Il fascismo degli antifascisti
- Autore: Pier Paolo Pasolini
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Garzanti
- Anno di pubblicazione: 2018
Il fascismo degli antifascisti di Pier Paolo Pasolini (Garzanti, 2018) è un libro di piccole dimensioni che contiene otto testi che Pasolini scrisse tra il settembre 1962 e il febbraio 1975, ora collocato nella collana “I Piccoli Grandi libri Garzanti”.
Alcuni di questi testi fanno parte del numeroso gruppo di articoli pubblicati su vari giornali e che raccolti in volume, hanno preso il nome di Scritti corsari.
Ecco un’operazione fascista: ma fascista nel fondo, nei ripostigli più segreti dell’anima. L’Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo.
Colpisce immediatamente la forza delle parole, la decisione con la quale i concetti sono espressi, la coerenza interna dei ragionamenti, l’analisi netta e sempre lucida, le idee estremamente chiare, tipiche del personaggio.
Tutto questo riconduce a una interpretazione della società italiana che, a distanza di decenni, risulta sotto taluni aspetti ancora attuale. Pier Paolo Pasolini individua diverse tipologie di fascismo che si sono succedute nel tempo a partire dal fascismo primordiale, delle origini, che chiama “archeologico”, fino ad arrivare, all’opposto, al “fascismo che si atteggia ad antifascismo”.
Tale affermazione, presa da sola, nella sua essenzialità, lascia intuire la potenza di un’analisi sociologica e antropologica efficacissima.
In poche pagine raccolte qui si trova un concentrato di affermazioni che a volte sorprendono e a volte spiazzano in quanto a sintesi estrema di temi su cui si potrebbe discutere a lungo. Il Potere che governa ha omologato il Paese e caratterizza quella che viene individuata come “società dei consumi”.
Io credo, lo credo profondamente, che il vero fascismo sia quello che i sociologi hanno troppo bonariamente chiamato ’la società dei consumi’. Una definizione che sembra innocua, puramente indicativa. E invece no.
Il fascismo del suo tempo è peggiore del vecchio fascismo ed è proprio la società dei consumi che ha cambiato profondamente la risposta culturale delle persone. La società dei consumi è stata imposta attraverso il concetto di sviluppo che si riassume essenzialmente nelle parole “produrre e consumare”.
Essere fascisti indica una condizione antropologica, ma all’interno della società omologata non è possibile notare, senza entrare in profondità, differenze apprezzabili tra chi è fascista e chi è antifascista.
Li distingue solo una ’decisione’ astratta e aprioristica che, per essere conosciuta, deve essere detta. Si può parlare casualmente per ore con un giovane fascista dinamitardo e non accorgersi che è un fascista. Mentre solo fino a dieci anni fa bastava non dico una parola, ma uno sguardo, per distinguerlo e riconoscerlo.
Si tratta di un discorso che evidentemente può dare luogo a equivoci e fraintendimenti e tuttavia Pasolini espone talmente bene il suo punto di vista che tale interpretazione appare realistica o almeno plausibile nella sua cruda drammaticità. Tutto ciò non significa, naturalmente, che sia scontato trovarsi d’accordo con le sue idee e neanche con chi si atteggia ad esegeta infallibile del pensiero di Pasolini.
Il titolo del libretto, Il fascismo degli antifascisti , è ripreso da un articolo contenuto in Scritti corsari, ma che era apparso in origine sul Corriere della Sera con il titolo “Apriamo un dibattito sul caso Pannella”.
Il fascismo degli antifascisti
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