Elsina e il grande segreto
- Autore: Sandra Petrignani
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2015
Nella Collana “Quaderno quadrone” della Casa Editrice Rrose Sélavy viene pubblicato oggi 5 novembre “Elsina e il grande segreto” di Sandra Petrignani, che racconta l’infanzia di Elsa Morante (Roma, 18 agosto 1912 – Roma, 25 novembre 1985), accompagnata dalle illustrazioni di Gianni De Conno e dall’Introduzione di Franco Lorenzoni.
“Ehi bambine, ehi bambini, sedetevi un po’ intorno a me. C’è una storia che vi voglio raccontare di una scrittrice, di quando era piccola. Da grande ha scritto tanti libri e così belli che molta gente li ha letti dal principio alla fine e tutti nel mondo hanno conosciuto il suo nome”.
Negli anni Venti del secolo scorso Elsina, una bambina di otto anni dai riccetti scuri, viveva a Roma nel popolare quartiere di Testaccio, vicino al fiume Tevere con i suoi fratelli minori Aldo di sei anni e Marcello di quattro. Nello stesso appartamento insieme alla famiglia Morante oltre alla madre Irma, maestra, e al marito Augusto viveva lo zio Ciccio Lo Monaco. Quest’ultimo
“non si capiva bene quanto era zio e quanto era padre e cosa ci faceva in casa loro”
visto che i bambini avevano già un padre. L’intelligente ragazzina prepotente e un po’ cattivella spesso si sentiva arrabbiata senza saperne il motivo. Elsina amava gli animali specialmente i cani ai quali dava da mangiare la carne, “le polpettine che Elsa rubava in casa” o i biscotti. La famiglia si chiedeva perché la piccina fosse dolce con gli animali e “con noi si rivolta come un animaletto ferito”. La futura figura centrale della letteratura del Novecento amava scrivere “importava diventare una grande scrittrice” e inventare straordinarie avventure di Maghi, Sultani e Gran Capitani. Il biondo Tevere che Elsa osservava affacciata dal ponte ispirava la sua fantasia, la Bambina Prodigio guardando il fiume di Roma immaginava barche con sopra streghe, fate, principi e principesse. A soli due anni e mezzo Elsa aveva composto una poesia e Irma, che considerava Elsina la sua figlia preferita, l’aveva esibita davanti alla famiglia e ai vicini. Anche a scuola la piccola studentessa era costretta a recitare le sue poesie di fronte alla classe, ma il ruolo della Bambina Prodigio non le andava assolutamente a genio anche perché la rendeva antipatica ai suoi compagni. Solo il figlio della maestra che si chiamava Amore di cognome (“era proprio un amore”) era suo amico e le regalava una buonissima marmellata. La perspicace Elsina aveva capito che anche nei momenti bui l’amore poteva arrivare accarezzandoti i capelli chiamandoti “Ersa”, da autentico romano e farti sentire la più bella di tutti. Quando la Befana aveva portato in dono alla bambina una bambola che non aveva gradito, lei delusa aveva pianto pur ricordandosi che nei momenti bui si può sperare che le cose cambino. I suoi due papà al fine di consolarla l’avevano presa per mano e condotta a comprare una bambola per ciascuno.
Nella favola dedicata “A Milo e alla sua nuova sorellina”, Sandra Petrignani con grazia narra un particolare fondamentale dell’infanzia della sensibile autrice del celebre romanzo “La Storia” (1974). Infatti, la piccola Elsa e i suoi fratelli vivevano la particolare esperienza di convivere con due padri, quello naturale Francesco Lo Monaco e Augusto Morante, che aveva dato il proprio nome ai bambini, già marito di Irma Poggibonsi. “Non capisci? Siamo speciali perché siamo figli di due padri”. Il Grande Segreto che la curiosa e intuitiva bambina vuole scoprire e poi divulgare ai fratelli minori può divenire ispirazione letteraria, perché le ferite rendono
“i più sensibili così incapaci di sopportare le sghembature del mondo da lavorare per farne arte, poesia”
come sottolinea nell’Introduzione Franco Lorenzoni.
Auguriamoci che tutti i bambini dai nove anni, che si divertiranno ad ascoltare le stramberie della piccola Elena, si incuriosiscano tanto al personaggio da andare un giorno a cercare le parole di Elsa Morante “grande, grandissima” e originale scrittrice.
“Senti mammina, disse Celestina, Devi farmi un manto d’oro, che raggiungo il mio Tesoro, E’ il Tesoro un cavaliere, che mi vuole rivedere”.
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