetici, scritte dal 2010 al 2016 da Alida Airaghi.
Gli artisti, insieme ad alcuni loro scritti, sono presentati in modo semplice e in ordine alfabetico, senza dare perciò una valenza particolare a qualcuno fra di essi; le recensioni sono state già tutte pubblicate, o perché presentate sul web o perché spesso anche inserite a mo’ di introduzione agli stessi libri di poesia. Leggerle, però, tutte, una di seguito all’altra, è cosa assai diversa: questo libro è una vera “full immersion” nel mondo della poesia, è uno scandaglio, un’analisi non tanto di metrica e figure retoriche quanto di ciò che palpita nell’animo di tanti poeti.
Ecco che accanto a nomi poco conosciuti se ne accostano altri più famosi sia per i componimenti in poesia che in prosa. Si andrà a citare, quindi, solo alcune firme d’indubbia fama tra cui John Keats, Michel Houellebecq, Erri De Luca, Marina Cvetaeva, Charles Bukowski, Luca Canali, Valerio Magrelli, Ottiero Ottieri, Fernando Pessoa, Wisława Szymborska e tanti altri ancora.
A mio modesto parere (scrivo così perché di poesia conosco troppo poco) l’autrice che, negli anni, si è nutrita della poesia in modo sì approfondito da divenirne un’esperta conoscitrice, ha nutrito nella pubblicazione un intento più profondo: tutto ruota non attorno ai singoli poeti ma alla “poesia” circa la quale si leggono la bella introduzione del libro e gli aforismi finali, gocce, perle di saggezza scaturite da animi sensibili e da penne competenti. Mi è molto piaciuta l’introduzione del libro in cui Alida Airaghi si chiede se possa esistere una relazione tra poesia e intelligenza artificiale, citando esperimenti fatti in proposito. Si è tentato infatti di mettere in altra lingua, con un traduttore automatico, versi di valore quali quelli di Emily Dickinson
“Così la più misteriosa e indagata poetessa americana dell’Ottocento ha visto i suoi versi - sospesi metaforici, ellittici, allusivi - inesorabilmente alterati da un implacabile meccanismo di traslazione linguistica e semantica… Risultati sconcertanti e comici, ovviamente. Gli errori che un computer compie di fronte alla versione poetica in un’altra lingua sono essenzialmente di travisamento della funzione grammaticale o sintattica di sostantivi, verbi, attributi, apposizioni, di non riconoscimento dei soggetti o dei tempi verbali, di fraintendimenti lessicali, di modernizzazione di termini desueti o volgarizzazione di espressioni poetiche”.
Non c’è traduttore virtuale che possa interpretare correttamente i messaggi a volte sottesi, altre palesi degli autori: la poesia, come da citazione di Yves Bonnefy,
“non ha a che fare con il dire ma con l’essere”
e di conseguenza è viva, emozionante e le macchine, seppur tecnologicamente avanzate, non sono in grado di provare sentimento e tanto meno di tradurlo efficacemente.
Quel che permea la lettura è la ricchezza di palpiti, di sofferenze e talvolta di gioia anche se gli animi dei poeti appaiono, attraverso i loro scritti, tormentati o melanconici. Ciò che mi ha tanto colpito è “la necessità di scrivere”: dalle penne degli autori non sgorgano versi così, tanto per poetare, ma raccolte di pensieri profondi, sentiti, vissuti. Tra le tematiche più trattate ci sono quelle esistenziali; la poesia rimane, come scrive Alberto Bertoni, docente di Letteratura Italiana all’Università di Bologna, una
“sacca di resistenza dove almeno un poco di umanità continua a preservarsi”.
Parole ancor più significative alla luce di ciò che ci presenta l’autrice. L’umanità, per quanto spesso superficiale, non ha solo un corpo da abbellire e nutrire ma anche un animo e una mente che, in mondo fatto di immagini e apparenza, possono esser un po’ ottenebrate ma sono lì ad esistere, a chiedere e a cercare risposte. I poeti sono indubbiamente persone d’intensa sensibilità ma i loro versi, dalle rime, alle strofe, agli endecasillabi, le figure retoriche, le personificazioni, gli enjambement sono modi, mezzi assai raffinati di esprimere sprazzi di vita, sguardi sul mondo. La poesia accomuna un po’ tutti: sani e sofferenti, atei e sacerdoti, giovani e maturi in età. Non a caso Alida Airaghi ci presenta un coro di voci tutte provenienti da ambienti diversi: c’è don Giovanni Costantini, sacerdote e uno fra i più grandi poeti cattolici italiani e, accanto a lui, spiccano poeti quali il coreano Ko Un, dall’esistenza tormentata e inquieta, intessuta di miseria e lutti, alcol e tentativi di suicidio e una candidatura al Nobel per tre volte, e Saffo, poetessa di Lesmo, la decima musa con la limpida perfezione dei suoi versi e tanti, tanti altri che l’autrice ci presenta con estrema competenza e scrittura precisa e confacente. Non ci rimane che leggerla, non prima però (mi perdoni Alida Airaghi di andare nel personale) d’aver ricordato in modo speciale, fra i tanti, il suo vate, Siro Angeli, colui con il quale l’autrice ha avuto la fortuna di condividere un tratto di vita. Il loro rapporto è davvero commovente: nonostante le alte doti di Alida Airaghi, Siro Angeli si è rivelato, per anni, una presenza determinante e il loro incontro di cuori e di anime è stato di certo voluto dal destino e ha lasciato un profondo segno nella vita dell’autrice, nella sua famiglia ma anche nella letteratura.
“Mi accorgo di quanto ho ereditato dal suo insegnamento, anche a livello inconscio…”.
A beneficiare di ciò siamo noi lettori qui ad apprezzare un’autrice viva, competente, come si definisce lei “pasionaria” e, a mio modesto parere, un’autrice di valore.
Sui poeti
Amazon.it: 5,99 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Sui poeti
Lascia il tuo commento