Ipazia muore di Maria Moneti Codignola

Ipazia, filosofa e scienziata (360 - 415 d.C.), è una delle tante figure storiche femminili solo da poco riportate alla conoscenza del grande pubblico grazie ad altre donne: giornaliste, scrittrici, storiche. In questo caso è Maria Moneti Codignola, docente di filosofia scomparsa nel 2009, a narrare la biografia della martire pagana vissuta ad Alessandria d’Egitto. In Ipazia muore (La Tartaruga, 2010) l’autrice sviluppa la caratteristica che denota e rende straordinaria la figura di Ipazia: una filosofa che si distingue per la sua conoscenza delle discipline scientifiche. È a lei infatti che dobbiamo l’invenzione di strumenti come il planisfero e l’astrolabio.

Ipazia è figlia del matematico Teone che le trasmette la sua passione e le sue conoscenze. Diventata donna, raccoglie intorno a sé allievi da ogni parte del mondo, ma vive in un’epoca complessa e la sua esistenza ne subirà le dirette conseguenze. Il testo della Codignola ci descrive infatti un’Alessandria tormentata dallo scontro fra la civiltà ellenistica e il primo cristianesimo accettato dalle istituzioni. La città ospitava luoghi di culto variegati: v’erano chiese (riservate ai cristiani, rappresentati al tempo dal vescovo Cirillo, accanito oppositore di Ipazia), numerosi templi dedicati alle divinità greche, ma anche spazi dedicati a coloro che veneravano Iside o altre divinità generalmente tutte raccolte sotto il termine piuttosto vago di “pagane”. L’opposizione fra culture così diverse assume forme sempre più violente, sotto lo sguardo impotente (e forse anche codardo) del prefetto Oreste.

È proprio tra i gentili, coloro che veneravano divinità pagane, che troviamo molti studenti di Ipazia. Saranno loro a sostenerla e a tentare di difenderla durante i disordini che rovinano Alessandria. Ma l’adorazione verso la loro Maestra non sarà sufficiente a proteggerla quando verrà aggredita e massacrata da un gruppo di cristiani fanatici. L’autrice ci narra un’Ipazia umana, con pregi, difetti, punti di forza e debolezze, anche se è soprattutto il contesto politico descritto che merita una lettura attenta dell’opera.