Della gentilezza e del coraggio. Breviario di politica e altre cose
- Autore: Gianrico Carofiglio
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2020
Leggendo questo “Breviario” di Enrico Carofiglio, Della gentilezza e del coraggio (Feltrinelli, 2020), ci si trova davanti a un pregevole saggio che contiene una serie di indicazioni di buona politica, di etica, di una gentilezza, come citata nel titolo, che può apparire sovversiva. Gentilezza, coraggio e capacità di esprimere domande, di opporre quesiti: sono questi i punti fondamentali che si esplicitano in questo libro.
“Porre domande – vere domande – è né più né meno che un’attività sovversiva contro tutte le forme di autoritarismo, palese o mascherato che sia.”
“Interrogare costantemente il potere sulle ragioni e le modalità effettive del suo esercizio.”
L’autore con il suo stile asciutto e la sua scrittura lineare adotta come metafora l’esercizio delle arti marziali, in particolare quella giapponese dello Jujitsu; è un’"arte" in cui l’aggressività, la forza dell’avversario, con una resistenza attiva, si ritorce contro chi la esercita. Jujitsu è una parola composta di due parti di cui la seconda vuol dire arte e la prima cedevolezza, flessibilità, gentilezza. Lo Jujitsu è arte della gentilezza e da questo spunto parte la riflessione di Carofiglio che argomenta come questa sia da applicarsi al discorso privato e in specie a quello pubblico della Politica.
Ma questa “gentilezza”, avverte Carofiglio, non va confusa con la mitezza. Il saggio di Carofiglio è, in questa precisazione e significazione, pieno di citazioni, in un excursus che parte dall’antica filosofia orientale, arrivando fino ai filosofi contemporanei. La gentilezza va distinta dalla semplice mitezza, che può apparire remissività oppure semplice buona educazione. La gentilezza non vuol dire arrendersi, ma è il modo migliore per accettare un inevitabile conflitto, in quanto nella società in cui si vive non è possibile evitarlo. Il conflitto di per sé è inevitabile, come disse Eraclito, che della guerra e del conflitto fa la chiave centrale della sua riflessione filosofica sul divenire.
Posto quindi che il conflitto esiste sia all’interno delle vite individuali che collettive, questo non è necessariamente un male, anzi è un “modus” importante per generare progresso. Una gentilezza, quella di cui tratta Carofiglio, che è quindi cosa ben diversa dalle buone maniere, dal garbo, dalla cortesia e lo si spiega bene definendo il suo contrario. Dalla mitezza, come definita da Norberto Bobbio in suo celebre saggio Elogio della mitezza, Carofiglio prende le distanze. Bobbio infatti afferma che il mite tende a sottrarsi al conflitto avvertendone la vanità. Ma tale posizione non è condivisibile in quanto non si coglie l’inevitabilità del conflitto e sottarsi a esso è una violazione etica. Lo strumento più efficace è invece la gentilezza intesa nell’accezione e formulazione comparabile a quella di disciplina di pratica guerriera.
La forza aggressiva in tal guisa non combattuta si disperde e in questa dispersione si avverte un significato pratico e educativo, essendo l’attacco neutralizzato senza dispendio di inutile violenza. Si viene così a palesarsi all’avversario la non convenienza e l’inutilità di questi gesti, portandolo a confrontarsi su un altro piano.
L’idea di fondo che permea questa “gentilezza”, così come esposta in questo prezioso saggio, è quella di non opporre la propria forza a quella dell’avversario, mentre occorre invece entrare nel suo meccanismo, utilizzando la stessa forza dei suoi argomenti, rigirandoli a proprio vantaggio e nel volume si spiega nel dettaglio come arrivare a questo.
Della gentilezza e del coraggio. Breviario di politica e altre cose
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