Il pensionante
- Autore: Georges Simenon
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Adelphi
- Anno di pubblicazione: 2015
“... Va’ a Charleroi. Al 53 di rue du Laveu troverai un’affittacamere. Ce n’è giusto una libera. È casa mia. Dirai a mia madre che ti mando io. Le spiegherai che nel tuo paese ti sei occupato di politica e che preferisci non essere registrato dalla polizia. Pagale un anticipo di tre mesi, e mia madre terrà la bocca chiusa...”.
Élie Nagéar e Sylvie Baron si erano conosciuti due settimane prima a bordo del piroscafo Théophile Gautier. Lei proveniva dal Cairo, dove aveva lavorato come entraîneuse al Tabarin, lui da Istanbul e andava a Bruxelles per cercare di concludere la vendita di alcuni tappeti del valore di un milione di franchi, che erano fermi alla dogana.
Sia Élie sia Sylvie vivevano di espedienti, il trentacinquenne turco di origine portoghese molto snello, con i capelli neri, il naso un po’ pronunciato, se fosse riuscito a vendere i tappeti, avrebbe guadagnato duecentomila franchi. La belga e lentigginosa Sylvie dai lineamenti grossolani che rivelavano la sua origine plebea, fin dal primo giorno di viaggio aveva avuto intorno quattro o cinque uomini, che tra loro “avevano scommesso su chi se la sarebbe portata a letto”. Giunta insieme in una nevosa e gelata Bruxelles, con Nagéar stordito da un brutto raffreddore, forse un’influenza o una bronchite, la coppia aveva fatto tappa presso l’Hotel Palace.
Una sera al Merry Grill, era entrato un grosso olandese, scortato da due belgi che aveva tutta l’aria di volersi divertire visto che dopo pochi minuti al suo tavolo erano già sedute quattro donne “e, subito erano comparsi lo champagne, le sigarette pregiate e i sigari avana”. Sylvie che si trovava al bar con Élie non era riuscita a staccare gli occhi da quel gruppo chiassoso. Il caso o il destino aveva fatto sì che il grasso e corpulento Van Der Gruyssen, alias Van der Coso come lo aveva soprannominato Sylvie, fosse alloggiato al Palace accanto alla camera di Élie e Sylvie. Sbirciando dalla chiave della serratura Nagéar aveva visto l’olandese aprire una cartella di cinghiale e riporvi dentro dieci mazzette di banconote. Una tentazione irresistibile per Élie Nagéar che lo segue e prende il treno con lui.
Stava per avere luogo un omicidio all’interno di uno scompartimento di un treno che correva a tutta velocità nella notte verso Parigi. La chiave inglese di fabbricazione americana costata sessantadue franchi aveva colpito il centro del cranio dell’olandese dormiente che semi incosciente si era domandato cosa stesse accadendo. Allora Élie aveva colpito più volte “tanto gli facevano rabbia quegli occhi attoniti e calmi che lo fissavano”. Si era fermato solo “perché era senza fiato, non ne poteva più”.
Georges Simenon (Liegi 1903-Losanna 1989) scrisse Il pensionante (titolo originale Le locataire, traduzione di Laura Frausin Guarino) nell’autunno del 1933 a Marsilly nella Charente-Marittime. Il romanzo, edito l’anno dopo da Gallimard, fu pubblicato per la prima volta in Italia nel 1962 da Mondadori nella Collana I Romanzi di Simenon con il titolo L’ospite di riguardo.
Élie Nagéar giunto a Bruxelles si sente indifeso in un universo ostile, dopo aver ucciso Van der Coso, trova rifugio a Charleroi presso la pensione della signora Baron, “tarchiata e dal sedere basso” sempre vestita in tenuta da lavoro, “un vecchio vestito scuro e un grembiule di tela”. Una casa operaia a due piani, simile a tutte le altre i cui mattoni sono diventati neri a causa dei grandi coni neri di carbone che si ergono contro il cielo. In questo mondo in bianco e nero con il cielo coperto di nuvole basse e nel quale la neve è sporca a causa del combustibile fossile, Élie resiste nei confini ristretti della pensione controllato a vista dalla madre di Sylvie, che sa ma non parla, dalla sorella della ballerina, Antoinette, lineamenti irregolari e occhi sempre ridenti. Il mite e ignaro signor Baron, “funzionario delle Ferrovie dello Stato”, e gli altri pensionanti, due polacchi, Moise, di origine ebraica, e Domb alto e biondo insieme al romeno Plutarc Valesco magnificamente descritti da Simenon, completano il quadro claustrofobico.
Questo romanzo ebbe la sua trasposizione cinematografica nel 1982 con L’Etoile du Nord, diretta da Pierre-Granier-Deferre e interpretato da Simone Signoret e Philppe Noiret.
“Pensava che lui era più vecchio degli altri studenti, che godeva di un trattamento di pensione completa, e che tutti lo avrebbero guardato con rispetto. E questo gli faceva piacere”.
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