Audiolibro: “Stoner” letto da Sergio Rubini

“William Stoner si iscrisse all’Università del Missouri nel 1910, all’età di diciannove anni. Otto anni dopo, al culmine della prima guerra mondiale, gli fu conferito il dottorato in Filosofia e ottenne un incarico presso la stessa università, dove restò a insegnare fino alla sua morte, nel 1956”.

Sergio Rubini dà voce all’esistenza banale di un uomo semplice, capolavoro letterario di John Williams (1922-1994), edito per la prima volta negli Stati Uniti nel 1965 dalla Viking Press. Strano destino quello di Stoner che allora non riscosse in patria il successo meritato. Il volume nuovamente editato negli USA nel 2006 grazie alla New York Review Books per merito di un libraio newyorchese che l’aveva segnalato, ha scatenato un enorme interesse da parte della critica e dei lettori. Dagli States il successo della parabola vitale del Prof. William Stoner è arrivato anche in Europa, in Italia il libro è stato pubblicato nel 2012 dalla casa editrice Fazi. Ne è nata una vera e propria stonermania che ha contagiato milioni di lettori letteralmente sedotti dalla lucida cronaca di una vita minima, piatta, giacché ciascuno di noi si è domandato almeno una volta “se la sua vita fosse degna di essere vissuta. Se mai lo fosse stata”.

Dalla fine del XIX secolo fino alla metà del XX, Stoner compone le pagine del volume con un’eccelsa qualità di scrittura e la sensibilità di un autore (vincitore nel 1973 del National Book Award con Augustus) che sa narrare una biografia priva in apparenza di fatti salienti.

“Era nato nel 1891 in una piccola fattoria al centro del Missouri, vicino a Booneville, un paesino a circa quaranta miglia da Columbia, sede dell’università”.

Figlio di contadini che cercavano di coltivare una terra arida, il destino di William, dopo aver conseguito la laurea (”arrivò a Columbia con un completo di panno nero nuovo ordinato dal catalogo di Sears & Roebuck e pagato con i risparmi di sua madre”) sarebbe stato rappresentato dall’Università di Denver nella quale avrebbe insegnato Scrittura Creativa, meta finale di questo onest’uomo.

“Non superò mai il grado di ricercatore, e pochi studenti, dopo aver frequentato i suoi corsi, serbarono di lui un ricordo nitido”.

Un lavoro non sempre gratificante, un matrimonio fallimentare con Edith Bostwick, donna arcigna e arida, una figlia Grace con la quale Stoner non avrebbe mai instaurato un buon rapporto, due soli amici, un grande amore con una giovane insegnante, Katherine Driscoll, impossibile da vivere.

“A quarantatré anni compiuti, William Stoner apprese ciò che altri, ben più giovani di lui, avevano imparato prima: che la persona che amiamo da subito non è la persona che amiamo per davvero e l’amore non è un fine ma un processo attraverso il quale una persona tenta di conoscerne un’altra”.

Un’accettazione stoica di quanto accaduto senza mai lamentarsi, tutto questo fa di William Stoner un antieroe perché nulla in lui è comune, né tanto meno le sue azioni e i suoi sentimenti sempre più profondi e tangibili.

“Aveva sognato di mantenere una specie di integrità, una sorta di purezza incontaminata; aveva trovato il compromesso e la forza dirompente della superficialità. Aveva concepito la saggezza e al termine di quei lunghi anni aveva trovato l’ignoranza. E che altro? Pensò. E che altro?”.

Una vita prevedibile che appassiona contro ogni previsione. È la grande scommessa vinta di questo romanzo perfetto a tratti commovente nel quale l’autore traspose alcuni brani della propria esistenza. La voce intensa e originale di Sergio Rubini, attore versatile e accattivante, scelto da Fellini per interpretare il suo alter ego in Intervista, pone in evidenza “una scoperta meravigliosa per tutti gli amanti della letteratura”: una delle vite più belle che siano mai state raccontate.

“I colleghi di Stoner, che da vivo non l’avevano mai stimato gran che, oggi ne parlano raramente; per i più vecchi il suo nome è il monito della fine che li attende tutti, per i più giovani è soltanto un suono, che non evoca alcun passato o identità particolare cui associare loro stessi o le loro carriere”.