Una vita di troppo. Una nuova indagine della Squadra T di Antonio Falco

Antonio Falco torna con la sua creatura di carta, La Squadra T, che abbiamo imparato a conoscere nel precedente libro La stella a sei punte, con il romanzo intitolato Una vita di troppo, sempre edito dalla casa editrice Il Ciliegio.
In questo testo le indagini parallele sono due e nettamente diverse, che avranno poi una convergenza nel finale assolutamente inaspettato.
La prima inchiesta vede il ritrovamento in un lago ghiacciato di una donna:

La sconosciuta, indossava un paio di jeans, degli scarponcini da montagna e il piumino arancione che aveva attratto l’attenzione di Paolo, il giorno prima. Gli occhi verdi, privi di vita, fuori dal ghiaccio erano ancora più impressionanti, ma se non fosse stato per le palpebre spalancate su quello sguardo fisso ed assente, la donna sarebbe sembrata addormentata o trapassata da pochi minuti perché il gelo aveva svolto il suo compito con cura, preservandola in maniera eccezionale.

Chi è la donna? E perché qualcuno l’ha accoltellata alla schiena con così tanta violenza da romperle la colonna vertebrale? A occuparsi delle indagini è il maresciallo, Giovanni Calitri, che già avevamo imparato a conoscere in un altro libro, intitolato Le ultime volontà di Musini Arturo. Lui è un uomo del Sud trapiantato al Nord, nella gelida Bardonecchia. Ma ha uno spirito di adattamento molto in rilievo, e questo gli permette di accettare bene il cambiamento:

Tutto considerato, a Giovanni, la montagna piaceva e non sentiva particolare nostalgia per la sua terra natia.

Cercando di dare un’identità alla poveretta, il Maresciallo Giovanni comprende immediatamente di trovarsi di fronte a un mistero ancora più ampio. Perché le impronte digitali permettono di risalire alla identità, ma conducono a una donna morta in un incidente ferroviario alcuni anni or sono. Come è possibile?

Qui dice che si chiamava Emma Longari, abitava a Roma, nata nel 1963 e…morta nel 2016, nell’incidente ferroviario in Basilicata.

Certamente non sarà facile venire a capo di una questione così ingarbugliata.
La seconda indagine è data dalla sparizione nel nulla di un giornalista antimafia, tale Marino Giordano, che proprio in quei giorni aveva tenuto una lezione in una scuola cittadina, dopo di che qualcuno gli ha teso un agguato e secondo alcune testimonianze è stato rapito. Ma è veramente accaduto questo ? O finalmente la mafia ha tolto di mezzo un testimone così scomodo? L’agguato ha visto anche la testimonianza di Francesco, detto Chicco, e dei suoi amici che apparentemente per caso transitavano nelle case in cui il giornalista si era rifugiato e di cui nessuno avrebbe dovuto conoscere l’esistenza. Ma forse le cose non sono andate proprio in questo senso. Qualcosa è andato storto. Che cosa? Qui a indagare la Squadra T, detta così, per via dei casi di cui si devono indagare, che non sono proprio minori, e sono considerati “trasversali”, appunto. Anche in questo caso non sarà facile raggiungere l’obiettivo, visto il clima di omertà e di mistero di cui questa vicenda è ammantata. Ci riusciranno? Le due indagini come potranno convergere in un unicum?
Alla lettura la risposta.

Il romanzo si rivela essere di genere giallo, molto intrigante ed avvincente. La prosa, nonostante la mole del libro, è sempre fluida, precisa, e scorre via veloce. La trama è ben compatta e ben costruita, intessuta di colpi di scena e di mistero, che non possono che attrarre irrimediabilmente il lettore in affanno per casi così complessi. Su tutto ovviamente la città di Torino, che l’autore racconta con perizia di metodo e perfetta conoscenza, anche dei dettagli più sconosciuti.
Ne consegue una lettura per amanti del genere, ma non solo. Frutto dei nostri tempi e di una attualità spesso oscura e buia, il romanzo si fa leggere con velocità e ritmo sostenuto. Un’indubbia altra prova letteraria, che si distingue nel vasto panorama narrativo.