Una vacanza romana e altri scritti
- Autore: Henry James
- Genere: Letteratura di viaggio
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Elliot
- Anno di pubblicazione: 2016
Il 1° giugno, in occasione del centenario della scomparsa del grande autore Henry James (New York, 15 aprile 1843 - Londra, 28 febbraio 1916), la casa editrice romana Elliot edita “Una vacanza romana e altri scritti” (titolo originale Italian Hours, traduzione di Claudio Mapelli, con fotografie di Franco Mapelli), una raccolta di tutti gli scritti, già parte del volume “Ore italiane” (1909), dedicati alla città di Roma e ai suoi dintorni, visitati da James in uno dei numerosi viaggi in Italia.
Un raffinato dipinto di Antonio Joli “Veduta del Tevere con Castel Sant’Angelo e San Pietro” è la suggestiva copertina del volume, che equivale a una elegante guida, prezioso baedeker che mostra al lettore il passato appena trascorso della Città Eterna. Tra queste “note itineranti” dello scrittore e critico tra i più importanti a cavallo del Novecento, ne scegliamo due.
“Cavalcate romane” (1873). Henry James avrebbe ricordato sempre la prima volta che aveva fatto una passeggiata a cavallo fuori dalla Porta del Popolo, verso il Ponte Mollo, la cui singola arcata sostiene il peso di una storica tradizione e costringe “il giallastro Tevere” a scorrere tra
“le sue quattro statue ecclesiastiche dalle pose manierate, sulla cresta della collina e lungo l’antica via della posta verso Firenze”.
Si era a metà di un mite inverno, quella stagione in cui più risaltano i colori della campagna romana quando la luce è piena di un pacato splendore color porpora che ossessiona le rievocazioni di chi ha visto l’Urbe come il ricordo di qualche piacere “supremamente irresponsabile”. Osservando “remote distanze”, James aveva di fronte allo sguardo pendii e vallette con bel colore azzurro, viola e marrone vellutato. Lontano sui Monti Sabini si notava un gioco di luci e ombre mentre in primo piano un contadino con mantella e cappello a punta avanzava lentamente, caracollando in groppa al suo asino. Indimenticabile la cavalcata a Monte Mario dove si possono trovare tante querce da sughero adorate da tutti i cavallerizzi. Un luogo questo talmente affascinante e boschivo agli occhi di James da ricordare all’autore il New Hampshire. Henry James consiglia di passeggiare a cavallo a Villa Doria e a Villa Borghese, cuore verde romano, perché qui si ha libero accesso a quegli adorabili angoli isolati e ai boscosi viottoli dove non giunge mai il baccano dei calessi.
“A marzo il luogo diventa la perfetta epitome della primavera”.
“I dintorni di Roma”. Per tutta la sua vita James aveva parlato del “pittoresco”, ora l’aveva osservato. Pittoresco era il fluido profilo dei Colli Albani con la mezza dozzina di città che splendono sulle loro pendici color porpora, simili a macchie solari nell’ombra di una nube. Lo scrittore aveva compiuto un’escursione a sud di Roma, verso Ariccia, paesino, dove James aveva trovato una piccola piazza con un paio di fontane coperte di muschio, occupata su un lato dalla fosca facciata di Palazzo Chigi e sull’altro da una splendida chiesa dalla cupola imponente. James aveva notato “la facciata male in arnese” del Palazzo talmente trascurata che in quell’ora crepuscolare gli faceva pensare che l’interno della fatiscente dimora fosse infestato di spettri. L’autore era passato per Genzano, Albano, Nemi, appollaiata su un promontorio alto sul lago, Rocca di Papa con il suo Monte Cavo e dalla cui sommità c’è una vista prodigiosa. Ecco Frascati, centro di villeggiatura rivale di Albano, Castel Gandolfo, “cittadella appollaiata su un’altura”, paese ecclesiastico sotto la diretta protezione dei Papi
“il cui imponente palazzo sorge al centro della cittadina come un Vaticano campagnolo”.
Al pari di un dipinto di Poussin o di Granet, Henry James con pennellate di colore venate di sottile ironia compone una serie di coinvolgenti ritratti che sanno cogliere ogni sfumatura di una Roma bellissima, seducente com’era e non esiste più ma per questo ancora più preziosa.
“Roma che in certi stati d’animo, soprattutto per i nuovi arrivati, sembra un luogo di una tristezza quasi sinistra, in certi momenti trova il modo, quando la si conosce meglio, di spazzare via ogni ansietà con il gesto grandioso con cui qualche splendida e impaziente matrona vestita a lutto potrebbe sollevare un opprimente velo di crespo”.
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