Camera d’albergo di Barry Gifford

Continua da parte delle edizioni Jimenez la pubblicazione di opere di Barry Gifford. Barry Gifford (Chicago, 1946) è scrittore, poeta e sceneggiatore statunitense che si distingue per il suo stile crudo, estremamente realistico e allo stesso tempo essenziale. Le sue prose (a metà tra quelle di certi autori beat e il romanzo noir) si caratterizzano anche per le descrizioni di taglio cinematografico di scene, parti e paesaggi.
Non è un caso che Gifford abbia collaborato alla realizzazione di alcuni dei film di un grande regista come David Lynch. Camera d’albergo (traduzione italiana curata da Michela Carpi) raccoglie tre commedie, due delle quali (Tricks, con protagonista Harry Dean Stanton, e Blackout) furono utilizzate dallo stesso Lynch per realizzare le storie di Hotel Room, miniserie comprendente due episodi diretti dallo stesso regista statunitense e uno da James Signorelli.

I testi di cui parliamo ebbero comunque vita letteraria autonoma, dal momento che furono successivamente pubblicati in volume con l’aggiunta di una terza commedia, Mrs Kashfi, adattati per il teatro e interpretati su palchi statunitensi ed europei importanti.
Scrive Sandro Veronesi in sede di prefazione al volume che:

A noi qui interessa il fatto che tutte e tre le sceneggiature, prima ancora di diventare cinema, e cinema di un maestro del Calibro di David Lynch, possiedono e trasmettono una potenza che finisce per mettere in secondo piano il cinema stesso, e lo rende una sovrastruttura.

Minimali, profonde e inquietanti, le tre commedie sono popolate da personaggi (peraltro dotati di forte capacità di resistenza rispetto alle traversie della propria vita) alle prese con paure, fragilità e male di vivere.
Per David Lynch, i personaggi giffordiani non sono gente destinata a diventare medico o avvocato, ma sono furbi, e vivono in una sorta di cultura sotterranea.

È un mondo libero e selvaggio, intrepido, ma con una profonda comprensione della vita.

Alcuni dei personaggi di Camera d’albergo mostrano, nel loro intimo, di essere in qualche modo assimilabili a quelli descritti da Lynch e oggetto delle pitture di Edward Hopper.