I passi di mia madre
- Autore: Elena Mearini
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2021
I passi di mia madre (Morellini, 2021, Collana Varianti) di Elena Mearini è un romanzo d’amore, di un sentimento non solo fra uomo e donna, ma soprattutto fra una figlia e una madre.
Agata è una editor freelance non giovanissima che porta dentro di sé ricordi di un passato non facile con cui non ha ancora fatto i conti, o almeno, non ha risolto dubbi che la tormentano e le impediscono di vivere pienamente la propria realtà.
“Ci sono giorni in cui mi alzo dal letto e incomincio a fare le cose senza una ragione, mi muovo solo per ricordarmi che esisto oppure per dimenticarmene, non l’ho ancora capito”
La vita di Agata è fatta di tanti sentimenti e sensazioni fra cui spicca quella di “vuoto” con cui la protagonista ha avuto a che fare fin da ragazzina. Figlia di una donna bella ed esuberante, Agata si era sempre sentita poco simile, decisamente inferiore alla madre: quest’ultima, lunghi capelli corvini, volto truccato e aspetto affascinante, procedeva spavalda nella vita
“Tira su la testa. L’ha ripetuto così tante volte mia madre...”
Agata cercava di far contenta quella mamma e mandava giù ogni pasto che lei le cucinava. Non era facile per la ragazzina, il cui senso di inadeguatezza le provocava un terribile vuoto allo stomaco e nell’anima. Erano cominciati così per la protagonista, neppure tredicenne, i disordini alimentari che la portavano ad abbuffate seguite da drastici svuotamenti di quanto appena mangiato. Ma il destino le riserba altro ancora: mamma Lucia, quella donna tanto diversa dalla figlia eppure tanto amata, un giorno improvvisamente se ne va e di lei non si sa più nulla. Mille sono i pensieri che affollano la mente della ragazzina e che l’accompagneranno nel futuro. Agata, ora pienamente donna, è intimamente ancora l’adolescente che ha bisogno del sostegno di papà e che porta in sé una ferita che non si rimargina. Lei non può accettare che mamma abbia scelto volontariamente di andarsene e si aggrappa ad affetti che, per certi aspetti, ricalcano il suo rapporto madre – figlia.
Si lega a Samuele che, però, non le garantisce la sicurezza affettiva. Lui è realizzato nel lavoro e anche negli affetti familiari che non intende assolutamente lasciare. La protagonista è ancor più attratta da quest’uomo e pare proprio, con lui, compia un percorso affettivo simile a quello con la madre: lo cerca, resta giorni e giorni ad attendere la possibilità di un breve incontro. Si accontenta delle briciole, lei che al vuoto ormai s’è abituata e va avanti a yogurt bianco e Xanax.
“La fame cattura il vuoto sparso in corpo, lo confina dentro la sacca dello stomaco, mi libera e mi rende più pulita. Respiro meglio, mi disperdo di meno, mi aiuta a concentrarmi”
Fanno parte della vita della protagonista altre figure, in particolare quella di Marco, amico e amante di qualche notte, di certo più generoso con lei che però a lui non dona il proprio cuore perché Marco non è “irraggiungibile”.
Agata desidera ciò che non ha, è ancora solo figlia e non sa quale direzione dare alla propria vita, finché, un giorno, davanti al computer decide di mettere per iscritto la storia della madre. È una sua verità, poiché della donna nulla di certo si era mai saputo, ma scrivere le attutisce il dolore, le sostituisce l’ansiolitico. Prende spunti dai vecchi documenti, tracce gelosamente serbate, comunque non concrete. Insegue un’idea particolare e da lì riscrive la storia della mamma, ne ripercorre i passi, la rincorre in quella vita che lei immagina assai diversa da quella vissuta fino al momento della sparizione.
“Scriverò la storia di mia madre. Devo capire cosa l’ha spinta a rimuovermi dalla sua vita come se fossi stata una di quelle macchie d’unto attorno ai fornelli che lei proprio non sopportava”
Le vicende che Agata va a creare paiono improbabili ma lei sente che quello è il percorso giusto. Ogni giorno attende l’appuntamento con il pc e tutto il resto piano piano si attenua. Non c’è più l’urgenza di ricevere un messaggio da Samuele e ogni tanto si crea l’occasione di incontrare Marco. Il momento più atteso è quello in cui Agata scrive di Lucia: lei è sempre più viva e la sua “presenza” le permette di riavvicinarsi persino a gusti e sapori di un’infanzia quasi dimenticata
“Ho fame e ho voglia di ricordi buoni. La focaccia ligure può soddisfare entrambi i bisogni. Il nonno riteneva che la parte unta avesse il gusto migliore – Inzuppala nel latte - mi diceva- che a mischiare il sale con lo zucchero si mangia sincero-. Per me quella frase aveva un significato oscuro. Mi ci vollero anni per comprendere il senso profondo delle parole del nonno. Il cibo, permettendoti di stare al mondo, t’insegna cos’è la vita. E se mandi giù solo cose dolci ti convinci che tutto è bello, una fregatura pericolosa. Serve anche il sale, che quando entra nelle ferite brucia, così ci si prepara all’inevitabilità del dolore”
Riassaporando momenti dolci e brucianti della propria vita, unendo tutto con i sapori e i profumi reconditi nell’animo, Agata crea quel che le manca.
Il finale è tutta una scoperta e non è solo riconciliazione. È molto di più, di certo un’imprevedibile svolta.
Elena Mearini scrive in maniera sapiente e toccante: non si tratta né di una storia qualunque né di un’autrice qualsiasi. Il romanzo è ricco di riferimenti letterari, da Philip Roth a Kundera, a Coetzee e ad altri ancora. Ben prima di leggere la biografia, s’intuisce già quello che è certezza: Elena Mearini insegna scrittura creativa e mette nel suo scritto tanta sensibilità e intensità da farlo apparire anche poetico, linguaggio non sconosciuto all’autrice.
I passi di mia madre, romanzo presentato al Premio Strega 2021, merita di essere letto e apprezzato. In esso si percepiscono, “si sentono” tante intense emozioni dalle quali è impossibile non lasciarsi trasportare.
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