Stupore
- Autore: Zeruya Shalev
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2022
Due donne sono al centro di Stupore di Zeruya Shalev (Feltrinelli, 2022, trad. E. Loewenthal): un’architetta di 50 anni, che vive ad Haifa con il marito Alex e il figlio Eden, e un’altra donna, molto più vecchia, Rachel, con un passato impegnativo e mai dimenticato. Sono legate da qualcosa di difficilmente decifrabile: Atara è la figlia del primo marito di Rachel, Manu Rubin, l’uomo a cui era stata legata da un amore immenso e che l’aveva improvvisamente abbandonata, senza rivederla mai più.
È trascorso molto tempo, Manu si era risposato e aveva avuto due figlie, ma in punto di morte aveva visto in sua figlia Atara l’immagine della sua amata, l’aveva chiamata con dolcezza Rachel, e poi se ne era andato senza aver riconosciuto sua figlia.
Ora lei, alla ricerca del padre da cui non si era sentita amata, ha incontrato casualmente Rachel, e ha deciso di rivederla per rievocarne la storia, il rapporto con suo padre, le ragioni dell’abbandono.
Le due donne si incontreranno due volte, ma la seconda, mentre Atara percorre in macchina la strada che la porta a Tel Aviv, dove la vecchia signora vive sola, riceve la notizia che suo marito Alex, che aveva lasciato a casa indisposto, è stato portato al pronto soccorso dal figlio. I medici lo hanno dimesso e ora febbricitante sul divano di casa aspetta il ritorno di Atara. Lei, con il senso di colpa di averlo trascurato, arriva a casa in tempo per vederlo improvvisamente peggiorare e morire.
Ora Atara e Rachel sono entrambe vedove, e la loro storia si dipana parallela, ognuna con un passato da rivedere, ricordare, rileggere. Rachel era stata una terrorista ai tempi del mandato inglese in Israele, siamo nel 1948, e la giovane donna aveva sfidato la famiglia, le convenzioni, per dedicarsi alla lotta armata insieme all’amato Manu. In seguito a un attentato in cui aveva perso la vita una ventenne, Atara, l’uomo era rimasto sconvolto, aveva abbandonato le sue convinzioni e la sua donna, sparendo definitivamente dalla sua vita, con il giuramento di non parlare mai più con nessuno del loro matrimonio.
L’incontro con Atara sconvolge il suo equilibrio psichico, non se la sente di riaprire ferite a stento rimarginate, eppure la figlia del suo amato la intriga. Atara stessa è alla ricerca di una figura protettiva se non materna, soprattutto ora che le è venuto a mancare l’uomo che ha più amato, per il quale aveva distrutto la sua giovane famiglia, imponendo a sua figlia Abigail un patrigno mai veramente accettato.
Nella storia che Zeruya Shalev racconta con estrema lucidità, si possono leggere le sfumature, i turbamenti, le contraddizioni, le sofferenze, le disillusioni che hanno segnato le due storie: la perdita del grande amore, la difficoltà nel rapportarsi con i figli, per i quali forse non si è fatto abbastanza e che ora rispondono a loro modo alle richieste delle loro madri.
Eden, che è appena rimasto orfano, si rende conto di non aver conosciuto abbastanza suo padre, e ora vuole fare scelte diverse e radicali; Atara, che era stata rifiutata e maltrattata da suo padre, cerca in Rachel le ragioni di un tale comportamento. Su tutto aleggia il clima del moderno modello di vita israeliano, dove si confrontano una modernità di tipo occidentale con le tradizioni ebraiche degli ultraortodossi, dove le letture bibliche sono un lenzuolo aperto su cui tutti sono chiamati a confrontarsi, laici e religiosi, mentre un traffico demenziale separa le città, Haifa da Tel Aviv e da Gerusalemme.
Grande scrittrice Zeruya Shalev, capace di intercettare nel quotidiano dei rapporti descritti i sottotesti che ne spiegano le reazioni. Molto intense le pagine relative al lutto in seguito alla morte di Alex. Intorno a lui non ci sarà il suo primo figlio, Yoab, né la figliastra Abigail che resta in California, ma solo il più giovane Eden: lei, Atara, starà troppo male per eseguire i riti della settimana di lutto, mentre vedrà se stessa come in una bolla, circondata da gente che non riesce a confortarla. Perché Atara cercherà rifugio in Rachel?
“Perché vuole trovare riparo sotto l’ala di quell’atavica appartenenza, l’ultima che le è rimasta, assorbire lentamente la forza radiosa di quel corpo avvizzito……condividere con lei lo stupore del loro comune destino”.
Che forza che promana dalla letteratura ebraica, che potenza di scrittura che esprime questo romanzo di donne coraggiose, sfortunate, determinate, sole. La sapiente traduzione di Elena Lowenthal ne rende accattivante e coinvolgente la lettura.
Stupore
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