Donna per caso di Jonathan Coe

Con “Donna per caso” siamo di fronte al primo romanzo di Jonathan Coe. Ancora lontano da successi come La casa del sonno e La famiglia Winshaw, in questo primo lavoro dello scrittore inglese non si trovano quegli intrecci che si vedranno nelle opere successive, come non si vedono quelle complessità e completezza. Forse il romanzo è più vicino, per quel che concerne il soggetto, a Questa notte mi ha aperto gli occhi, che fa parte ancora di una fase di maturazione, da un punto di vista narrativo, dello scrittore, ossia giovani che si scontrano con una realtà diversa da quella che pensavano, a cui mal si adeguano e con la quale devono fare i conti.

Maria è una donna che è dotata di una eccellente intelligenza, è molto bella, una buona propensione allo studio, insomma ha tutte le carte in regola per avere successo nella vita e soprattutto per piacere al mondo. Ma quello che succede è un po’ differente. Maria si sente sola, mediamente incompresa, insoddisfatta. Di sicuro riflessiva e cerebrale, si presenta all’esterno con un’indifferenza quasi assoluta che spiazza e che destabilizza chi le è vicino, provocando così negli altri una repulsione verso la sua persona. Ecco quindi che una ragazza normale, che vive in una famiglia normale, in un contesto sociale normale, che ha avuto un’infanzia normale, si sente fuori posto, immersa in una desolata solitudine e al tempo stesso oppressa da tutte le figure che in qualche modo hanno interagito con lei nel corso della sua vita.

La narrazione è portata avanti dallo stesso autore che, conoscendo tutti i dettagli della storia, li riporta fedelmente rivolgendosi direttamente al lettore, informandolo delle cose importanti di cui tenere traccia e degli eventi che segnano una vita. Mancano, come anticipato, quegli intrecci tipici di altre opere, anche se lascia irrisolte alcune questioni, instillando una certa curiosità nel lettore alle quali non sempre trova risposta, un primo tentativo verso quella narrazione a effetto che sarà una delle sue caratteristiche. Molte figure sono inoltre solo accennate e non approfondite, quasi a dimostrare le potenzialità inespresse del libro stesso. Ad ogni modo un buon libro dove, con ironia e distacco, lo scrittore inglese riesce comunque a tracciare le problematiche relative alla difficoltà di vivere la propria vita come si vorrebbe.