Venezia notturna
- Autore: Luigi Sugana
- Genere: Letteratura di viaggio
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2019
Nel 2019 l’artigiano Enrico Ricciardi ha ristampato in una nuova elegante edizione Venezia notturna, un libretto scritto dall’intellettuale veneto Luigi Sugana, pubblicato originariamente nel 1891.
Gigi Sugana (così era soprannominato il nostro) è stato un uomo geniale; nacque a Treviso nel 1857 e nel corso della sua vita si dedicò al giornalismo, alla beneficenza, alla divulgazione della storia locale, al disegno e soprattutto al teatro. Oggi è ricordato primariamente come drammaturgo, nel 1885 si trasferì a Venezia e, sedotto dalla grandezza della storia veneta, fu autore di un ciclo di drammi storici in lingua veneziana che raccontano le vicende dei veneti dalla caduta della Serenissima all’Unità d’Italia.
Impossibile da inquadrare ideologicamente, questo artista poliedrico fu socialmente e politicamente attivissimo, nel corso del 1897 arrivò persino a organizzare il reclutamento di un gruppo di volontari veneti disposti a partecipare all’eroica lotta di liberazione combattuta dai greci contro gli oppressori turchi, un’impresa che nella sua visione tradizionalista avrebbe dovuto rinnovare le glorie delle guerre di Venezia contro la barbarie dell’islam, sempre aggressiva e avversa a ogni civiltà.
Fu inoltre tra i fondatori dell’associazione culturale Tarvisium-Venetiae, nata per valorizzare i legami storici tra la Marca e la città lagunare, nonché la storia veneta in generale. Il gruppo sorse principalmente per volere di un caro amico del drammaturgo: Pier Luigi Mozzetti-Monterumici (1868-1940), un cultore di storia veneziana che si fece tra l’altro propugnatore di un autonomismo veneto intransigente. Al pari del Sugana, Mozzetti fu un oratore provetto e utilizzò le sue doti di polemista per difendere le ragioni dei veneti davanti al centralismo italiano; in un suo articolo, intitolato Regionalismo, scrisse:
"Noi [veneti] non possiamo restare ancora a lungo legati d’interessi a chi li ha evidentemente diversi dai nostri, e questo principio d’autonomia regionale, comincia già ad imporsi alle menti maggiori, al cuore di chi ama soprattutto la sua terra natia. Dover nostro di cittadini sarebbe, adunque, come i siciliani insegnano, di unirci anche noi, di disporci, di lottare e di ottenere quella giustizia, quella equità che a noi veneti fu sempre negata, quasiché il sangue di prodi veneti non avesse bagnato i campi delle battaglie della patria. Ma se per la grande patria comune d’Italia si rifiutano ora costantemente a sostener sacrifici e liguri e romani, e napoletani e siculi, perché noi veneti soli sempre ci adatteremo, sempre piegheremo il capo? Non è più no, il saggio governo di San Marco quello che regge le nostre sorti, non sono gli splendidi nomi delle nostre tradizioni quelli che ci danno le leggi; sono sconosciuti, sono camorristi, ed è tempo di finirla...".
Sugana non fu mai vicino a queste idee, ma d’altro canto non fu mai un nazionalista; il suo era piuttosto un patriottismo dai toni risorgimentali, misto a un ancor più forte “patriottismo regionale” veneto.
Probabilmente fu proprio dopo un’accesa discussione con il sindaco di Venezia Filippo Grimani (1850-1921) che Gigi Sugana mancò all’affetto dei suoi concittadini, che tanto lo amavano; scomparve il 28 marzo 1904, al Teatro Goldoni, mentre assisteva all’Amleto, colpito da un malore. Sin dalla giovinezza, lo scrittore veneto aveva sofferto di una gravissima forma di asma e di altri seri problemi di salute che molto spesso gli impedivano di dormire.
Bisogna partire proprio da questo aspetto della biografia dell’artista per comprendere Venezia Notturna: egli trascorreva la notte vivendo nei locali cittadini, camminando per le calli e scrivendo seduto al tavolo dei caffè di grido. Era un uomo stimato, conosciuto da tutti, e per i suoi lavori traeva ispirazione dallo studio delle scene di quella realtà quotidiana che aveva sempre dinnanzi. Nessuno meglio di lui avrebbe potuto scrivere un testo su Venezia di notte.
Venezia Notturna è una guida ai migliori caffè di quella vecchia capitale, il viaggio è affascinante e si conclude alle luci dell’alba, come le dolorose camminate del suo autore, che tanto spesso era tenuto sveglio dalla sofferenza di essere intrappolato in un corpo ammalato.
Enrico Ricciardi nel suo saggio introduttivo descrive così l’aspetto trascurato del vecchio leone:
"Tozzo di statura, una capigliatura incolta e arruffata, una grande barba rossiccia fluente sul petto, trasandato nel vestire, una voce profonda che modulava tra dolcezza affabile e ira profonda quando qualcuno lo trattava male, erano questi gli elementi peculiari di Luigi Sugana, i quali lo rendevano immediatamente riconoscibile nella scena cittadina".
E non poteva esserci espressione più adatta di "scena cittadina" per raccontare quell’uomo coltissimo che raccoglieva nei bacari le impressioni per comporre i suoi copioni.
Il libro si apre con una dedica al maestro Giuseppe Tassini (1827-1899), "modesto – buono – dottissimo", ossia lo scrittore delle mitiche Curiosità Veneziane (1863) e uno tra i più famosi storici della toponomastica veneziana, e già questo ci dice molto sulla formazione del drammaturgo trevigiano.
Spiega Ricciardi che, in quegli anni, Venezia era ancora una città con un’economia normale:
"Ai tempi del Sugana c’era perfino chi in città fabbricava turaccioli, biciclette, corde di chitarra, candele, fiammiferi, colla d’amido, tappeti di cocco e inscatolava anguille marinate e caviale, tanto per citarne alcune [di attività produttive] che ai nostri giorni di monoturismo esclusivo, sembrano del tutto impensabili".
Chi ha concepito Venezia Notturna conosceva bene la storia della regina del mare e dei cambiamenti sociali che aveva conosciuto nel Settecento, ma era anche immerso nel suo tempo e sapeva perfettamente che la mutazione era ancora in corso; nell’opuscolo egli si sofferma più volte sulla natura democratica o elitaria dei diversi luoghi di Venezia:
"È Venezia aristocratica che vi conviene tutta pomposa a buon diritto delle pronipoti di bionde dogaresse, di nomi che significano una vertigine di memorie di battaglie, di vittorie, d’imprese nell’Oriente più lontano e d’altro lato mal rappresentato da giovani lions, fatali nella posa, abbenché spesso dall’aria sonnolenta di maschi sazii di conquista erotica e di regno. Così pure Venezia borghese vi affluisce, quanto più democratica, tanto più desiderosa di accomunarsi a quei nomi, di ostentare con essi intimità".
La città di San Marco è cambiata molto dalla prima edizione di questo piccolo saggio e con essa è cambiato il suo popolo, ma davvero ai giorni nostri le parole del grande Sugana non trovano eco in ciò che ancora oggi vediamo? No, certi veneti non sono mai cambiati.
Luigi Sugana era nato in Terraferma, ma amava il ricordo della "santa repubblica" con tutto il suo cuore e, allo stesso modo, ancora oggi, alcuni discendenti dei sudditi veneti di Terraferma, dopo essere diventati ricchi industriali e operosi imprenditori, ribadiscono la loro eterna fedeltà alla Dominante battendosi per conservare l’eredità della Serenissima. Essi hanno superato i passati campanilismi, sanno di non essere patrizi veneti, ma sentono che la storia della Repubblica di Venezia riguarda anche le loro città, sentono che li nobilita, gli è di esempio: è un passato che assume valore di futuro.
Venezia Notturna non dovrebbe mancare nella biblioteca di ogni erudito che ami la città lagunare. È un libro che va letto la sera, con il buio, che va sfogliato andando in pellegrinaggio a Venezia, attendendo il sorgere del sole in completa solitudine, sopraffatti dalla magnificenza del palazzo dei Dogi, quando sui ferri delle gondole sembrano specchiarsi i riflessi di un sogno antico e perduto.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Venezia notturna
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È molto interessante e, di più: emozionante.
Ma chi lo ha pubblicato?
E dove lo vende?
E a che prezzo lo vende?
E perché non si trova da nessuna parte?
Sono quattro domande dalle cui risposte dipende la vita stessa di questa edizione.