Era mio padre quel Gesù bambino e altri racconti di Piero Chiara

E’ a cura di Federico Roncoroni questo splendido libro di un autore quasi dimenticato, ovvero Piero Chiara, che invece gli scrittori conoscono benissimo: proprio recentemente Giovanni Cocco e Andrea Vitali hanno affermato di aver preso stile e modo di raccontare proprio dallo scrittore di Luino.

In questi Racconti ritroviamo un Piero Chiara narratore e uno saggista. Il primo racconto vede lo scrittore piccino che scorge il padre addobbare l’albero di Natale in maniera molto accurata. Siamo ai primi del Novecento, in una famiglia credente e molto unita; il padre porta il muschio dal bosco a casa e rinnova annualmente i pastorelli e la culla del bambino.
Piero ha sempre saputo che Babbo Natale fosse il suo amatissimo padre, cui resterà legato per la vita.

Segue il racconto del Natale del 1944, in piena guerra mondiale, trascorso in un paesino del Mendrisiotto, nel basso Canton Ticino, dove era internato. Avvicinandosi il Natale, il capocampo, che aveva una moglie e due figli piccoli, pensa di celebrarlo in qualche modo, "contro la fatalità della guerra e della dispersione di tanti uomini". Anche nel dopoguerra il natale è fatto di povertà, di sacrifici, ma Chiara è sempre positivo, perché sente sulla sua vita la presenza di Dio.

Alla vigilia del 1950, in una condizione di depressione e solitudine, pensa alle donne della sua vita. In un alberghetto a Natale, ricorda le donne sposate che sono finite nel suo letto e i rimorsi per aver tradito gli amici andando a stuzzicare le loro fidanzate. Il curatore del libro racconta nella prefazione che in questo racconto c’è un taglio, una particolareggiata scena erotica piccante (non dimentichiamo che, pur essendo donnaiolo, Piero Chiara era molto credente).

Piero Chiara conosceva i Vangeli alla perfezione e nell’ultimo racconto si fa saggista e scrive che né Matteo, Marco e Giovanni ci raccontano come nacque Gesù. L’angelo Gabriele, sempre secondo Luca, scrive Chiara, comparì in Nazareth a una vergine, Maria, promessa a un uomo chiamato Giuseppe. Un racconto prezioso, che ci fa venir voglia di riprendere i Vangeli in mano.

Questo mix di ironia, di sacro e profano, di spiritualità e di libertinaggio rendono questi racconti bellissimi e la cura di Federico Roncoroni, lo scrittore di Un giorno, altrove, è preziosa.