Dolore
- Autore: Zeruya Shalev
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2016
Iris è la protagonista di “Dolore” il nuovo romanzo della scrittrice israeliana Zeruya Shalev, già autrice per Feltrinelli di “Quel che resta della vita” pubblicato nel 2013. I temi ricorrenti della narrativa della scrittrice, rapporti familiari, coniugali, contrasti generazionali, difficoltà di vivere da laici in un paese con forti connotazioni religiose, ritornano anche in questa storia, al cui centro si pone la famiglia di Iris, preside in una scuola di Gerusalemme, sposata da anni a Michi, madre di sue figli: Alma, ventunenne che ha da poco lasciato la casa paterna per vivere e lavorare come cameriera in un ristorante di Tel Aviv, e Omer, che va ancora a scuola ma è ormai vicino all’età del servizio militare.
Il matrimonio tra Michi e Iris si è raffreddato, dopo che, dieci anni prima, Iris accompagnando i figli a scuola era rimasta vittima di un grave attentato, che l’aveva confinata a letto dopo decine di operazioni. Proprio quella mattina Michi, che di solito accompagnava i figli, era stato chiamato in ufficio per un’emergenza, mai meglio chiarita: di fatto, quell’improvviso cambio di programma, era costato a Iris il coinvolgimento nell’attentato che per poco non l’aveva uccisa. Il dolore delle ferite, il continuo uso di antidolorifici, un corpo ormai devastato dalle cicatrici, un invecchiamento troppo precoce per i suoi appena quarantacinque anni hanno spinto Iris ad allontanarsi dal letto coniugale, a rifiutare i rapporti col marito, sempre più chiuso nelle partite a scacchi contro un invisibile nemico, solo davanti allo schermo del computer. Irrompe in questa grigia atmosfera Eitan Rosenfeld, il fidanzato della allora diciassettenne Iris, che sparito per oltre trenta anni, ora ricompare come un celebre medico dell’ospedale cittadino. I due ragazzi si erano giurati eterno amore, lei lo aveva aiutato ad assistere la madre morente, ma all’indomani del funerale della donna, Eitan era fuggito abbandonando la giovane Iris alla disperazione più nera, ad una depressione che per poco non le era costata la vita. Ora, in fila un corridoio dell’ospedale, Iris ritrova con stupore l’oggetto del suo perduto amore, e anche lui, ormai medico maturo, capelli e folta barba grigia, la riconosce e vuole rivederla: è pentito di averla abbandonata, ha avuto una vita sentimentale molto travagliata, ora è libero e pronto a ricominciare con lei una nuova vita insieme: la loro seconda occasione. La vita di Iris entra in crisi, le certezze scompaiono, l’ordine famiglia-lavoro-doveri salta, tutta presa dalla passione fisica travolgente per Eitan, che non sembra chiedere altro che lei abbandoni marito e figli per lui.
Il conflitto interiore di Iris è fortissimo e doloroso, tanto più che la figlia Alma, che recentemente aveva dato segnali di stranezza, sembra caduta preda di un manipolatore che la sta plagiando.
Zeruya Shalev, con il suo stile netto e pieno di sfumature psicologiche, sa ricostruire i turbamenti fisici e psichici di una donna avviata verso la mezza età, che si trova invece ad un bivio che le ripropone scelte coraggiose e dolorose: non a caso il nome con cui identifica sul suo telefono cellulare il fascinoso dottore è proprio Dolore. Amore come dolore, dunque, come distacco, come perdita, come riscoperta, come tradimento, come passione, come disgusto, come necessità, come abbandono: attraverso la vicenda di Iris e di sua figlia Alma ritroviamo la priorità del rapporto madre/figlia, dell’unione familiare che alla fine finisce per essere la scelta consapevole che Iris compie, a costo di un nuovo grande dolore.
Gerusalemme e Tel Aviv, i due poli della vita urbana in Israele, sono lo scenario in cui si dipanano le giornate di Iris, della sua amica Dafne, di Alma e della sua amica Noa, del giovane Sasha, un ex alunno discolo ora ritrovato, del dottor Rosen, amato dai suoi pazienti ma in fondo un uomo troppo egoista e autoreferenziale, forse troppo poco affidabile. Sullo sfondo, ma lontani, gli attentati, il servizio militare, la guerra perenne nella quale Israele e i suoi abitanti vivono ma che cercano di dimenticare, il ricordo della guerra dei Sei Giorni e della Shoah: il quotidiano è una scuola da mandare avanti, parcheggi difficili, supermercati, ristoranti, qualità dei cibi, quartieri affollati. La traduzione di Elena Lowenthal è come al solito impeccabile: mi ha incuriosito però l’uso ricorrente del verbo sogghignare, che viene usato in tutte le conversazioni: in italiano quel termine significa soprattutto ‘ridere malignamente’: non sempre mi sembra che quella sfumatura negativa riguardi i personaggi per i quali viene usato, ma forse nel testo originale è proprio così.
Dolore
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