Una minima infelicità
- Autore: Carmen Verde
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2023
Tra i dodici finalisti della severa selezione che porterà alla mitica cinquina del Premio Strega 2023 c’è il romanzo di Carmen Verde, Una minima infelicità edito da Neri Pozza.
Superlativi assoluti, “Dio è l’altissimo”, in esergo, e poi la “minima infelicità” del titolo, che allude anche all’altezza della protagonista, l’io narrante di questa storia dolorosa: una bambina le cui ossa non si allungano, malgrado le incessanti preghiere della madre, bella, alta, elegante, capelli lisci come velluto, caviglie sottili, postura raffinata.
La piccola Annetta sin dalle scuole elementari ha un’adorazione assoluta per questa Mamma, a cui vorrebbe somigliare, anche se la loro è “una somiglianza ingannevole”.
La vicenda è tutta racchiusa nello stretto perimetro dell’appartamento di una famiglia molto benestante, grazie ad un famoso negozio di tessuti in città nel quale il padre, Antonio, profonde tutte le sue energie. Ma la bella madre è fragile, ha disturbi del comportamento, non sembra adeguata al ruolo materno; tanto che viene introdotta in casa, su suggerimento della maestra suora, una domestica, Clara, il cui ruolo sarà fortemente negativo e riuscirà ad allontanare ancora di più la bambina dalla madre.
Un libro intriso di profonda infelicità, di dolore cocente, per la presenza della malattia fisica e mentale. Sarà la nonna Adelina, la madre di sua madre, a spiegare ad Annetta l’essenza del dolore e dell’infelicità:
L’infelicità è un luogo, un luogo fisico, una stanza buia nella quale scegliamo di stare. Tanto che, quando accendiamo un lume, subito lo schermiamo, perché nessuno possa spiare all’interno.
La nonna finirà in manicomio, e la sorte della figlia, Sofia Vivier, malgrado l’apparente buon matrimonio e la presenza della figlia Annetta, è destinata a seguirne le orme.
Il romanzo attraversa tutta la vita di Annetta, la sua solitudine, la sua mancanza di rapporti con l’esterno, malgrado i buoni studi che saranno l’unico suo riscatto.
A scuola cerca di farsi delle amiche, ma loro restano sempre lontane, approfittando della ricchezza e della generosità della bambina.
Malgrado venga ossessivamente misurata sul muro la sua crescita, le ossa di Annetta non si allungano, e lei continua a riflettere, a rimuginare, a istituire paragoni, a illudersi:
Noi piccoli dobbiamo sempre integrare, col pensiero, ciò che di concreto manca al nostro corpo.
La casa delle donne, madre, figlia, nipote, è piena di oggetti, fotografie dimenticate nei cassetti, ninnoli preziosi che Sofia ha comprato all’insaputa del marito e poi ha nascosto, un gentiluomo dipinto su una tela ad olio, dalla cui cintura pende un orologio d’oro brillante, ma forse così lo vede solo Annetta.
Gli anni trascorrono, pieni di infelicità, e ci si avvia alla conclusione della storia. La morte del padre, la progressiva perdita dei beni, del negozio, della ricchezza, l’arrivo di un personaggio maschile, uno sfruttatore, che giocherà un ruolo devastante nel destino delle due donne, madre e figlia, prigioniere del loro legame malato.
L’infelicità è irragionevole. C’è chi ne è oppresso già dalla nascita e chi, sopperendo alla mancanza di predisposizione naturale, rimane così a lungo a contemplarla in sua madre da arrivare a sentirne nella pelle gli spini.
Molto poetico il linguaggio di Carmen Verde, molto dura la storia raccontata, interessante l’architettura del romanzo, fatto di brevi brani, di pagine quasi bianche, un pensiero sospeso: un romanzo d’amore, triste e spietato, nel quale la malattia pervade ogni cosa, e nulla sembra offrire riscatto tranne la morte, con cui la malattia confina.
Una minima infelicità
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Annetta è la voce narrante di questo romanzo, il primo, scritto da Carmen Verde.
Una voce grande in un corpo minuto.
Annetta è una figlia che venera la terra su cui sua madre cammina e naturalmente, più mamma Sofia ignora la ignora, più si guadagna tutta la venerazione di sua figlia.
Sofia è la classica donna affascinante, fondamentalmente infelice, che non riuscendo a superare il rapporto complesso con sua madre (nonna Adeline) anche detta “la pazza” e non riuscendo inoltre ad affrontare cos’è andato storto nel suo matrimonio, si lascia trasportare in una depressione che sconfina in tradimenti verso il marito, verso sua figlia e verso se stessa.
“La vita non è meno della letteratura. Bisognerebbe studiare a scuola l’infelicità delle nostre madri”
Se da una parte abbiamo Annetta che cerca di decifrare l’anima di sua madre, abbiamo anche la parte che ignora completamente l’anima di suo padre, commerciante rinomato del paese, all’apparenza anonimo nelle prime pagine del libro.
In realtà questo romanzo è abitato da anime diverse tra di loro e tutte molto interessanti; suscitano curiosità e insieme alla voce narrante, anche il lettore avverte il senso dell’indagare sul perché questi personaggi siano così e come fossero in passato.
Si assiste a fotogrammi che hanno nostalgia e rimpianto come unico comune denominatore. Assistiamo a come malattie e lutti portano gli occhi a guardare tutto in maniera diversa, più approfondita e il modo in cui Carmen Verde ha scelto di raccontare ogni intimo dettaglio di questa storia ha a che fare con una delicatezza invidiabile.
"Una minima infelicità" è una sorta di diario segreto, aperto fortunatamente al pubblico per permetterci di avere spunti di riflessione sulla vita, sui rapporti con la nostra famiglia.