Fiorirà l’aspidistra
- Autore: George Orwell
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Mondadori
Circoscrivere il magistero letterario di George Orwell (1903-1950) ai suoi due libri più famigerati — alludo ovviamente a La fattoria degli animali (Animal Farm) e 1984 (Nineteen Eighty-Four) — costituisce, a mio giudizio, un’operazione alquanto ingenerosa.
Fiorirà l’aspidistra (Keep the Aspidistra Flying, Mondadori, 2016, trad. G. Monicelli), pubblicato da Gollancz nel 1936, è un testo forse meno noto delle opere summenzionate, ma altrettanto considerevole sul piano estetico.
Protagonista di questo romanzo, ambientato a Londra negli anni Trenta, è Gordon Comstock, un ventinovenne fragile, nervoso e dall’aria frusta che lavora come commesso di libreria e ha alle spalle uno smilzo — e sfortunato — volumetto di versi edito a proprie spese. Comstock vive in una squallida camera nella pensione gestita dalla signora Wisbeach; sul davanzale della finestra, in un vasetto verde, langue una patetica aspidistra, simbolo dell’ethos piccolo-borghese da Gordon ferocemente riprovato. La sera, dopo un mesto desinare, curvo su un tavolaccio ingombro di carte, il solitario commesso sgobba sopra un lungo poema beffardamente intitolato Piaceri londinesi; ma il progetto, troppo ambizioso, procede a singhiozzo.
Più ancora che alla poesia Comstock pensa ai soldi di cui è sprovvisto; un’ossessione, quella per il denaro, che ha guastato la relazione con Rosemary, la sua ragazza, e inaridito la sua vena creativa:
"La mancanza di quattrini significa disagio fisico e morale, significa squallide preoccupazioni, significa mancanza di tabacco, significa coscienza onnipresente del proprio fallimento, soprattutto significa solitudine. Che altro puoi essere se non un povero diavolo tutto solo con due sterline alla settimana? E in una solitudine di tanta tristezza non si potrà mai scrivere un libro degno di questo nome".
La Weltanschauung del malmostoso ventinovenne si compendia perciò in una brutale alternativa: o servi il dio denaro oppure vai a fondo. Tertium non datur. Se sei povero, la gente non si fa remore di calpestarti. Ciò nondimeno Cosmstock non muove un dito per procacciarsi un “buon” posto. Battersi per ascendere socialmente non rientra tra le sue priorità. Piuttosto egli aspira a sprofondare ancora più giù, a collocarsi in una zona grigia in cui sia il successo che la sconfitta trascolorano. Diventare uno zero: ecco ciò a cui intimamente anela. Licenziato in tronco per ubriachezza, Comstock troverà lavoro presso una scalcagnata libreria nel suburbio londinese, ma un evento inopinato lo affrancherà dalla vita opaca e sordida nella quale si è cacciato.
Fiorirà l’aspidistra non è solo il ritratto di un giovane querulo, livoroso, incline all’autocommiserazione; è altresì l’acre disamina della società capitalistica e di uno dei suoi postulati: il culto del denaro.
"Il denaro è ormai ciò che Dio era un tempo. Bene o male non hanno più significato se non nel senso di successo o fallimento. Da cui la frase magnificamente significativa, “fare bene”. Il decalogo è stato ridotto a due comandamenti. Uno per gli imprenditori — gli eletti, il clero monetario, per così dire — , “Guadagna quattrini”; l’altro per i salariati — gli schiavi e subordinati —, “Non perdere il posto”."
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