Che cosa sa Minosse. Storia di fantasmi e gente strana
- Autore: Francesco Guccini Loriano Macchiavelli
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Giunti
- Anno di pubblicazione: 2020
Non credo che Loriano Macchiavelli abbia mai derogato dal romanzo giallo. Francesco Guccini al contrario evade spesso, al punto da adattare la forma narrativa al genere di turno. Si tratta in entrambi i casi di carriere longeve e fortunate, ma fateci caso: Macchiavelli è per libera associazione l’ispettore Sarti Antonio e le sue indagini canoniche, sullo sfondo di un’Italia adeguata alla storia ma rimasta nera nel fondo dell’anima; Guccini è uno e trino: leggendario cantautore fino all’altro ieri, scrittore in proprio, tra romanzi, racconti e persino qualche fumetto, e poi recidivo giallista in coppia col bolognese di cui sopra (Macchiavelli). Se guardiamo alla prosa di Guccini: straripante e quasi erudita nei testi delle canzoni, straripante (idem) e spesso intrisa di dialettismi nei libri “da solo”, piana e attenta ai meccanismi della suspense in quelli che firma col sodale Macchiavelli.
Che cosa sa Minosse. Storia di fantasmi e gente strana (Giunti, 2020) si annovera all’interno di quest’ultima categoria: un giallo tipico del duo, dove il mistero sconfina stavolta nel sovrannaturale (ma i fantasmi esistono davvero?) e le radici nelle radici di un paese appenninico che è quasi un altrove, dove pensiero magico e razionalità, fole paesane e realtà collidono e coincidono insieme, riflesso della natura ombrosa degli abitanti di quei posti. C’è peraltro Minosse, che è un gatto. E se in un giallo (o in un horror) c’è di mezzo un gatto, nove volte su dieci che non è lì per caso e fare da comparsa.
Sulla trama del romanzo soltanto brevi cenni, come al solito per non sciupare la sorpresa: al termine di una lunga serpentina di tornanti (l’ascesa in auto verso l’Overlook Hotel di Shining?) e di una compatta vegetazione, Maurizio e Marta si accorgono di una radura sulla quale torreggia una quercia secolare. Un albero imponente e, poco più in là, una vecchia casa costruita con la pietra. Da lì a soggiacere al fascino del luogo (Pietrapesa, etimologia a sua volta suggestiva) il passo è alquanto breve: marito e moglie vi si trasferiscono e tutto parrebbe filar via liscio come l’olio. Maurizio è uno scrittore in cerca di pace e tranquillità (per riandare a Shining: è vero o no che anche Jack Torrence, prima di lui, cercava pace e tranquillità?) e Marta lo asseconda con un entusiasmo forse anche maggiore. I primi fatti strani coincidono con l’emergere dalla cantina (scopriremo che gli abitanti del posto la chiamano “l’inferno”) di Minosse, un gatto nero nero anarchico e autorevole come soltanto i gatti, che sembra dare la stura a un’ulteriore sfilza di accadimenti da brivido: ombre furtive che si aggirano in giardino, inquietanti scricchiolii, luci che si accendono e si spengono nel buio; e lo stesso Minosse che sovente gonfia il pelo come i felini quando hanno paura. E se lo spettro di un antico impiccato alla quercia avesse deciso di terrorizzare la coppia al punto da indurla a lasciare la casa? Messa così sembrerebbe trattarsi di uno sconfinamento in territorio ghost story, non fosse che Che cosa sa Minosse resta soprattutto un giallo, il personaggio di Maurizio è duro a mollare (comincia a indagare) e i romanzi di Guccini & Macchiavelli rimandano a un’antropologia montanara che, oltre a inspessirne il sotto-testo, non va mai presa sottogamba.
Risultato: trama avvincente-suggestiva, prosa scorrevole. Si legge sì e no in una manciata di ore ed è tempo ben speso.
Che cosa sa Minosse: Storia di fantasmi e gente strana
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