Tutta la vita che resta
- Autore: Roberta Recchia
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2024
Roberta Recchia è di Roma, laureata in Lingue e Letterature Europee e Americane. Ha lavorato per molti anni in un contesto aziendale per poi intraprendere la strada dell’insegnamento, ma si è sempre dedicata alla scrittura: il suo primo romanzo è intitolato Tutta la vita che resta ed è edito da Rizzoli. Ora è in corso di pubblicazione in quattordici Paesi tra cui Regno Unito, Francia e Spagna.
L’autrice è appassionata di cinema, e vive con il suo chihuahua Claudio.
Tutta la vita che resta è un esordio e, già di per sé, questo è una fonte di stupore, ma non solo. La lettura è dolcissima, è potente all’estremo, e si fa ricordare per bellezza di scrittura e contenuto.
Racconta con stile preciso e disincantato la storia di vita della famiglia Ansaldo. Inizia dai lontani anni Cinquanta a Roma, quando Marisa rimane incinta.
Ma il padre del bambino lavora in Svizzera, e non ne vuole sapere nulla. La abbandona e lei non sa cosa fare. Per i genitori di lei, commercianti di un negozio ben avviato, è la tragedia assoluta. Bisogna a tutti i costi trovare un sostituto dell’inetto che ha messo incinta la loro figlia. Ma i tempi sono quelli che sono, e nessuno vuole avere a che fare con una donna considerata “dissoluta”.
Ettore e Letizia Balestreri non demordono e mettono gli occhi su un giovane di belle speranze, ma povero e per di più orfano, tale Stevio Ansaldo. Lo assumono nel negozio e lo mettono a stretto contatto con la loro figlia Marisa. Marisa è di una bellezza sconvolgente, ed è gioco forza per lui innamorarsene. I giochi sono fatti? Non proprio, perché Marisa decide di essere onesta con lui, e gli confessa la verità. Però lui non solo è troppo onesto, ma è anche innamorato perso e decide di prendersi cura di lei e del futuro bambino come se fosse suo.
Arriva la famosa nevicata di Roma del 1956:
Gli adulti, con gli occhi sgranati, abbracciavano con lo sguardo pieno di meraviglia quella città che s’era fatta più bella, con quel mantello da fata addosso così candido che pareva lucido, tanto brillava sotto la luce del mattino.
Un fatto grave avviene proprio quel giorno: Marisa giace nel letto ammalata, preda di una febbre che la sta torturando. È in fin di vita, quando Stevio la porta al pronto soccorso in braccio, correndo come un pazzo.
Marisa è affetta da una gravissima forma di peritonite, il bambino da una tuba è sceso, e le ha provocato la tremenda infiammazione. Lei si salverà, ma il bambino no. La vita è ancora tutta da affrontare, e i due dopo tanto tempo si sposano. Avranno due figli, Ettore, il primogenito, e Betta, la secondogenita.
Questo, in breve, è tutto ciò che accade “prima”, ovvero:
L’ultimo risveglio della vita di prima.
Già, in questo libro si assiste a un “prima” e a un “dopo”, dove nulla è più, dove tutto svanisce in un soffio. Che accade? Accade che l’adorata figlia sedicenne di Stevio e Marisa viene uccisa in una terribile serata estiva lungo la spiaggia. Con lei c’è sua cugina Miriam, anch’essa violentata, ma sopravvissuta. A Betta è toccata la stessa sorte, ma sicuramente peggiore, sia in termini di violenza che di trattamento. Che accadrà ai personaggi di questa vicenda? Si può sopravvivere alla terribile morte di un figlio? Si può sopravvivere a una violenza inaudita, del tutto gratuita e immorale? Chi sono i colpevoli? Saranno individuati oppure una giustizia, troppo garantista e spesso assente, non farà il suo doveroso lavoro? Che accadrà a Miriam, di cui tutti ignorano la violenza e la presenza sul luogo del misfatto?
Tutta la vita che resta è una lettura che si ricorda a lungo. È un film in bianco e nero, che a tratti diventa a colori, per poi spegnersi in un lungo buio che attanaglia il cuore e i sentimenti di chi legge. La morte di un figlio è forse il tema centrale del romanzo. La sopravvivenza di chi resta è sempre garantita? Come ci si sente dinnanzi ad un così tragico evento?
Così parla Marisa:
Del figlio di Malpighi mi è rimasto un taglio che mi segna il corpo fin qua su, quasi in mezzo al petto. (…) L’ho perso e ne ho avuto il corpo sfregiato per sempre. E mi sembrava giusto così, perché così mi sentivo. Sfregiata. (…) Ma per Betta? Quando un figlio ti muore il dolore dovrebbe storpiarti il corpo, non credi? Dovrebbe deformarti, lasciarti le viscere di fuori sanguinanti. Tutto quello strazio… Il resto delle parole si dissolse sulle sue labbra.
Un romanzo intrinsecamente potente. Tutta la vita che resta è un romanzo forte, dolcissimo nella scrittura e nella raffigurazione dei personaggi, è nero in tante descrizioni, è violenza assoluta descritta senza condanna, ma al contempo sfregio da cui non si esce. Un romanzo sentimentale che esplora:
I meccanismi della vergogna e del lutto, ma soprattutto dell’affetto e della cura, e li fa emergere con una delicatezza sapiente, capace di incantare e sorprendere.
È una lettura che insegna ad amare, a capire, spesso ciò che non si può capire, perché troppo nero, troppo violento e troppo devastante. Una lettura che ricorderò a lungo. Davvero molto molto bello, di una bellezza narrativa superba e di gran fascino.
Tutta la vita che resta
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Un libro perfetto per...
A chi ama le belle storie. A chi vuole emozionarsi. A chi vuole capire l’inconoscibile,la violenza, il perdono.
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Tutta la vita che resta
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