Il mondo di Roy di Barry Gifford

Racconti fatti in terza persona e storie narrate e fatti descritti nelle vesti di personaggio protagonista si alternano ne Il mondo di Roy (Jimenez, 2022, trad. di Michela Carpi), antologia giffordiana che raccoglie racconti brevi e brevissimi scritti dall’autore dell’Illinois (Barry Gifford è nato a Chicago nel 1946) nel corso di decenni.

Tutti hanno in primo piano le vicissitudini quotidiane di Roy, pochi anni, figlio di genitori separati che incarna la figura (pressoché autobiografica, peraltro) di un bambino-adolescente alle prese con un mondo ora sognante e fantastico (così, sognanti e fantastiche, quasi sempre appaiono ai più giovani le cose della vita), ora più concreto e immaginabilissimo, a volte divertente, talora pieno di insidie. Il gusto amarognolo dell’esistenza di un ragazzo, per altri versi, e le asprezze della sua vita di tutti i giorni, fanno sempre capolino tra le pagine del libro, insieme ai racconti sulla scoperta del sesso o della morte, sui giochi doposcolastici tra coetanei e sulle violenze tra adolescenti, sulle solitudini e insicurezze di questi ultimi.

Come nelle opere narrative di formazione che si rispettino, però, tutti gli eventi della quotidianità (dolorosi e non) in cui Roy è coinvolto vengono filtrati attraverso l’intelligenza viva del ragazzo. Roy, per esempio, ha imparato molto bene come tenere a distanza le persone sgradite:

"Roy aveva cominciato presto, nella vita, a sviluppare la capacità di rimuovere certa gente dalla propria coscienza. Aveva semplicemente smesso di preoccuparsi di quegli individui che non considerava meritevoli della propria amicizia e fiducia. Non gli importava davvero se fossero vivi o morti; quello che facevano o meno non lo riguardava più in nessun modo."

Se in Wyoming (precedente opera di Gifford pubblicata sempre da Jimenez nel 2021) Roy viaggia solo con sua madre, in Il mondo di Roy il ragazzo a volte fa compagnia a suo padre. Uno dei suoi più grandi piaceri infatti è viaggiare in autostrada e a notte fonda. "Tra una città e l’altra, al buio, su strade poco frequentate", racconta Gifford, "Roy amava immaginare le vite di quei solitari abitanti, il loro aspetto, il modo di vestire, le abitudini."

La prosa di Gifford, resa magnificamente in italiano dalla traduzione di Michela Carpi, è fresca e colloquiale, e i toni del suo narrare non di rado appaiono nostalgici: lo stesso Gifford, nella nota introduttiva al volume scrive che

"Il mondo di Roy è una raccolta delle mie "storie di Roy" pubblicate in precedenza, un tentativo di evocare il ritratto di un tempo e di un luogo che non esistono più, un ritratto su cui ho lavorato per quasi mezzo secolo."

Il libro traccia un affresco, quello degli Stati Uniti negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso (un periodo storico davvero cruciale per il mondo intero e non solo per gli USA) e descrive credibilmente contesti che non hanno ancora del tutto perduto l’innocenza, dove i ragazzi giocano (e corrono pericoli) ancora per strada.