Undicesimo comandamento di Elena Mearini

Lo stile adottato dalla Mearini per il romanzo Undicesimo comandamento (Perdisa Pop, 2011) è perfetto per descrivere una situazione così estrema eppure, purtroppo, così frequente. Serena è la moglie di Diego, un avvocato in carriera. Dopo un’infanzia difficile, Diego sembrava la ricompensa più alta a cui lei potesse aspirare, ma poco dopo il matrimonio si è rivelato essere un uomo odioso che la picchia e la umilia. La Mearini usa un linguaggio densissimo di metafore, dove ogni frase fatta è bandita o stravolta e dove l’attenzione del lettore è continuamente trascinata sulla pagina. Non si può mai prevedere come finiranno i suoi periodi, come non si può prevedere l’umore di Diego quando torna a casa dal lavoro, se gli piacerà la cena, o se picchierà la moglie perché il timballo non era ben cotto. I contenuti della storia si rispecchiano nello stile in un gioco di rimandi che non ti fa più posare il libro.

Pur essendo un romanzo breve, le sensazioni della protagonista sono sviscerate con la cura di uno scienziato e l’evoluzione della sua personalità si dipana attraverso le metafore religiose: se all’inizio Serena ancora cerca conforto nella preghiera e nella somiglianza del suo dolore con quello di Cristo, alla fine la dimensione religiosa viene superata. Perché c’è un’enorme differenza tra un Dio che muore davanti al suo popolo e una donna che muore ogni giorno tra le mura della sua casa.

"Mi svegliai nel letto. Diego seduto a fianco. Strofinava dei cubetti di ghiaccio sul mio viso. Recitava il salmo del perdono. non sarebbe accaduto un’altra volta. Questa è la prima e l’ultima.
Prima e ultima."

La tensione che si crea nel vortice dei ricordi e del dolore è così alta che quando la protagonista reagisce, anche se questa reazione è dovuta al superamento dell’atteggiamento religioso, la prima cosa a cui ho pensato è stata: Dio ti ringrazio! Nemesi è fatta!
Ma l’autrice non indulge nella descrizione della vendetta, va oltre, perché fermarsi ancora su Diego avrebbe significato interrompere il processo di liberazione che Serena sta portando avanti, mentre invece il passato deve essere lasciato alle spalle; da donna che si prostra, la protagonista sta diventando donna che combatte: significativo è che, mentre la storia inizia in una cappella, alla fine ci si trova al cospetto di un ring.
"Tra la palpebra e il domani" sono le ultime parole del libro, indefinite e piene di speranza, come il futuro.