Blanca e le niñas viejas
- Autore: Patrizia Rinaldi
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: E/O
- Anno di pubblicazione: 2022
Dopo il successo della recente serie televisiva tratta dai romanzi di Patrizia Rinaldi, con una protagonista, Blanca, poliziotta napoletana ipovedente, grande attesa per il nuovo libro dedicato all’eroina che non vede con gli occhi ma con tutti gli altri sensi. Dico in premessa che la giovane e brava attrice protagonista della fiction ha ben poco da condividere con il personaggio originale, a partire dalla ambientazione. Napoli non è Genova, la lingua napoletana, la sua colorita gestualità, i suoi riti nei romanzi di Patrizia Rinaldi hanno un peso notevole, oltre alla capacità di articolare una scrittura piena di implicazioni sociologiche, di sottotesti che ci portano dentro un mondo variegato, pieno di forti contrasti e di profonde contraddizioni.
Anche Blanca e le niñas viejas (e/o, 2022), come i precedenti libri della scrittrice, mette in scena un palcoscenico vasto su cui si muovono diversi attori in ruoli molto distanti. Ecco una scuola alla periferia di Napoli, a Pianura, frequentata da ragazzi marginali, poveri, provenienti da famiglie, quando ci sono, in notevoli difficoltà. Nella palestra della scuola, un custode proveniente da vicende giudiziarie impegnative, Toto Esposito, si trova a essere testimone di un barbaro delitto: due mature ballerine di tango argentino, Berenice e Carminia, sono state sgozzate letteralmente dopo una festa. Esposito è reticente, perché ha affittato illegalmente la sala/palestra, come ben sa il commissario Martusciello, che conosce molto bene il custode e le sue malefatte precedenti. Entrano in scena Blanca e Liguori, perché il terzetto dei detective intende far luce sul delitto misterioso, su cui cominciano a indagare. Blanca addirittura decide di infiltrarsi nell’ambiente dei tangueros, perché spera di trovare lì il bandolo di una storia che offre spunti molto difficili da decifrare.
La capacità letteraria di Rinaldi si percepisce nell’architettura del romanzo: si dà voce a un Uomo giovane, senza un soldo, che viene da lontano deciso a uccidere sua madre che l’ha abbandonato da bambino; si dà voce anche alla città di Napoli, che diviene una voce dall’alto, una sorta di deus ex machina degno di una tragedia greca; parlano le amiche delle due donne morte, Gabriella Martese, che non riesce a dire a Blanca tutto ciò che sa delle amiche morte; c’è una giovane e bellissima prostituta, la Creola, che intreccia la sua storia a quella degli altri personaggi. Infine l’importanza che viene data al personaggio della professoressa Marilena Maffisa, che tenta di salvare dalla dispersione e dal disamore l’alunna Costanza, schiavizzata dalla madre, e suo fratello Geppino, un bambino spaventato che non vuole mai più andare a scuola. Cosa c’è nella testa del piccolo? Chi è il mostro che lo ha terrorizzato? Chi si aggira intorno a quella che dovrebbe essere una scuola sicura e invece è diventata un luogo di violenza efferata?
Una borsa d’argento abbandonata, un gatto randagio, le scarpe a mezzo tacco per ballare il tango, un coltello affilato: ecco gli oggetti simbolici che compaiono e che disegnano uno scenario su cui alla fine l’intelligenza e la sensibilità acuta di Blanca e dei suoi colleghi riusciranno a venire a capo. In mezzo all’indagine, ecco comparire elementi di grande e struggente umanità: Ninì, la figlia adottiva di Blanca, che rischia di essere travolta dal mondo della malavita da cui proviene; l’agente Carità, che trova un vero scopo nel trattenersi con Geppino, il bambino problematico che gli viene affidato. Storie di genitori che abbandonano, di famiglie disfunzionali, di affetti ritrovati, di segreti scabrosi svelati.
E poi la lingua: Blanca nel suo quartiere non è ipovedente, ma Cecata. Geppino non ha solo quel soprannome, ma si chiama Geppino Armando Maradona, per sentirsi più forte. I nobili ricchi e sfaccendati sono delle macchiette che si aggirano nelle ville di Posillipo, ballando il tango di cui poco sanno, mentre l’autrice per le sue riflessioni si è servita delle parole colte del Poeta Jorge Luis Borges.
Infine il titolo del libro: le vecchie niñas non sono proprio da buttare, come capirete leggendo questo romanzo coinvolgente, che racconta i tanti drammi con molto senso del gioco, della musica e del ballo che sono la parte più profonda e interessante della cultura napoletana.
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