Voce di lupo di Laura Bonalumi

Un viaggio implica sempre un percorso di formazione, dato che si torna con un bagaglio culturale più ricco, rispetto a quando si è partiti. Se poi questo viaggio viene compiuto da un ragazzino di tredici anni, in montagna, fra i boschi, diviene simbolo di difficoltà da superare e di una vita che esce dalla normalità per provare qualcosa di unico.
È quanto è successo al protagonista di “Voce di lupo” della scrittrice milanese Laura Bonalumi (Piemme, Il battello a vapore, 2017), partito per un viaggio in solitaria in quei boschi che amava frequentare col suo amico Giacomo, in una vita ormai lontana; quella della quotidianità fatta di scuola e famiglia, prima della tragedia che invece quella vita gliela ha sconvolta. Bloccato in una sorta di limbo che lo rende apatico ed incapace di reagire, questo ragazzino che sembra avere dimenticato il suo nome e che si copre le mani con un paio di guanti di lana, perché gli ricordano di essere stato troppo debole ed incapace di evitarla, quella tragedia, decide di andarsene di casa. I suoi genitori si spaventano a morte, così come la sua amica Chiara, che invece le montagne le ama soltanto in cartolina.
Qualcuno ha detto che per giungere all’alba bisogna passare attraverso la notte. Ebbene, questo ragazzo si reca nel bosco, là dove tutto ha avuto origine. Là dove non è stato capace di salvare una vita e dove, invece, una vita è terminata. Dove il senso di colpa è venuto alla luce, così come il rimorso per essere ancora vivo e il fatto di provare, ricambiato, dei sentimenti d’amore proprio per la stessa Chiara.

“Accadono cose che ti cambiano per sempre. E non bastano buoni propositi o promesse, non c’è un tasto che puoi premere per tornare indietro. Non funziona così, purtroppo, e loro – che sono i grandi – dovrebbero saperlo bene”.

Come un moderno Pollicino, questo tredicenne trova il modo di lasciare tracce del suo passaggio e di tranquillizzare chi gli vuole bene e lo sa là fuori, solo e al buio. Ma gli incontri nel bosco non sono solo negativi e paurosi. Talvolta anche un lupo può essere un angelo custode e farci capire che la vita è imprevedibile e quel che capita ineluttabile, senza bisogno di darsi una colpa.

Attraverso un linguaggio semplice ed estremamente evocativo, Laura Bonalumi ci parla di come si diventa grandi. Di quanto bene faccia rimanere un po’ da soli con se stessi, affidandosi all’ambiente circostante, laddove occhi e orecchi sono allertati ed in attesa di ogni minimo cenno. Di come ognuno di noi possa smarrirsi nel bosco, per poi ritrovare un valido aiuto che riconduce sulla via di casa.
Un racconto “fresco”, adatto ai nostri ragazzi, ma consigliato anche agli adulti che non hanno perso la voglia d’avventura.