Via dalla pazza folla
- Autore: Thomas Hardy
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Garzanti
Via dalla pazza folla (titolo originale Far From the Madding Crowd, Edizione Garzanti 2015 con traduzione di Piero Jahier e Maj-Lis Rissler Stonema, introduzione di Attilio Bertolucci) di Thomas Hardy (Upper Bockhampton, 2 giugno 1840 – Dorchester, 11 gennaio 1928), pubblicato dapprima anonimo a puntate sul Cornhill Magazine e pubblicato per la prima volta nel 1874, viene riedito ora in occasione dell’uscita nelle sale cinematografiche dell’omonimo film, tratto dal celebre romanzo dello scrittore e poeta inglese, diretto da Thomas Vinterberg, con Carey Mulligan, Matthias Schoenaerts, Michael Sheen, Tom Sturridge, Juno Temple.
“Quando il fittavolo Oak sorrideva, gli angoli della bocca gli si slargavano fino a trovarsi a esigua distanza dagli orecchi”
e gli occhi si riducevano a due fessure. Di nome si chiamava Gabriele e nei giorni feriali era un giovanotto di giudizio, di movimenti sciolti, abiti decenti e generalmente buona condotta. La domenica era uomo d’idee nebulose, imbarazzato nei suoi abiti festivi: portava un cappello di feltro, pantaloni, gambali di cuoio e scarponi esageratamente larghi. In quella mattina di dicembre soleggiata e straordinariamente calda, Oak stava attraversando a piedi i suoi campi verso una cresta chiamata Norcombe Hill. Nel gettare casualmente un’occhiata oltre la siepe, Gabriele aveva visto venire giù per la china che aveva davanti, un carro a molle decorato in giallo a disegni festosi tirato da due cavalli, accanto ai quali camminava un carrettiere con una frusta in mano. Il carro era carico di masserizie casalinghe e piante in vaso per finestre, e in cima al tutto sedeva una donna giovane e attraente. Oak osservava con interesse la scena mentre il carrettiere aveva fermato il carro per andare a cercare la tavola posteriore del carro che era caduta alcuni metri prima. Nel frattempo la ragazza in cima al carico se ne stava immobile, circondata di tavole e sedie, gambe all’aria, appoggiata a una panca di quercia, e decorata sul davanti da vasi di gerani, mirti e cacti, accompagnati da un canarino in gabbia, il tutto proveniente dalle finestre di una casa da poco lasciata. Vi era anche, all’interno di un paniere di vimini, un gatto. La bella ragazza per un po’ aspettò pigramente il ritorno del carrettiere poi dopo aver guardato in basso con attenzione, tirò su un pacco oblungo, dal quale tirò fuori un piccolo specchio a dondolo. La ragazza procedette a rimirarsi attentamente schiudendo le labbra e sorridendo. Tutto a un tratto il sole aveva acceso di uno scarlatto fiammeggiante la giacca cremisi che la giovane indossava, tingendo di dolce lucentezza il suo viso chiaro e i suoi capelli scuri.
“Essa arrossì di se stessa, e vedendo arrossire la propria immagine, arrossì ancora di più”.
Quando si erano uditi i passi del carrettiere che faceva ritorno, la giovane che “si era rimirata come un bel prodotto di madre natura”, rimise lo specchio sulla carta e ripose il tutto al suo posto. Quando il carretto l’aveva oltrepassato, Gabriele toltosi dal suo posto di osservazione, disceso in strada, aveva seguito il veicolo fino alla barriera daziaria, un poco oltre il piede della collina, dove l’oggetto della sua contemplazione si era fermato per pagare il pedaggio. “Quella è una bella ragazza”, aveva detto il guardiano della barriera rivolto al fittavolo dopo che il carro si era allontanato. “Ma ha i suoi difetti”, aveva risposto Oak.
“E il più grande di tutti è, be’, quello che ci si trova sempre. La vanità”.
Il Fato o il Caso, “implacabile regolatore del destino degli uomini”, aveva scelto. Il pastore Gabriele Oak ancora non lo sapeva, ma era già innamorato di Batsceba Everdene “ben dotata e avvenente donzella”, la quale “fece presto apprezzabile cammino nel sistema affettivo del giovane fittavolo Oak”.
In “Via dalla pazza folla”, primo grande compiuto “romanzo del Wessex” (il natio e vagheggiato Dorset dell’autore), Hardy, testimone una piccola comunità che ha i colori di un dipinto di Constable, ritrae un’indimenticabile figura femminile. Nell’Inghilterra rurale della fine del XIX Secolo, Batsceba, donna indipendente e fin troppo testarda, è contesa fra tre uomini: il fiero e timido Gabriele Oak, l’irruento e tormentato sergente Francis William Troy e il vicino maturo e austero Boldwood. In questo mondo chiuso, stretto ma infinito dato dal mare d’erba dei prati e del cielo azzurro, Batsceba, spirito inquieto, sarà salvata dal solo uomo che l’aveva amata sempre con disarmante disinteresse.
“Il più intimo, segreto, semplice matrimonio che sia possibile avere”.
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