Il castello del cappellaio di A.J. Cronin

Il primo romanzo dello scrittore scozzese Archibald Joseph Cronin è un classico senza tempo. Fu pubblicato per la prima volta nel 1931 con il titolo originale di Hatter’s Castle, in Italia venne edito nel 1947 da Bompiani come Il castello del cappellaio.

Protagonista indiscussa di queste pagine sarà la famiglia Brodie.
Una famiglia come tante, all’inizio. All’apparenza. Perché, si sa, i panni sporchi vanno lavati di nascosto.
Tutto sembra andare per il verso giusto ma nulla dura per sempre.
E infatti qualcosa accade.
Così, all’improvviso, senza nemmeno dar loro il tempo di preparare un’efficace contromossa.
Il destino ama giocare le sue carte e se non siamo pronti a lui non interessa affatto.
Il senso di onnipotenza e la cupidigia del cappellaio rovineranno tutto ciò di buono che era stato costruito fino a quel momento.
Un istante e tutto è finito.
Una rovina materiale e morale che li lascerà senza scampo.
Solo Mary troverà la forza di sottrarsi al giogo spietato di quest’aura di malvagità. E non sarà comunque facile, ve lo posso assicurare.
L’equilibrio sconvolto potrà esser ripristinato o tutto ciò che potrà fare sarà osservare il cumulo di macerie dinanzi al suo sguardo?
Dopo la morte c’è sempre la rinascita, così dicono.
Sarà vero?

A.J. Cronin ci consegna una storia dura e drammatica e lo fa con il suo stile diretto e cinico. Mai banale.
Uno stile che ha conquistato lettori su lettori negli anni e nel mondo, una penna a volte dolce, a volte feroce, che non ha mai lesinato colpi duri.
Personaggi sapientemente dettagliati che reciteranno per noi lo spettacolo delle loro vite, senza censure e senza la pretesa d’insegnarci qualcosa.
Chiedono solo un po’ di ascolto e per noi sarà un piacere, donarglielo.
Uno scenario lontano di decenni che però non esiterà a palesarsi di fronte a noi in tutta la sua magnificenza.
Una vicenda vecchia di decenni che però è ancora tremendamente attuale perché, nonostante lo scenario differente, in fondo le magagne familiari rimangono sempre le stesse.
Una storia che non ha un vero e proprio target di riferimento, sono parole dedicate a chiunque voglia leggere qualcosa di diretto e mai banale.
Premesse da non sottovalutare. Mai.