Un vulcano silenzioso, la vita. Lettere di un genio pudico
- Autore: Emily Dickinson
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2013
Amherst, 7 maggio 1845.
“Cara Abiah, mi sembra quasi passato un secolo dall’ultima volta che ti ho vista...”
Una giovane Emily Dickinson (1830 - 1886), un gigante della letteratura mondiale, scrive alla sua compagna di scuola mentre si trova presso l’Amherst Academy, uno dei primi istituti d’istruzione femminili degli Stati Uniti.
“Divento, a una velocità sorprendente, ogni giorno più bella.”
La missiva fa parte di alcune di quelle “lettere di un genio pudico” come recita il sottotitolo del libricino formato cartolina, che la poetessa scrisse nell’arco della sua vita. L’antologia di lettere, tradotte con accuratezza da Marco Federici Solari, contenuta nell’originale collana I Pacchetti, rivelatrice dell’animo anticonformista e anticonvenzionale di Emily, è qui divisa in tre parti.
Nella prima viene tracciato attraverso la voce della Dickinson “il ritratto del suo spirito sensibile ma soprattutto libero e, a tratti, spregiudicato” come viene specificato nell’Introduzione, la seconda parte riporta integralmente tre missive che sono “testi letterari autonomi che la poetessa indirizzò a un misterioso Maestro”. La terza e ultima sezione contiene quasi tutto ciò che è rimasto della storia d’amore di Emily con l’integerrimo giudice Otis Phillis Lords, uomo colto e appassionato di Shakespeare, amico della famiglia Dickinson che rivestì le più alte cariche istituzionali del Massachusetts.
Tre dicembre 1882, domenica.
“E se tu scrivessi? Oh, avere il potere di guardare, eppure se fossi lì, non lo farei a meno che non me lo chiedessi tu – perché il rispetto reciproco è il nostro dolce fine.”
Le lettere della poetessa, appartenente alla più pura aristocrazia statunitense (la magione della famiglia Dickinson era frequentata da alcuni dei maggiori intellettuali del tempo tra i quali il filosofo/scrittore/saggista Ralph Waldo Emerson) riflettono le emozioni, le passioni trattenute, “le dichiarazioni di sorprendente iconoclastia e, anche, un’ossessione d’ape per la primavera”, di una letterata che scrisse oltre 1700 poesie e in vita ne pubblicò solo sette.
Luglio 1862. A Thomas Wentworth Higginson, Pastore, giornalista e scrittore che svolse un ruolo di primo piano nel movimento abolizionista americano, per un periodo di tempo mentore di Emily.
“Potrà immaginarmi senza un ritratto? Non ne ho ora, ma sono piccola come uno Scricciolo, e ho i Capelli ribelli, come il Riccio della Castagna e gli occhi come il fondo di Sherry che l’Ospite lascia nel bicchiere. Può andare così?.” La sua Allieva.
Il prezioso libro cartolina, "Un vulcano silenzioso, la vita.", che si può spedire affrancando 1,50 di francobollo, contiene il dagherrotipo ritrovato nel 2012 che quasi certamente ritrae la Dickinson con Kate Scott Turner nel 1859, unica fotografia rimastaci della poetessa oltre a quella del 1847, diventata un’icona e che è riprodotta sulla copertina del presente volume. Lo sguardo di Emily sembra racchiudere l’intero universo, quello che la poetessa aveva circoscritto nella sua stanza tutta per sé (la Dickinson visse oltre trenta anni tra la propria stanza e il salotto della casa paterna), specchio di una sensibilità esasperata che seppe riversare nelle sue poesie capaci di toccare l’animo di chi le legge. Quanto era bella la mente sconfinata di Emily Dickinson circondata dalle pareti dell’abitazione di Amherst.
Inizio giugno 1852, venerdì mattina. A Susan Gilbert Dickinson, amica e cognata di Emily e lettrice delle sue poesie.
“Quanto devono sembrare scialbe le nostre vite alle spose e alle fidanzate, i cui giorni si nutrono d’oro e che ogni giorno raccolgono perle; alla moglie però, Susie, a volte alla moglie dimenticata, le nostre vite forse appaiono come le più preziose al mondo.”
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