Heidi di Francesco Muzzopappa

Reality e realtà. Malattie imbarazzanti. Sepolti in casa. Cucine da incubo.
No, non ho fatto copia e incolla da altre recensioni, questi sono soltanto i titoli di format televisivi che vanno per la maggiore. Terribile? Eh lo so, e pensare che i nostri vecchi ci hanno sempre detto che non c’è limite al peggio…
Chiara, alla soglia dell’anta (ma non diteglielo…) è senza amore, senza famiglia e con un futuro che non vede l’ora di sbatterle in faccia la sua realtà mediocre.
Beh, in realtà una famiglia ce l’ha, anche se è rappresentata esclusivamente da un padre malato che vive in una di quelle case di cura che costano come una suite imperiale all’Hilton in altissima stagione.

Potrebbe andare peggio? Certo, la residenza in questione potrebbe decidere che suo padre non è più ospite gradito. E quindi? Se l’accolla lei. Ah, nel frattempo lui si convincerà che sua figlia sia Heidi e che vivono tra i monti con cane e capretta al seguito. Ve l’ho detto che al peggio non c’è mai fine, vero?
Quindi il padre malato andrà a vivere da lei e sarà gestito da una badante, che costa più o meno come la suite sopracitata.
Consideriamo inoltre il fatto che il suo capo vuole idee geniali e non vede l’ora di sbarazzarsi di lei con una scusa qualunque. La finiamo qui? No, perché ora arriva una buona notizia: la badante assomiglia a Joey Tempest e si chiama Thomas.

Un tuffo al cuore. Anzi, una bella breccia in quel cuore che non riusciva a provare più amore da tanto, troppo tempo. Inutile dire che, per il padre, Thomas diverrà Peter, giusto per completare il cast. E ora? Che dirà, il futuro? Le riserverà un briciolo d’amore e qualche soddisfazione sul lavoro? Beh, speriamo…
Francesco Muzzopappa prende la sua ironia (sur)reale e ce la propina con il sorriso sulle labbra.
Una storia dolcedrammaticadivertente (no, non ho scordato gli spazi…), una storia nella quale è fin tropo facile immedesimarsi, facendo il tifo per la povera Chiara, che in fondo spesso siamo noi. Un libro che fa ridere e riflettere al tempo stesso. E non è cosa da tutti i giorni…