Arancio
- Autore: Emanuele Pettener
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2014
Emanuele Pettener, professore di italiano in una università della Florida, è ormai al suo terzo romanzo. Anche questo, come “Proust per bagnanti”, ha come scenario un luogo simbolico, poco distante da Miami, Baja Topòn, nel sud della costa atlantica della Florida, “scintillante cittadina di miliardari e criminali in pensione, buen retiro di ex tennisti, ex stilisti, ex terroristi ora golfisti, da mille Glorie Swanson e accademici ansiosi di scrivere The Great American Novel davanti al blu ispirato dell’oceano”.
L’io narrante del breve romanzo si chiama Tommaso Arancio, tanguero professionista, che nella città islandese Esmussèin incontra in un noto pub una donna grassa e coloratissima, fuseaux gialli e pelliccia sintetica viola, che agile come una foca punta il nostro ballerino, se ne innamora e lo ingaggia come scrittore di pezzi giornalistici per una rivista di cui è proprietaria, a Baja Topòn, appunto, dove Arancio per mille dollari a pezzo accetta di trasferirsi.
Poca storia nel romanzo di Pettener, ma molta atmosfera e un’ottima ricostruzione di ambienti e personaggi grazie soprattutto ad una lingua originale, rapida, nervosa, dove l’italiano si mescola all’inglese, dove abiti, abitudini, cibi, paesaggi, relazioni, raccontano una società decadente, nella quale i rapporti sinceri sono rari, mentre abbonda l’opportunismo di chi vuole costruirsi carriere rapide quanto effimere.
La grassona kitsch proviene da un’infanzia poverissima, figlia di padre ignoto, cresciuta tra le paludi e le zanzare, divenendo presto ammaestratrice di alligatori, di cui poi venderà polpette cominciando una salita inarrestabile che la porterà a divenire ricchissima e potentissima rappresenta il Sogno americano in versione cicciona, che tra una Bentley, un grattacielo e un giornale può comprarsi anche l’amore del giovane italiano Tommaso; poi c’è Petunia, la segretaria tacchi a spillo e calze autoreggenti, anche lei disposta a tutto per fare sesso con il bel Tommaso, anche a denunciarlo per molestie sessuali quando capisce che non può conquistarlo.
L’unica persona normale è la nuotatrice Alice, ragazza acqua e sapone, il simbolo dell’innocenza a cui Arancio si rivolge per vivere finalmente una relazione amorosa reale.
"Arancio" è il titolo del libro, edito da Meligrana Giuseppe Editore nel 2014, e il nome del protagonista, arancio la copertina, arancio sono i tramonti, le creme solari, gli arredi, “si sedette sul divano color mandarino” uno dei personaggi, un altro “aveva la bocca sporca di puré di zucca, di un color arancio notevole”, il cielo era rosso e arancione, le ciabattine da spiaggia sono color zabaione. Insomma, nella settimana, che è il lasso di tempo in cui Pettener circoscrive il racconto, incontri, rapporti, sconfitte, abbandoni, fallimenti, tutto si colora di arancio, come i fiori simbolo nuziale per antonomasia che chiudono la storia.
Divertenti e insolite le citazioni che compaiono nel testo, da “That’s amore”, cantata in duetto da protagonista con il rosticciere del supermercato che si chiama, of course, Dean Martin; poi c’è Glenn Grant, Jean Besançon, e un caleidoscopio di celebrità nominate quasi a caso, da Norman Rockwell a Jack Nicholson, da Kipling a Nero Wolfe, da Orson Welles a Monserrat Caballé; ci sono metafore ardite , “la pelle delle sue guance era arrossata su sfondo bianco come i falò di un mattino scandinavo”, e inserti in inglese inattesi ed ibridati, above all era maleodorante, leccaculo-addiction, hi guys, happy ending della storiaccia, o in francese “Ehi, pourquoi non parli? Ti sei enchanté”.
Il libro di Emanuele Pettener è scoppiettante, ironico, divertente, originale. Ma per essere del tutto sincera avevo preferito il suo “Proust per bagnanti”.
Arancio: romanzo
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