I racconti
- Autore: Giovanni Papini
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Edizioni Clichy
- Anno di pubblicazione: 2022
È un’edizione rossa e grossa, più di 700 pagine. Fitte. Un libro da tenere sott’occhio, e non solo per motivi di fisiognomica: I racconti di Giovanni Papini (Clichy, 2022) sono da tenere sott’occhio anche qualora si desiderino letture spesse, e desuete. Dentro vi si rintracciano infatti i crepuscolarismi, il grottesco, i riflessi e i contro-riflessi prossim al piano apparente del reale.
Curata con minuzia da Raoul Bruni, questa raccolta enuclea per esteso, i topoi narrativi del microcosmo papiniano. Un coagulo di eco, suggestioni, contiguità ideali con ulteriori esponenti del cosiddetto fantastico quotidiano (Poe, Kafka, Buzzati, Calvino, Borges). Nonostante il copioso ostracismo letterario — sarà proprio Borges a riabilitarlo, inserendo i suoi racconti in un paio di antologie, definendolo un autore “ingiustamente dimenticato” — Giovanni Papini (1881-1956), si segnala all’interno del genere come portatore di una vis classica e autonoma al tempo stesso. L’intero suo corpus di racconti sfavilla infatti per forma e sostanza: materiale idoneo per incursioni metafisiche attraverso lo spettro figurativo della letteratura.
Come sottolinea nella sua densa introduzione al volume Raoul Bruni (Papini scrittore di racconti: dal fantastico interno all’utopia, pag. 13):
“Papini è al tempo stesso il pioniere del fantastico italiano novecentesco e il primo autore della nostra letteratura a entrare nel canone europeo del genere […]. Nella prefazione (Ai poeti) del Tragico quotidiano […] afferma che per suscitare ‘la meraviglia e lo spavento’ non intende ricorrere ‘alle strane avventure e alle eccezionali invenzioni come hanno fatto coloro che sono conosciuti col nome di ‘novellieri fantastici’, ma si propone di ‘far scaturire il fantastico dall’anima stessa degli uomini’.”
Converrebbe prendere alla lettera: le strane storie di Tragico quotidiano, per esempio, (una raccolta-emblema del senso dello scrivere papiniano) spaesano in forza di una continua tracimazione dell’insolito nel reale (L’ultima visita del gentiluomo malato è un racconto superlativo). Quello posto tra ordinario e stra-ordinario è, in altre parole, per Papini, il piano sdrucciolo dove i protagonisti agiscono, quindi scivolano senza segnali prodromi (Chi sei?, L’uomo che ha perduto se stesso, Storia completamente assurda, appartenenti alla raccolta Il pilota cieco).
Come nella Metamorfosi di Kafka, gli antieroi dei racconti di Papini precipitano in una condizione paradossale attraverso modus “naturali”. Sperimentando ex novo uno stato dispercettivo confinante con la frattura interiore e/o con la follia e/o con la comprova che immanenti all’ordinario allignano l’ombra, il perturbante, l’assurdo.
Tassonomico compendio dei suoi scritti brevi, questa edizione di racconti si avvale anche di una tonica postfazione di Alessandro Raveggi (Vette & andature. La mia strana storia di Papini).
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