Arabella
- Autore: Georgette Heyer
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2024
Astoria nella sua collana “Narrativa Vintage” riedita Arabella (2024, traduzione di Anna Luisa Zazo, edizione integrale a cura di Cecilia Vallardi) di Georgette Heyer (Wimbledon, 16 agosto 1902 – Londra, 4 luglio 1974), pubblicato per la prima volta dalla scrittrice inglese nel 1949, già apparso, in edizione ridotta, come “Il gioco degli equivoci” (Milano, Mondadori, 1980, traduzione dall’inglese di Anna Luisa Zazo).
Astoria, marchio piccolo e raffinato che si è contraddistinto per la riscoperta e la riproposta di titoli di autrici e autori del passato di una certa rilevanza letteraria, che fa capo alla casa editrice Guanda, si è rinnovata con una nuova veste grafica. L’intento di Astoria è quello di editare una serie di “chicche” letterarie, il primo romanzo a gennaio è stato Olivia di Dorothy Strachey, tradotto da Carlo Fruttero, a febbraio ecco arrivare Arabella, il migliore dei romanzi di Georgette Heyer.
La prolifica autrice, con i suoi cinquantasei romanzi e i numerosi racconti raggiunse fama mondiale, ricordiamo che la Regina Elisabetta II, era una sua assidua lettrice.
Georgette Heyer è nota per aver ambientato i suoi romanzi “Regency” durante il periodo della Reggenza, cioè quel decennio della storia inglese che va dal 1811 al 1820, in cui Re Giorgio III, considerato non più in grado di governare a causa di una malattia mentale, fu sostituito al governo del paese dal figlio, il Principe di Galles, Giorgio Augusto Federico (futuro Giorgio IV), che governò come principe reggente dal 1811 fino alla morte del padre, avvenuta nel 1820. Ma la nostra eroina, scrisse anche romanzi gialli sullo sfondo dell’Inghilterra tra la Prima e la Seconda guerra mondiale e romanzi storici ambientati in periodi diversi.
E pensare che Georgette, evidentemente dotata di una fervida fantasia, aveva iniziato a scrivere a diciassette anni per divertire il fratellino minore Boris.
Il romanzo fu pubblicato nel 1921 con il titolo La falena nera e riscosse un grande successo. In seguito Georgette si sposò con Ronald Rougier, un ingegnere minerario che viaggiava molto e lo seguì in Tanganica e in Macedonia. Ritornata in patria nel 1929, nel 1932 ebbe il suo primo e unico figlio, Richard.
Nel frattempo continuava a scrivere e pubblicare, giacché era costretta a sostenere economicamente sia la sua famiglia d’origine sia il marito.
“Sì, ma non andrò se dovrò sembrare una piccola e goffa provinciale, e se sono necessari diamanti sui corpetti di raso, sapete bene…”.
Se Georgette rappresentava il sostegno economico della sua famiglia, la sua eroina di carta, Arabella Tallant, una delle quattro incantevoli figlie del reverendo Henry Tallant, di nascita nobile, figlio cadetto di un proprietario terriero, nell’Inghilterra dei primi anni dell’Ottocento, sapeva che il suo viaggio a Londra, in visita alla sua madrina, era imminente. Forse lì, durante la season londinese, avrebbe trovato un buon partito, lontano dai freddi venti dello Yorkshire, che spazzavano le mura della canonica di Heythram, una dimora vasta e all’antica, soprattutto in una fredda giornata di gennaio. Mrs Tallant, a poco a poco aveva sentito aumentare le proprie ambizioni per il futuro della prima, e più bella, delle figlie e quindi aveva deciso da tempo che Arabella non avrebbe dovuto essere limitata a confini tanto ristretti e nulla avrebbe lasciato intentato per procurare ad Arabella un buon matrimonio.
Sua figlia era “una giovinetta di buon senso”, intuiva che se avesse fatto un buon matrimonio, avrebbe potuto presentare in Società le sue sorelle, e forse, se avesse avuto la fortuna di sposare un gentiluomo influente, avrebbe potuto aiutare suo fratello Bertram a entrare nell’esercito. Se Arabella sapeva da tempo che toccava a lei, come alla maggiore delle sorelle, contrarre un buon matrimonio, non poteva certo sapere che la strada per arrivare alla meta era ricca di menzogne, ostacoli, invidie e maldicenze, tipiche del bel mondo londinese del XIX secolo, dove nulla è come appare.
“Mamma, farò il possibile per non deludervi!”.
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