Un gentiluomo a Mosca
- Autore: Amor Towles
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2017
Se dovessi individuare il primo aspetto che mi ha fatto innamorare del romanzo “Un gentiluomo a Mosca” (Neri Pozza, 2017), sarebbe senz’altro la filosofia che permea tutto il libro: l’idea, a mio parere favolosamente consolatoria, che le difficoltà nella vita non bisogna affrontarle ma saperci convivere, perché potrebbero produrre miglioramenti.
Mi spiego meglio: Amor Towles, l’autore di questo bel libro, laureatosi a Yale e qui alla sua seconda opera, attraverso il protagonista, il conte Aleksandr Il’ič Rostov, ci guida non solo lungo quasi mezzo secolo della storia russa del Novecento ma anche attraverso le ansie, le sfide e le aspettative di un uomo erudito, arguto e fiero, che si ritrova, per condanna del tribunale bolscevico, a vivere il resto della vita agli arresti domiciliari! La sua detenzione però sarà scontata all’interno del Grand Hotel Metropol, e precisamente nella suite 317!
Senonché la sua residenza forzata viene “alleviata” dalla presenza della piccola Nina, ospite dell’albergo e conoscitrice dei suoi angoli più remoti, che “insegna” al conte a scoprire questo poliedrico “microcosmo”.
“«Chi avrebbe mai immaginato, quando ti condannarono alla detenzione a vita nel Metropol, così tanti anni fa, che eri appena diventato l’uomo più fortunato di tutta la Russia!»”
Il protagonista imparerà a integrarsi all’interno dell’albergo, con il personale di servizio e i suoi ospiti, talmente a fondo da diventarne un componente essenziale, rispettato e apprezzato, pure da coloro che, avendolo condannato, lo ritengono un reietto. E ciò che al principio poteva sembrare una condanna, forse, poterebbe rivelarsi una svolta nella vita di Aleksandr.
Leggere questa storia ha sortito un duplice effetto: accompagnarmi piacevolmente attraverso la Russia dal 1922 al 1954, e farmi riconciliare con il cosiddetto fato, quella forza misteriosa e ineluttabile che guida gli eventi e che tutti temiamo, perché ogni cambiamento, per quanto atteso, ci spaventa, in quanto scardina le nostre certezze. Bello invece pensare che l’abitudine, per quanto compagna taciturna e fedele, può talvolta negarci la sorpresa di accadimenti nuovi e speciali!
Questo è quanto mi ha trasmesso questo romanzo ma soprattutto il suo protagonista, che, come si legge in bandella,
“ha il raro pregio di rendersi indimenticabile”.
Un gentiluomo a Mosca
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Lo sto leggendo ora. Il Conte Rostov non viene condannato a trascorrere la sua vita agli arresti nella suite 317. Magari! Quella è la suite precedentemente occupata. A seguito della condanna egli viene trasferito in una piccola stanza in disuso, un tempo adibita ad alloggio per i maggiordomi e le cameriere degli ospiti del Metropol (pagina 19). Mi rendo conto che la sostanza della recensione (quasi) non cambia, forse è solo una piccola pedante precisazione...
Saluti. V Regoli
Sicura di aver letto il libro? Non sconta affatto la pena soggiornando nella suite !!!!
Sto finendo di leggere questo bellissimo romanzo, e ho pensato che funzionerebbe egregiamente come sceneggiatura di un film.
Attraverso la storia di un uomo d’altri tempi, "recluso" in un albergo a scontare la condanna di appartenere a una classe sociale avversa alla rivoluzione, si svolge con insolita leggerezza e umorismo il racconto degli eventi che cambiarono la storia della Russia nel ’900, mentre la vita (con l’amicizia, la solidarietà, la tenerezza, la passione gastronomica, l’amore, la sofferenza) "entra" nell’albergo e reca al protagonista, in modo inaspettato, storie, personaggi, passioni, sorprese imprevedibili.
La sua disponibilità ad accogliere quanto di più stupefacente gli ha riservato una sorte apparentemente avversa, rappresenta un potente messaggio positivo verso la vita.