Vincent Van Gogh. La tristezza durerà per sempre
- Autore: Francesco Barilli
- Genere: Fumetti e Graphic Novel
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Becco Giallo
- Anno di pubblicazione: 2024
Assecondando per formazione il realismo paesaggistico così come il “messaggio” sociale, Vincent Van Gogh (1853-1890) è stato autore di quasi novecento dipinti e oltre mille disegni. I soggetti della sua arte sono diventati iconici: Van Gogh ha dipinto in numero copioso autoritratti, cieli stellati, stanze, sedie, girasoli, nature morte con fiori, paesaggi e quant’altro, dipingendo in fondo le angosce proiettive del proprio mal de vivre. Semmai c’è stato artista i cui i vissuti traumatici hanno coinciso con le espressioni della propria arte, questi è Van Gogh. Risulta dunque appropriata l’inquadratura che lo sceneggiatore Francesco Barilli affida ai colori e ai tratti lisergico-allucinati della fumettista Roberta Sacchi (in arte Sakka) per il graphic novel Vincent Van Gogh. La tristezza durerà per sempre (Becco Giallo, 2024).
Un colloquio ininterrotto, quasi libero-associativo, tra il genio e la sua pazzia, o forse - meglio ancora - fra il genio e il suo dolore. Un’insistita frattura interiore declinata per stazioni di vita e creatività, a cominciare dalle precoci visite alla tomba del fratellino nato morto, di cui Vincent porta il nome. Un trip ontologico-creativo senza soluzione di continuità, in cui la vita confluisce giocoforza nella sua rappresentazione pittorica. L’osteggiato innamoramento per Sien, la prostituta-malata soggetto di decine di dipinti (Cap. 2). La scelta radicale di condividere la vita agra dei lavoratori diventata I mangiatori di patate (Cap. 4). La lite con l’amico Paul Gauguin (con conseguente parziale taglio dell’orecchio) diventata l’Autoritratto con l’orecchio bendato e La sedia vuota (Cap. 6 e Cap. 7). Il trauma definitivo della lite con Gauguin, il punto di non-ritorno per Van Gogh; le colonne d’Ercole oltre le quali l’uomo e l’artista si consegnano del tutto alla follia. A questo ennesimo lutto in età adulta, si susseguono infatti nel volume i capitoli (9 e 10) delle esperienze manicomiali, confluite nei dipinti La ronda dei carcerati e nel Ritratto del dottor Gachet, il malinconico psichiatra descritto da Artaud come “purulento cerbero, giacca azzurra e biancheria inamidata”.
Fra le pagine di Vincent Van Gogh. La tristezza durerà per sempre e nell’esistenza del pittore olandese costante è la presenza del fratello Theo, che ne accompagna la parabola fino alla fine. Fino al capitolo (11) lugubre, abitato da corvi e follia; il capitolo più estremo, emblematico, immaginifico, struggente, compendio dell’intero lavoro di Barilli e Sakka. Il capitolo che, dopo fiumi di parole definitive, trova il suo climax nel tardo pomeriggio del 27 luglio 1890, il giorno e il momento nei quali Vincent si spara un colpo di pistola al petto, ignaro che proprio l’inesausto intersecarsi di arte-vita e genio-malattia lo avrebbe destinato a essere fra gli artisti più conosciuti al mondo.
L’uomo contiguo ai fiammeggi dell’esaltazione creativa come alle tenebre della psicosi che Lucien Pissarro (pittore a sua volta) riassume in parafrasi esistenziale:
O sarebbe impazzito o avrebbe superato tutti. Non sapevo, però, che avrebbe fatto entrambe le cose.
Raccontato attraverso una narrazione al contempo intima e oggettiva – tra i luoghi comuni del pietismo e dell’apologia si attesta l’equidistanza funzionale di Francesco Barilli– e l’alternanza frenetica dei piani e dei colori di Sakka, Vincent Van Gogh. La tristezza durerà per sempre non ha nulla da invidiare ai testi sin qui dedicati all’opera e alla vita controverse del pittore matto e geniale di Zundert.
Vincent Van Gogh, La tristezza durerà per sempre
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