Il canotto insanguinato
- Autore: Augusto De Angelis
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Sellerio
- Anno di pubblicazione: 2014
Augusto De Angelis fu uno scrittore che dovette subire limitazioni e controlli da parte delle spie fasciste, lui che aveva scritto venti libri gialli e aveva trattato i commissari e i poliziotti semplici con molto rispetto.
Giornalista e scrittore e autore teatrale, Augusto De Angelis nacque a Roma nel 1888. Divenne famoso per i gialli con il commissario della squadra mobile di Milano De Vincenzi, tanto che molti anni dopo, il commissario De Vincenzi fu una fortunata serie televisiva, tra il 1974 e il 1977, sulla RAI, con il commissario interpretato dal bravissimo attore Paolo Stoppa.
Lo scrittore lavorava anche per La Gazzetta del popolo, mentre i suoi libri gialli e noir vennero sequestrati e fu chiusa la famosissima collana dei gialli Mondadori, perché durante il fascismo non c’erano morti ammazzati e tutto era sicuro. Per un articolo che il regime fascista trovò irrispettoso, fu arrestato e portato nel carcere di Como, dove rimase per diversi mesi, fino al 1944. Per un diverbio di nessun conto con un repubblichino fascista, una banale chiacchierata prese una via "scivolosa" e l’altro uomo cominciò a picchiare pesante sullo scrittore che ancora non si era ripreso dal carcere. Morì per le botte prese nel 1944, ma i suoi romanzi gialli hanno estimatori anche in questi anni, dove non mancano certo altri commissari, investigatori privati, per la fortuna editoriale della letteratura di genere.
Il canotto insanguinato (da me letto nell’edizione Sellerio del 2014) è un giallo appassionante e complicato, scritto realmente negli anni Trenta del diciannovesimo secolo.
Milano, 1930. Il commissario De Vincenzi riceve la telefonata del Questore che gli dice che hanno fermato un russo, Ivan Kergine, per la scomparsa di Paulette Garat e nella località San Remo (ai tempi del fascismo e anche dopo non si diceva Sanremo, come giustamente si dice oggi, non essendoci nessun santo di nome Remo) hanno trovato un canotto insanguinato e con dentro la borsetta di coccodrillo con rubini e diamanti della donna, un ombrellino, un impermeabile rosso.
Kergine è stato condotto in questura dopo averlo fermato a Milano e De Vincenzi deve interrogarlo. Il tempo di vestirsi e prendere un caffè che il commissario è già su un taxi, la sua passione. In taxi e in libri sta spendendo una piccola rendita lasciata dal padre. Arrivato in questura inizia a interrogare Kergine per sette ore di fila. L’uomo non confessa nulla, dice che Paulette Garat è ancora viva e che lui l’ama molto, ma oltre questo resta muto. Nel frattempo nell’albergo di San Remo dove erano stati Kergine e Paulette, muore ammazzato un certo Letang, che aveva la camera accanto a Kergine, ma per il russo è un nome sconosciuto. Vincenzi stremato, convinto del fatalismo dei russi interrompe l’interrogatorio per partire con Kergine e con un poliziotto scelto Cruni, cui De Vincenzi è molto affezionato e la mattina dopo sono sul treno verso la cittadina della riviera ligure.
Qui trova il collega Racheli, preoccupato per quella escalation di morti e per la donna sparita, dal momento che il casinò della cittadina è famoso non solo per i giocatori d’azzardo. Come prima cosa il commissario guarda le tracce copiose di sangue e il canotto. La sua intuizione gli dice che è una messinscena e che Paulette Garat non è morta certo lì e quindi Kergine non può essere accusato di omicidio, ma va tenuto sotto stretta sorveglianza. Il proprietario dell’albergo è preoccupato per tutti questi omicidi. Alcuni clienti hanno già chiamato per cancellare la prenotazione, la cittadina, inutile fingere, vive rigogliosa per i soldi dei giocatori d’azzardo. Ma De Vincenzi ha blindato tutti gli ospiti dell’albergo, che dovranno restare lì fino a che i commissari congiunti ritengono necessario.
Per il commissario l’unica colpa del russo era essere un giocatore d’azzardo che aveva trovato una bella donna sola nel casinò. E questa è solo la prima parte, poi De Vincenzi sarà costretto ad andare a Nizza, in Germania e a Strasburgo per questa vicenda che è sempre meno collegata al gioco d’azzardo e sempre più vicina allo spionaggio europeo e internazionale.
Un esempio di giallo noir scritto quasi un secolo fa, che a parte la dicitura sbagliata della città di Sanremo, è ancora un romanzo avvincente, scritto in modo magistrale, che ci dice ancora molto di uomini perbene e farabutti di ogni tipo, oggi come ieri.
Il canotto insanguinato
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