Antonio Ingroia. Io so
- Autore: Sandra Rizza Giuseppe Lo Bianco
- Casa editrice: Chiarelettere
- Anno di pubblicazione: 2012
E’ uscito da qualche mese un altro libro di impegno civile targato Chiarelettere, una lunga intervista curata dai giornalisti de "Il Fatto Quotidiano" Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza ad Antonio Ingroia, magistrato, “allievo” di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, novello candidato per le elezioni politiche 2013.
Partendo dalle bombe del 1992/93, il pm siciliano parla di una fase oscura della storia italiana – non l’unica, purtroppo! - segnata da rapporti discutibili tra alti esponenti dello Stato e crimine organizzato, depistaggi, probabili trattative tra politici, vertici delle forze dell’ordine e boss mafiosi.
Rispondendo alle domande dei due cronisti giudiziari, dopo aver condotto un lavoro di indagini lungo, irto di difficoltà, sempre in prima linea nella guerra a Cosa Nostra dalla trincea della Procura di Palermo, il Nostro sostiene senza tanti giri di parole che una parte delle istituzioni sia scesa a patti con i mafiosi. E chi, in qualsiasi modo, si è posto di traverso a queste ipotizzate trattative, è stato eliminato fisicamente: vedi Borsellino.
Il quadro che ne emerge è sconcertante, da inquietudine:
“...io so che lo Stato ha avuto una responsabilità nella morte di Paolo Borsellino, e non mi riferisco soltanto a una responsabilità morale ed etica. Sono convinto che uomini dello Stato hanno avuto una responsabilità penale in quell’eccidio”.
L’intreccio tra mafia e politica ha condizionato non poco la tenuta della nostra democrazia penetrando negli apparati di potere, creando una sotterranea forma di antiStato all’interno dello Stato. La corruzione sempre più dilagante, i sistematici attacchi alla magistratura, il contrasto ancora vivo sorto con la presidenza Napolitano per le telefonate con Mancino, rappresentano tutti segnali preoccupanti su che cosa sia diventato il Paese. Il filo rosso della trama ordita dalla mafia ha attraversato i governi di quest’ultimo ventennio - anche la sinistra, a parole paladina della legalità, ha lasciato a desiderare al riguardo - con una classe dirigente “che solo nel momento in cui si sente direttamente minacciata è pronta a reagire per legittima difesa”
Il magistrato sembra voler lanciare un grido di allarme a quegli italiani ancora fiduciosi di vivere in un paese sano, non rassegnati a trasformarsi in sudditi o vinti.
Io so - titolo evocativo di un famoso articolo apparso sul Corriere della Sera nel lontano 14 novembre 1974 a firma di Pier Paolo Pasolini – invita a non abbassare il livello di guardia nel pretendere la verità, a non farsi ottundere la mente e lo spirito critico, a non farsi avvolgere dal disimpegno e dal conformismo.
Giunto alla seconda edizione, questo libro è una rilettura di avvenimenti che hanno ferito e lacerato forse per sempre l’Italia, con un importante bagaglio di conoscenze sull’essenza del fenomeno andato in fumo insieme con le esplosioni di Capaci e via D’Amelio. Ma Ingroia incoraggia le nuove generazioni a non perdersi d’animo - anche se ne avrebbero motivo -, perché “l’Italia migliore è lì, in quel pezzo di storia che le stragi hanno tentato di cancellare” e, appunto, “da lì, da quel patrimonio etico e morale, bisogna ricominciare.”
Antonio Ingroia. Io so
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