Don Arlocchi e il mistero della statua di Minerva
- Autore: Ernesto Masina
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2020
L’abito sacro non fa il detective, per quanto il palinsesto televisivo si impegni a sostenere il contrario, e il protagonista di questo breve e godibile romanzo (Don Arlocchi e il mistero della statua di Minerva, Pietro Macchione Editore, 2020) di Ernesto Masina non ha alcuna intenzione di diventare un investigatore.
Il mansueto Don Arlocchi è un prete di campagna, viceparroco della chiesa di San Valentino dai modi semplici, dalla fede sprovvista di vette teologiche, ma genuina e piena di buon senso; è un uomo anziano, grasso, goffo, il sale della terra di un paesino della provincia lombarda molto più ricco di dubbi che di certezze.
Gli spazi nei quali si muove la narrazione sono quelli piccoli e scomodi di minuscole frazioni incastrate tra montagne, sentieri poco praticabili (non a caso più di un personaggio avrà spiacevoli esperienze con le discese e con le salite lungo queste strade) lungo il corso del fiume Oglio. La lingua che Masina adopera coi suoi personaggi è un dialetto spesso inespugnabile, poco noto tra l’altro a un certo mainstream della narrativa gialla che preferisce ambientare indagini nel Sud Italia.
Signor Coadiutore ch’el fa lì pugià e tuc sudàt.
El speteche egne zoe ghe porte en bel bicer de alva fresa”
Don Arlocchi viene afferrato e coinvolto nelle dinamiche successive all’omicidio di Fausto Ducoli, uomo platealmente detestato da chiunque gli abitasse accanto: chiunque sappia, o creda di sapere, qualcosa riguardo al delitto si troverà ad abusare del silenzio del confessionale per rilasciare la propria deposizione senza correre i rischi di presentarsi alla caserma dei Carabinieri del paese.
Questo libro agile e scorrevole si lascia leggere da chiunque abbia piacere di respirare l’aria di un mondo tramontato, di chi non consideri la narrativa gialla solo un esercizio mentale, ma anche una profonda immersione nelle acque del dubbio.
Mezzi sigari, pezzi di candela, qualche mela, piatti e posate sporche, fiaschi di vino vuoti, tozzi di pane raffermo, fiammiferi usati, alcuni stracci, un paio di zoccoli e altro ancora riempivano il piano del tavolo di legno, il davanzale del finestrino e la mensola sopra il grande camino.
Sembrava una drammatica natura morta dove tutto appariva inutile e senza valore.
Don Arlocchi e il mistero della statua di Minerva
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