Vulnerabili
- Autore: Paolo Crepet
- Genere: Psicologia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2020
Quando il tempo frena bruscamente e repentinamente non c’è airbag che riesca ad attutire lo scontro con i nostri pensieri e le nostre emozioni. Ci si ritrova a dover appendere la maschera degli inattaccabili, invincibili e ben corazzati che siamo soliti indossare più di quanto siamo realmente, e ci si riscopre emotivi, impazienti, incredibilmente vulnerabili. Ci si ritrova esposti ai venti della vita, costretti ad adattarci ai suoi umori senza troppo margine d’azione, e a noi, abituati a pretendere di avere sempre il controllo sulla sua potenza, tutto questo sembra paradossale, a tratti inaccettabile.
Di questo scrive Paolo Crepet – noto psichiatra e sociologo italiano – nel suo libro Vulnerabili, pubblicato da Mondadori nel 2020 nel bel mezzo della pandemia mondiale da Covid-19, uno dei periodi che hanno indubbiamente segnato la storia del mondo con eventi che ancora oggi, a qualche anno di distanza, sembrano toccare il limite del surreale.
Ex abrupto (n.d.r. all’improvviso) un virus sconosciuto è arrivato tra di noi attraversando silenziosamente confini nazionali e continentali, sovvertendo abitudini ed equilibri globali, sconvolgendo il mondo intero e privandoci della libertà in un battito di ciglia. In pochi giorni tutto è cambiato e ci siamo trovati forzati e impotenti tra le mura delle nostre case per giorni, settimane, addirittura mesi interi. Improvvisamente si è giocoforza azzerata la velocità alla quale avevamo sottoposto la nostra frenetica vita quotidiana, è aumentata la distanza con le persone a noi più care, i sorrisi sono scomparsi dietro a delle tristi mascherine chirurgiche, si sono ristretti gli spazi attorno a noi e si è allungata la percezione della durata di ogni singola giornata.
L’iniziale ma effimero momento di euforia caratterizzato da canti solidali sui balconi e aperitivi virtuali ha presto lasciato spazio all’incertezza, alla rassegnazione e alla paura collettiva, alimentate da un senso di disorientamento, abulia, solitudine e confusione interiore frutto di un tumulto emotivo con il quale probabilmente non ci eravamo mai dovuti confrontare prima di allora.
Paolo Crepet rispetta il rumoroso silenzio di quel drammatico periodo di pandemia e allo stesso tempo lo rompe per offrire al lettore una lente interessante attraverso la quale (ri)guardare a quei momenti che restano immortalati in un tempo distorto e illusorio che a volte rende difficile capire se sia ancora vicino a noi oppure oramai lontano e superato.
L’autore, con la sua penna delicata, meticolosa e intensa, sottolinea come il segno di un evento negativo possa in realtà anche insegnare, perché una crisi spesso può essere solo il guscio di una preziosa opportunità di rinascita. E allora forse è possibile realizzare che l’epidemia non ha necessariamente rappresentato una brusca e ingiusta frenata e non siamo mai rimasti davvero sospesi in un limbo spiacevole senza scadenza apparente. Abbiamo solo decelerato, tirato il fiato, preso tempo e ristabilito qualche priorità, rallentando e mettendo temporaneamente da parte abitudini calcificate in anni di forsennata corsa quotidiana per poter riscoprire con occhi nuovi il mondo esterno e interno, scrigno di incredibili risorse rimaste sotterrate dalla frenesia e frivolezza della vita pre-Covid.
Eravamo convinti che si potesse vivere senza pensare troppo, aggrappati a una rapida superficialità perfettamente calzante con il vortice fagocitante della nostra quotidianità. Ma l’inerzia che ci è stata imposta ci ha permesso di passare più tempo con noi stessi, regalandoci l’opportunità di conoscerci meglio e di più, e allo stesso tempo costringendoci a fare i conti con una realtà non facile da accettare: siamo meno forti di quello che abbiamo sempre pensato. Siamo frangibili. Siamo terribilmente e umanamente vulnerabili.
Ma la vulnerabilità di quel momento e l’accettazione consapevole dei nostri limiti e delle nostre debolezze può essere ancora oggi il motore di un importante cambiamento interiore in grado di debilitare il delirio di onnipotenza che aveva annebbiato le nostre menti lasciandoci ingiustificatamente liberi di sentirci padroni incuranti di un mondo del quale siamo in realtà soltanto ospiti.
Con una prosa intrisa di eleganza e delicatezza, e senza mai sminuire la drammaticità di uno dei periodi più bui della storia mondiale degli ultimi decenni e delle insostituibili perdite che ha causato, Paolo Crepet in Vulnerabili ci riporta ai mesi di lockdown per analizzare ogni ambito colpito dal virus e accompagnarci in un viaggio introspettivo imperniato sull’importanza della consapevolezza e la necessità del cambiamento, perché
“ciascuno di noi è ciò che appare durante una burrasca, nel bene e nel male, nella destrezza e nell’incapacità: ci si conosce nelle difficoltà (…). È la crisi - ovvero il distress, nel senso di iperstimolo - a portare a un opportuno tumulto interiore che obbliga a un esame, che costringe ognuno a guardarsi allo specchio e a dirsi la verità, invece di raccontarsela”.
E allora proprio in quella possibilità di oscillazione tra accelerazione e decelerazione che abbiamo confuso con un’indesiderata e improduttiva frenata è fiorita un’opportunità di arricchimento e cambiamento preziosa, perché sapere disinnescare le vecchie abitudini e presunzioni accogliendo la vulnerabilità come esperienza di crescita e non di annientamento può essere la vera chiave di ripartenza per salvaguardare il domani e tornare a sorprendersi.
Vulnerabili
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