Il capitano Paul
- Autore: Alexandre Dumas (padre)
- Genere: Avventura
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Mursia
- Anno di pubblicazione: 2016
Aveva origini scozzesi John Paul Jones, corsaro e condottiero navale anti britannico nel corso della Rivoluzione americana (1775-1783), ma Alexandre Dumas gli ha attribuito natali francesi mettendolo romanzescamente in azione sempre contro la perfida Albione. Una licenza narrativa che il papà de “I tre moschettieri” e de “Il conte di Montecristo” ha consumato nel romanzo storico d’appendice che l’editore Ugo Mursia ha pubblicato in una bella versione poco più che tascabile nel 2014: “Il capitano Paul” (collana I grandi romanzi del mare, pp. 194, euro 15,00).
Nel 1838, il prolifico ma sempre squattrinato scrittore francese aveva l’esigenza di sfornare un testo per i suoi editori e piuttosto che spremersi per una storia nuova, pensò di trasporre narrativamente un precedente dramma teatrale, liberamente ispirato alla figura di Jones, uomo di mare e d’azione. Una figura che si prestava bene a un racconto di cappa e spada tanto congeniale all’autore e apprezzato dai suoi lettori, da quasi due secoli. Epiche battaglie, a terra o sul mare, scontri all’ultimo sangue, duelli a colpi di fioretto, sciabola o arma da fuoco, animi ferventi, amori appassionati, lealtà leali, slealtà sleali.
Nel romanzo si intravedono temi e personaggi che Alexandre Dumas padre (1802-1870) svilupperà nei romanzi a seguire. Caratteri precisi, chiari, tutto è facile da interpretare e non poco manicheo: i buoni sono buoni mentre i cattivi sono la quintessenza della cattiveria. E se i buoni fanno i cattivi è solo per una sacrosanta rivincita. Vendetta, tremenda ma giustificata vendetta, dopo tante nefandezze subite che reclamano una studiata rivalsa. Le regole, del resto, erano quelle imposte dal target popolare dei romanzi d’appendice. Non a caso Le captain Paul è stato il primo pubblicato a puntate sul quotidiano parigino Le Siecle.
Sarà una storia dalla quale nasceranno altre avventure dumasiane. È tanto vero che nel romanzo marinaro appare già una figura che anticipa tutte le sventure di Edmond Dantes, prima recluso nel castello d’If per un complotto di amici infedeli, poi nei panni di Montecristo implacabile regolatore di conti con chi lo aveva denunciato, per gelosia o per avvantaggiarsi su di lui. Qui è Lusignan l’archetipo del conte. È un coraggioso, che però incontriamo come galeotto, da traghettare nelle Indie Occidentali per ordine nientemeno di re Luigi XVI (mal gliene incoglierà, visto che il sovrano Capeto finirà ghigliottinato nel 1793).
Siamo nel 1779 e un giovane aristocratico, Emmanuel d’Auray, consegna il prigioniero di stato al capitano Paul, comandante della fregata alla fonda nella rada bretone di Port Louis.
Il detenuto è diretto alla Caienna, ma i ruoli e i meriti non tardano a rivelarsi nell’abbordaggio di un battello inglese, incrociato sulla rotta atlantica. Il ragazzo si batte tanto bene, che Jones non può continuare a considerarlo un reprobo e si fa raccontare la sua storia.
Lusignan è un volitivo nullatenente, innamorato della diafana marchesina Marguerite d’Auray, che lo ricambia, ma il fratello Emmanuel contrasta l’unione ed ha ordito la trama che ha portato alla condanna del giovane spasimante.
John Paul a questo punto diventa l’artefice della fortuna della coppia. Da parte sua è nobilmente votato alla causa dell’indipendenza americana dalla prepotente Corona britannica. Il resto è avventura senza fiato, colpi di scena e rivelazioni teatrali di parentele insospettabili, alla maniera di monsieur Dumas.
Nel romanzo, mescola verità storiche e invenzioni rocambolesche. Infatti, John Paul (aggiunse Jones in memoria del nome del fratello) non è nato nel 1754 come si legge nel romanzo, ma nel 1747. È morto un anno prima del 1793 ed è stato inumato nel cimitero di Saint-Louis per protestanti stranieri, non nel cimitero cattolico parigino di Père-Lachaise, come piacque immaginare allo scrittore. Nel 1905, gli operai impegnati a rimuovere il terreno di un camposanto dismesso trovarono la bara di Jones. Il corpo, straordinariamente ben conservato, venne identificato dall’ambasciatore in Francia e traslato nella cappella dell’Accademia Navale di Annapolis, nel Maryland, sulla costa atlantica americana.
Il vero John Paul Jones era di origini scozzesi e nella fantasia di Alexandre Dumas il piccolo Paul, orfano di padre, è mandato a studiare in Scozia. È vero invece che Luigi XVI, alleato dei coloni americani indipendentisti, lo autorizzò a condurre sul mare una guerra corsara contro gli inglesi. Nel giugno 1782 assunse il comando di una fregata da 74 cannoni, America. Nel 1788 passò al servizio della zarina di Russia: col nome Pavel Dzhons comandò da contrammiraglio la Vladimir, nel Mar Nero, contro i turchi.
Dumas si è mosso tra le tante notizie sulla vita marinara di Jones e le poche sulle sue origini, per dare vita a un testo teatrale e poi letterario nel quale non si fatica a trovare la cifra degli amori, delle vendette e del riscatto di Edmond Dantes, che unisce le sventure di Lusignan alla tenacia vendicatrice del capitano Paul.
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