Ternitti
- Autore: Mario Desiati
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2011
Libro candidato al Premio Strega 2011 - Mesotelioma da amianto: è questo il nome della malattia che lentamente si insinua nei polmoni e lentamente uccide dopo una dolorosa agonia. Asbestosi: un’altra malattia mortale causata da un veleno (asbesto) che ha ucciso centinaia di lavoratori salentini che nei primi anni sessanta avevano lasciato i paesi di Tricase, Scorrano, Corsano, Gagliano, Novaglie, per lavorare a Zurigo, dove una fabbrica di eternit, "ternitti" in dialetto, ha contaminato i lavoratori, ne ha distrutto la vita, lasciando una scia di vedove e orfani rientrati in patria.
Il pretesto narrativo che il giovane scrittore Mario Desiati ha scelto per il suo bel romanzo, edito da Mondadori nel 2011, è una storia d’amore al femminile. Protagoniste principali sono due donne: Domenica Orlando, detta Mimì, e Arianna, la figlia avuta mentre aveva solo quindici anni, dopo una notte d’amore clandestino con un diciottenne conterraneo, Ippazio detto Pati. Arianna non conoscerà suo padre, sua madre lo ha cancellato, e solo alla conclusione del libro ci sarà il riscatto morale e la rivincita di Mimì.
Due donne, madre e figlia, ci raccontano una Puglia che vuole uscire dalla cultura primitiva di cui pure Mimì è intrisa; Mimì che a quindici anni non accetta l’aborto clandestino e preferisce accettare la “vergogna” di una nascita illegittima; Mimì, bella e libera, che si circonda di amanti occasionali che licenzia con altrettanta dignità; Mimì che cresce sua figlia con valori sani e la spinge agli studi universitari a Roma (Arianna diverrà medico); Mimì che accoglie il fratello alcolista che nessuno vuole, Biagino/Celestino, l’aspetto più poetico e infantile della diversità; Mimì che lavora sodo in un cravattificio ed è un modello per le operaie più giovani; Mimì che non ha mai dimenticato Pati, ormai malato, che è tornato a morire al paese, forse pentito della sua vigliaccheria. Nella gelida casa di vetro dove aveva amato la bambina Mimì, l’uomo aveva infatti raccontato a se stesso una bugia, su cui aveva costruito la sua intera esistenza: distrutto dal senso di colpa per aver lasciato morire un coetaneo nel cemento bollente della fabbrica di morte, era fuggito da se stesso, da Mimì, dalla figlia generata e mai accettata.
Il romanzo di Desiati ha due grandi protagonisti: la fabbrica svizzera di eternit e la storia tragica e poco raccontata degli emigrati italiani. Attraverso questa storia rivisitiamo la vicenda dolorosa del nostro paese: le morti bianche, le condizioni di precarietà e di miseria in cui i nostri emigranti vissero per decenni, le condizioni sociali che lentamente mutano, il sud che da luogo di emigranti diventa oggi punto di aggregazione di industrie e di turismo, di rivendicazione sociale e politica, pur conservando la tradizione secolare di feste religiose, sagre paesane, rapporto con il mare e la terra.
Simbolo di tutta questa narrazione resta il personaggio ben costruito di Mimì, che parla l’italiano e il dialetto salentino, simbolo di tradizione e modernità, di sottomissione e libertà:
“E’ nell’infanzia che si maturano certi poteri, quando si cresce solitari. Mimì i suoi poteri li aveva sviluppati da bambina, quando per interi pomeriggi si esercitava a parlare con la natura e immaginare un mondo sconfinato e benigno di cui lei era parte…”
Booktrailer di "Ternitti" di Mario Desiati
Ternitti
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Un romanzo di denuncia o un romanzo d’amore? Un romanzo storico o uno spaccato di vita dell’Italia di ieri e di oggi? Il romanzo di Desiati è un po’ di tutto questo ed in questa informe eterogeneità consiste il suo limite. Se infatti la drammatica vicenda degli operai meridionali emigrati in Svizzera per lavorare nelle fabbriche di Eternit – da loro ribattezzata, appunto, “ternitti” – e poi morti per gravi malattie dell’apparato respiratorio, come l’absestosi, ha una sua innegabile dignità trasferibile anche in chiave letteraria, le oltre duecentocinquanta pagine si dipanano nella narrazione della vita di Domenica ( detta Mimì ) Orlando, figlia di uno di questi operai, bambina bella e intelligente, adolescente innamorata e sagace, ragazza- madre coraggiosa e appassionata, che alla fine ritrova il suo unico e vero amore; tutto questo in uno scenario cha va dalle “case di vetro” della Svizzera (capannoni dimessi in cui gli emigranti “vivevano”) agli scenari suggestivi del Salento, con il mare e la sua vegetazione mediterranea; in un sistema di personaggi legati quasi esclusivamente all’ambito familiare; in un intreccio di relazioni umane piuttosto prevedibile e poco avvincente che sfocia, alla fine, in una tragedia “annunciata”, legata all’intramontabile binomio Amore-Morte di matrice ottocentesca. “La morte d’amianto”, l’absestosi come “peste non democratica che si era presa i disgraziati che avevano lavorato con l’amianto e non i suoi padroni che ci avevano campato”(pg.244) è senza dubbio un soggetto interessante di scrittura e, se vogliamo, di denuncia sociale in onore delle centinaia di persone morte per questa patologia dalla fine degli anni ’60 alla fine degli anni ’90, persone emigrate mosse dal solo desiderio di migliorare la condizione di miseria della propria famiglia, persone estremamente ingenue nella loro ignoranza per essere in grado di capire il rischio che correvano, persone che hanno pagato il loro riscatto con la vita ; purtroppo il nobile tema di fondo che percorre tutto il romanzo appare, spesso, come poco più di un pretesto per narrare, con un ritmo lento ed un linguaggio spesso inutilmente ridondante, una pure e semplice storia d’amore che, al di là dell’amianto, sarebbe stata semplicemente una delle tante storie d’amore che si possono raccontare senza alcun altra pretesa.