Ti ho preso per mano. Amare vuol dire anche lasciar andare
- Autore: Riccardo Callori
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2023
Nella sua lettera pastorale, Quello che conta davvero, l’Arcivescovo di Torino e Susa scrive:
Propongo che nel prossimo anno pastorale ci si concentri sul tema della fraternità… Essa potrà concretizzarsi in pratiche di condivisione, solidarietà, benevolenza reciproca, misericordia degli uni nei confronti degli altri, responsabilità fattiva nei confronti del bisogno altrui.
Le Edizioni Mille pubblicano a tre mesi di distanza dalla Lettera pastorale sul futuro delle Chiese di Torino e Susa un testo dal titolo Ti ho preso per mano. Amare vuol dire anche lasciar andare di Riccardo Callori, pseudonimo per un docente della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Torino nonché già Direttore di un reparto di assistenza e terapia.
Il libro potrebbe essere uno spunto utile per una riflessione corale sul legame tra fratelli, “una forma di amore bellissimo e complicato”.
Segnalo alcuni passaggi di un testo capace anche di provocazioni lancinanti come
Giorgio, dentro di me ho litigato con Dio
O ancora:
siete due illusi, ma siete entrambi felici perché credete nel mago buono con la bacchetta magica, che vi risolve i problemi quando li invocate» (qui l’autore si riferisce al compagno di scuola ebreo e alla governante). La figura di Gina, la governante a cui l’Autore resterà sempre affezionato, «l’angelo buono della casa», permette di ricordare un monito di papa Giovanni XXIII, «vedere tutto, sopportare molto, risolvere un problema.
Il protagonista, Riccardo, si scontra coraggiosamente con i suoi genitori per salvare la nascita del fratellino:
La mamma aspettava un bambino e lo volevano uccidere.
Poi ridiviene titubante: “Avrei riconosciuto la sua voglia di parlare, di giocare, di confidarsi?”.
La nascita determina un cambiamento radicale:
il suo arrivo cambiò la vita di tutti noi, soprattutto la mia per tutta la vita, la sua presenza riuscì ad emozionarmi.
Si occupa del fratello con spirito paterno, «Giorgio continuava a girare la testa per guardarmi con i suoi occhi sgranati». Anzi va oltre l’atteggiamento del padre che vorrebbe mantenere in punizione il fratellino nonostante lo scoppio di una tempesta. Riccardo lo va a cercare e lo trova «seduto per terra, le braccia sulle ginocchia, la testa fra le braccia. Piangeva». Più avanti negli anni il rapporto matura, «ancora oggi, quei minuti silenziosi, ogni sera, uno accanto all’altro li ricordo fra i momenti più intensi della nostra vita insieme». Sono gli abbracci a contrassegnare alcuni passaggi di svolta, come la partenza del fratello per uno studio di architettura a Boston.
Qui l’amore fraterno si declina nel lasciar andare:
lasciar andare è la prova più dura da affrontare quando si ama qualcuno.
Riccardo diventa medico e traccia il compito della relazione col paziente sull’intuizione tratta da Francesco Maria Antonini, “ho imparato dai miei pazienti che la bontà della diagnosi e della cura è soprattutto dovuta al tempo dedicato ad ascoltarli”; ricava questa perla di saggezza dal suo mentore, il dott. Buzzi:
lasciarlo parlare, lasciargli raccontare della guerra non serve per la diagnosi ma serve per creare un rapporto di fiducia e sarà più collaborativo con la terapia.
Comprende quanto siano importanti le parole di un medico, “le parole di chi ci cura possono far bene più di tante medicine”.
Non manca il riferimento a un altro Papa, stavolta Pio XII, a cui l’autore viene paragonato:
alto, magro con un camice più lungo di quelli soliti, un atteggiamento ieratico, parlavo adagio e a bassa voce.
Il momento della morte rappresenta il momento della verità, emerge la ricchezza di un rapporto, “non importa se la mamma è anziana, è malata, magari a volte la testa non funziona più e finché esiste tu sei figlio”,
rimasi fermo immobile con la sua mano fra le mie. Sapevo che non dovevo muovermi per non rompere l’incantesimo.
Un rimpianto per non aver vissuto pienamente il rapporto con il fratello emerge da una riflessione a margine della scoperta dell’esistenza di un epistolario tra il fratello e la governante:
ti avrebbe voluto bene proprio per la tua debolezza e i tuoi errori perché avrebbe capito che eri come lui, che vi sareste potuti sostenere e aiutare a vicenda.
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