Una tregua sottile
- Autore: Michele Di Tonno
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2024
Michele Di Tonno ha la capacità di farci ridere "piangendo" e con questo ossimoro scrive gran parte delle sue poesie. Le poesie si fanno più strette, come certi jeans lavati con una temperatura fin troppo alta, alla fine molte diventano un distico, una strofa di solo due versi. La silloge ha come titolo Una tregua sottile (Il ramo e la foglia edizioni, 2024, postfazione di Annamaria Vanalesti), una tregua contro i nostri problemi fisici e/o psicologici, una tregua nei conflitti bellici, una tregua tra chi ama non riamato. Perché poi l’amore è quello di cui vogliamo leggere in una poesia.
In un millennio che dopo ventiquattro anni sembra già consumato, l’amore è confinato in orribili reality dove sappiamo cosa diranno i partecipanti, che vogliono un amore sincero e pulito ma è solo una bugia, e vogliono essere anche per quindici secondi famosi, per un piccolo gruppo di persone che vi riconosce e fa un selfie che ha come titolo foto con uno che è stato in televisione ma non mi ricordo il nome.
Cosa ce ne facciamo di tanta tristezza? Nelle due righe di Confini, Di Tonno scrive:
I miei soli confini corrono / lungo cicatrici invisibili.
Ma non fa male, è come se si sapesse che l’invisibilità è proprio una condizione irreversibile del genere umano, perché è mortale, altro che i pochi minuti di notorietà. Oppure la poesia Il bacio, ermetica e tenera al contempo:
Schiuse il sipario un bacio: / ascoltai il saltello lieve di un pettirosso, lo sgranare ostinato di una clessidra, / pensai che un diamante avesse più ombre.
Dal momento che con i suoi versi tocca cieli alati oppure si resta giù a terra, Michele Di Tonno spazia dalla realtà più rarefatta alle piccole cose, oggetti muti che ricordano qualcosa del passato. Così anche nei sentimenti è capriccioso o fin troppo serio. Nella poesia dal titolo Fino stazione scrive:
Nuvole basse pesano grigie / sulla mia testa, non ho voglia / di andare alla stazione, non ho voglia / di vedere partire persone.
Nella postfazione di Annamaria Vanalesti, la studiosa scrive:
A governare il tutto è l’amore che certo presiede nell’attività poetica del nostro autore che, con un parlare dolce e affettuoso, invita la persona amata a partire con lui, in un luogo sicuro, ove non conosceranno tristezza, se non coltiveranno ipocrisie.
Quando la Vanalesti fa una disamina dello stile del poeta, preferisce la parola frammento che la parola haiku. Nell’haiku è concentrata sempre un minimo di saggezza, mentre Di Tonno ci lascia la libertà di interpretare i versi come meglio crediamo. Sembra che il poeta con questa brevità delle poesie ci dica che non c’è più tempo per letture estese e serene, perché c’è sempre, buono o cattivo, uno che bussa alla porta.
Una tregua sottile
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