Un Uomo
- Autore: Oriana Fallaci
"Quel che deve essere è, quel che dovrà essere sarà."
Panagulis ripete questa frase più di una volta, ed anche poco prima della fine, poco tempo prima della sua morte. Una morte apparentemente casuale, ma con occhio più attento e grazie alla scrupolosa analisi della Fallaci è quasi ovvio dedurre che Alekos Panagulis venne ucciso, fatto fuori perchè ritenuto pericoloso.
La stessa Fallaci sua compagna, "unica compagna possibile", usa la metafora dell’eroe della favola, delle tragedie, ingredienti delle quali sono l’amore, il dolore, e la morte.
"Un Uomo" è il romanzo degli ultimi anni della vita di Alekos Panagulis; terrorista o eroe: questo è il dilemma. Oriana fu sua compagna, sua ancora, sua spalla, probabilmente l’unico filo sano capace di tenerlo aggrappato al mondo durante la sua lotta da eroe solitario. Un eroe senza partito, senza capi, probabilmente senza Dio, ma con la parola Libertà stampata nella testa. Ed è proprio per questa parola e per la democrazia, che Alekos resisterà alle torture di Boiati, la prigione dove venne tenuto prima che gli fosse concessa la grazia.
Oriana incontra Alekos nel 1973, ed è lei stessa a descrivere la nascita del loro legame, che chiamare amore sarebbe quasi riduttivo. Spesso si serve della metafora di Don Chisciotte, definendo lei stessa come Sancho Panza. Si definirà inoltre pedina, ingranaggio, parte integrante del meccanismo che avrebbe portato Alekos fino alla morte, quasi senza poter sfuggire al destino.
Dal 1973 al 1976, la Fallaci descrive in maniera minuziosa, profonda ed emozionata, la lotta, le debolezze dell’eroe, il pensiero dell’eroe, la follia dell’eroe, l’amore dell’eroe. Fino alla morte dell’eroe sulla sua Primavera, quella macchina che Oriana aveva sempre odiato.
La storia di Panagulis comincia con la maschera da terrorista calata sul viso, nell’attentato a Georgios Papadopulos, fallito miseramente. Ed è proprio questo che molti ricorderanno, il terrorista che non riuscì a far scoppiare le bombe, l’uomo che come tanti altri non ebbe pietà di un altro uomo. Ma Oriana, "incaricata" dallo stesso Panagulis, ci propone gli anni della vita del "terrorista" colmi di sfumature capaci di farci levare quella maschera dal volto di Alekos e mettere su la trama dei suoi ideali fomentati dal rifiuto per un regime dittatoriale e guidati dal forte spirito democratico ma soprattutto libero. Non si risparmia nel descrivere il carattere di un uomo che, dopo aver subito torture di ogni sorta e genere, si affaccia alla vita con la sfacciataggine di uno scolaro ribelle. O forse Alekos era sempre stato così, un ribelle. Un uomo ribelle, ribelle per sua natura, nella quale è lampante e profonda la vena poetica, la vena filosofica, la voglia di sviscerare la vita.
Ma sarà a causa della sua ultima lotta contro Averoff, Primo Ministro dopo la caduta della Dittatura guidata da Papadopulos, e per il tentativo di pubblicazione di documenti segreti dell’Esa, che Panagulis esalerà il suo ultimo respiro. Ed Oriana ce lo racconta forse nel miglior modo con cui si possa raccontare la vita di "un uomo".
Un uomo
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Ho riletto recentemente questo libro dopo diversi anni e l’ho maggiormente apprezzato, forse l’ho meglio capito, dati tutti gli eventi di questi ultimi anni che l’hanno reso particolarmente attuale.
Ho visto in Panagulis un "eroe" puro, un sognatore, un "Che" che crede in un mondo migliore, sdoganato dalla politica reale, ma che, proprio per questo è destinato al fallimento.